Pinacoteca Stuard
Via Borgo Parmigianino, 2
Parma (PR)
ambito francese
Altra Attribuzione: Jean-Baptiste de Champaigne
Pompeo Batoni
dipinto

tela/ pittura a olio
cm 73,6 (la) 67,5 (a)
sec. XVII (1640 - 1660)
L’autore di questo dipinto riecheggia nello stile l’operare di francesi attivi a Roma nel Seicento, nell’entourage di Nicolas Poussin, dal quale può essere stato colto più di uno spunto, come attestano le sintassi e la moderata pacatezza del gestire degli astanti. Potrebbe perciò trattarsi di un autore sensibile ai tardi modelli poussiniani e nello stesso tempo capace di contenere in un ritmo pausato la decorosa orditura cromatica del francese. L’opera figura già nell’inventario del Borghesi (“Un presepio dipinto in tela a olio, Cristallo, e Cornice velata del cavaliere del Cairo”, Borghesi, 1834, n. 1).
Improbabile l’attribuzione al Cairo attestata anticamente, resta comunque suggestivo il rapporto con quell’area di cultura francese tra Sei e Settecento che circuita tra Roma e la Francia, senza con questo discendere sino al genere batoniano proposto dal Copertini (1926a).
Lo scarto e il silhouettante profilo delle figure riportano a un autore dagli interni chiaroscurati e di vivida forza visiva. Pensiamo a F. Perrier oppure a C. Mellin.
Interessa annotare la recente attributiva di Pierre Rosemberg che ha voluto riconoscere nell’opera la mano di Jean-Baptiste de Champaigne (Bruxelles 1631-1681), nipote del più noto Philippe, cresciuto alla scuola del parente e vigorosamente impegnato a difendere la memoria e l’arte dello zio le scarse notizie sul suo conto sono state raccolte e arricchite in monografie recenti sulle quali si appoggia l’autorevolezza dell’ascrizione (Garnot, 1992, pp. 52-55). A questo autore competerebbe l’opera per i modi che rinnovano i colori freddi di Philippe nonché per l’eleganza più morbida nelle forme che in parte echeggiano la scena più levigata di ritratti dell’Ultima Cena di Jean-Baptiste all’Institute of Arts di Detroit.
Tra l’altro – come osserva Rosenberg – in una lista di opere dello Champaigne ai fini di una vendita del 2 giugno 1779, resa nota da Garnot, figura un’Adrazione dei pastori di Champaigne (n. 82). Non è dato sapere se trattasi effettivamente di questo dipinto o di altro. Il restauro del 1998 ha consentito di disvelare una vistosa aggiunta nella parte superiore del dipinto, che ne altera le dimensioni originali.