Museo Romagnolo del Teatro
Corso Garibaldi, 96
Forlì (FC)
ambito spagnolo
specchio

vetro a specchio/ sagomatura,
bronzo
cm 63 (d)
sec. XIX (1881 - 1893)
n. 81
Si tratta di uno specchio in forma di quarto di luna, al quale si aggrappano tre figure maschili in bronzo, con barbette appuntite, baffi e copricapi orientaleggianti simili a turbanti. Due tentano di arrampicarsi sull'oggetto agguantando con mani e piedi i bordi della punta inferiore. Presentano il volto rivolto verso alto, in direzione della terza figura, che invece giace distesa sulla punta superiore. Quest’ultima sembra raffigurata nell’atto di ammonire le due figure in basso, poiché tiene alzato l’indice di una mano. La dedicazione e la data, scritte in colore rosso sulla parte inferiore dello specchio, risultano in più punti lacunose.

La dedicazione testimonia il consenso ottenuto da Angelo Masini al Teatro Liceo di Barcellona. Tuttavia qui la presenza di Masini non fu accolta da subito con grande entusiasmo, tanto più che nel 1881, anno del suo debutto nella capitale catalana - nel ruolo di Faust dall’omonima opera di Charles Gounod - la città era piena d’ammirazione soprattutto per il tenore Roberto Stagno, contemporaneamente in cartellone al Teatro Principal. Inoltre pare che la sera della prima, Masini non si sentisse nel pieno delle sue forze, e solo dopo la metà dell’opera acquisisse disinvoltura e pienezza dei suoi mezzi vocali, lasciando l’amaro in bocca a chi da lui si aspettava di più. L’opinione del pubblico cambiò poi di replica in replica, di opera in opera, fino al riconoscimento di un completo successo, che gli valse una continuativa presenza sulle scene barcellonesi nel 1883, 1884, 1885, 1886, 1887 ed infine 1893. Della stagione del 1883 ricordiamo il successo ne “L’Africana” di Giacomo Meyerbeer, quando ad assistere all’esibizione del tenore furono notati in sala i colleghi - e rivali - Gayarre e Stagno, prodighi di sinceri applausi nei suoi confronti. Nel 1885 ebbe come co-protagonista in diverse opere il celebre soprano Gemma Bellincioni, che nella sua autobiografia così lo descrisse: “Una voce dolce e duttile (...) un’anima rude di artista, con degli scatti meravigliosi, una figura forte e maschia, sempre spettinato, irrequieto, portando sulla scena il fascino strano di una personalità indomabile (…) suscitava grida di entusiasmo nelle folle in delirio!”. Un grandissimo trionfo al Teatro Liceo fu infine quello della sua ultima stagione, nel 1893: con il “Lohengrin” di Richard Wagner raccolse grandi consensi unanimi sia di critica e che di pubblico.