
loc. Rossena
Canossa (RE)
Dal 2000 vi è aperto un ostello dotato di una cinquantina di posti letto.
Il castello è ricordato nel 1070, come concesso alla Chiesa di Reggio da Bonifacio di Canossa marchese di Toscana e nel 1193 viene confermato da Enrico VI nel medesimo possesso. Uberto Pallavicino podestà di Reggio lo occupa nel 1246, poi cinquant’anni dopo è preso dalla famiglia dei da Correggio. Rimane dei da Correggio sino al 1612, quando viene sottratto a Girolamo da Correggio dai Farnese di Parma e segue le vicende dei governanti parmensi fino alla morte della duchessa Maria Luigia nel 1847, quando entra nei possedimenti ducali modenesi. Il manufatto, già seriamente danneggiato dalle milizie estensi nel 1588, subisce ulteriori gravi danni nel 1832 a causa di un terremoto. Divenuto demaniale dopo l’unità d’Italia, è venduto nel 1871 al conte Luigi Ratti Opizzoni; nel 1938 appartiene alla famiglia Tirelli ed inseguito è acquisito dalla curia reggiana. Negli anni Cinquanta accoglie la scuola di politica fondata da Giuseppe Dossetti.
Rossena si raggiunge dall’autostrada A1 dal casello Terre di Canossa (km 29). A circa un chilometro e mezzo in linea d’aria in direzione sud, su di una sommità di roccia vulcanica, si eleva la torre detta di Rossenella o Guardiola, torrione di origine medievale a pianta quadrata, un tempo difesa alla base da paramenti murari. Scendendo verso valle si incontra (km 5,3) il piccolo centro storico di S. Polo del cui perimetro fortificato rimane il torrione della porta e avanzi del castello; nella chiesa c’è un dipinto di Niccolò dell’Abate. Proseguendo verso est (km 7) si arriva al castello di Bianello (vedi scheda). A breve distanza (km 2,5) verso sud ovest si trova il castello di Canossa (vedi scheda). Risalendo le pendici appenniniche verso sud si possono vedere i castelli di Sarzano (km 9,5) di origine matildica, ma rifatto nel Quattrocento, e di Leguigno (km 13,5), d’impianto cinquecentesco e rimaneggiato nel Seicento. Risalendo la valle dell’Enza, presso Cerezzola (km 4,5), si trova la Riserva naturale orientata Rupe di Campotrera, estesa su 42 ettari, dove emerge un importante affioramento ofiolitico, in un contesto paesaggistico singolare e selvaggio.