




I cipressi calvi distribuiti lungo le rive, ben riconoscibili dalle caratteristiche radici affioranti, sono sicuramente tra le piante che più contribuiscono a caratterizzare il parco, soprattutto in autunno, quando il fogliame prima di cadere assume una intensa colorazione rosso arancio che contrasta con la vegetazione circostante; gli esemplari di maggiori dimensioni, alti una quindicina di metri e con tronchi di poco superiori ai 50 cm di diametro, crescono sul lato sud-orientale del lago.
Pini domestici e pini d’Aleppo sono le altre specie che maggiormente risaltano nel parco e presentano esemplari di dimensioni significative. Sul pendio a sud del lago, circa a mezza costa, si trova un bell’allineamento di grandi pini domestici (con diametri variabili tra 54 e 64 cm); poco sopra vegetano altri due esemplari simili e, mescolati a lecci, un paio di pini d’Aleppo (il maggiore, con tronco biforcato, supera gli 80 cm di diametro). Altri grandi pini domestici (con diametri tra 60 e 70 cm) si incontrano più a est, nei pressi di un’abitazione recintata inclusa nell’area pubblica, e verso via Euterpe, dove crescono un discreto numero di pini d’Aleppo (almeno un paio di esemplari raggiungono gli 80 cm di diametro).
Particolarità:
Quasi al capo opposto di Rimini, sulla sponda destra del Marecchia, si sviluppa l’area verde pubblica urbana di maggiore estensione, il Parco XXV aprile (23 ettari), realizzato nell’alveo abbandonato del fiume, che venne deviato più a nord negli anni ’70 del secolo scorso. Il parco si sviluppa tra lo storico ponte di Tiberio, dove oggi termina il canale del porto (in passato tratto terminale del Marecchia), e la confluenza tra l’odierno corso del Marecchia e il canale deviatore dell’Ausa. Progettato negli anni ’30 del secolo scorso, il parco ha un aspetto abbastanza naturale ed è attraversato in posizione quasi centrale da una canaletta ai cui lati si estendono ampie zone prative con alberature sparse, in prevalenza salici bianchi e pioppi ibridi, bianchi, grigi e cipressini, con qualche ontano nero e olmo campestre; nella porzione più lontana dal fiume si estende un settore con alberature più fitte, nel quale compaiono varie latifoglie (tiglio, robinia, platano, acero americano, orniello, ailanto, noce, pioppo cipressino, carpino bianco, ecc.) e qualche sempreverde (cipresso dell’Arizona, cedro dell’Atlante, pino domestico). L’area, dotata di impianti sportivi, è attrezzata con giochi per bambini e un percorso vita; dalla sua estremità occidentale ha inizio un lungo percorso pedonale e ciclabile, di notevole interesse naturalistico, che risale il corso del Marecchia sino a Torriana. Gli esemplari arborei più significativi dell’odierno parco sono legati all’ambiente fluviale preesistente: vecchi esemplari di salice bianco, spesso cavi e senescenti, e grandi pioppi ibridi, anch’essi in stato precario. Nel complesso si contano oltre 200 esemplari di salici e altrettanti di pioppi, con un consistente numero di piante dotate di un diametro superiore agli 80 cm (una trentina di salici e una sessantina di pioppi); una decina di individui di entrambe le specie hanno fusti che superano il metro di diametro e, nel caso dei salici, raggiungono anche il metro e mezzo.
Rimini (RN)
Oltre il Parco Fabbri il percorso ciclabile raggiunge “I Poderi della Ghirlandetta”, una nuova area verde realizzata nel 2011, che ha recuperato una denominazione storica risalente all’epoca dei Malatesta; un tempo nota come “Raggio Verde”, affianca il Palacongressi, inaugurato anch’esso nel 2011, che è opera dell’architetto Volkwin Marg, dello Studio GMP di Amburgo, ideatore anche del nuovo Quartiere Fieristico. Il parco, disegnato dall’architetto paesaggista Andreas Otto Kipar, si estende intorno al moderno ponte di via della Fiera, costruito sul luogo di un antico ponte, e comprende un laghetto artificiale che intende ricordare la passata presenza del torrente Ausa; verso monte è articolato su più livelli tra loro collegati. Sulle sponde dello specchio d’acqua, popolato da piante e uccelli acquatici, sono stati impiantati pioppi, salici piangenti, farnie, pini, alberi di Giuda, oltre a siepi e macchie di arbusti ornamentali.
Due gazebo in legno con tavoli e l’inizio di un lungo filare di pioppi cipressini caratterizzano la sponda nord dell’ampio avvallamento occupato dal lago Mariotti e segnano l’ingresso al Parco Giovanni Paolo II. La sponda nord-orientale, più scoscesa, è rivestita da macchie di canne, mentre sulle altre rive vegetano gruppi di salici bianchi, salici piangenti (Salix babylonica), salici contorti (S. matsudana ‘tortuosa’) e cipressi calvi. La viabilità interna del parco si sviluppa tutta intorno al lago e sul lato occidentale scende verso la riva, frequentata da anatre, cigni e altri uccelli acquatici. Nel settore orientale si incontrano gruppi di farnie e roveri e, all’interno di un’area recintata, è allestito il Fruttario, una raccolta didattica di alberi da frutto realizzata nel 1998-99, che è a disposizione delle scuole cittadine per imparare a riconoscere peschi, susini, peri, meli e altri fruttiferi. A sud del lago il parco si allarga e compaiono spazi prativi più ampi, filari di grandi pini domestici, viali di lecci, filari di tigli e mirabolani rossi che affiancano i vialetti interni e le stazioni del percorso vita; il corredo verde comprende anche gruppi di ippocastani, cedri dell’Atlante e dell’Himalaya, magnolie e tamerici, esemplari a portamento arboreo di ligustro e olivagno e macchie sempreverdi di lauroceraso, laurotino e pittosporo. In un prato pianeggiante risalta un doppio semicerchio formato da filari di pini domestici e giovani cipressi alternati, mentre qua e là si incontrano esemplari isolati di catalpa, abete di Spagna (Abies pinsapo), pino domestico e pino d’Aleppo (entrambe le specie di pino con piante anche di discrete dimensioni).
L’attività di escavazione protrattasi negli anni di funzionamento della fornace ha portato alla luce, oltre a interessante materiale legato alle fornaci presenti nel medioevo, anche una cospicua serie di reperti archeologici che hanno permesso di individuare il sito di una importante necropoli romana (molti degli oggetti rinvenuti sono oggi esposti presso il Museo e il Lapidario Romano di Rimini, mentre un ritratto in bronzo di Agrippina Minore, la madre di Nerone, ritrovato nel 1901 è conservato al Metropolitan Museum di New York). La fabbrica, completamente demolita nel 1979, è stata sostituita negli anni successivi da nuove costruzioni come la prima sede della Fiera, poi trasferita più a nord vicino ad autostrada e ferrovia, e i più recenti edifici del Palacongressi e dell’Auditorium. Nello stesso decennio sono stati progettati anche il lago artificiale e l’area verde circostante, nell’ambito della realizzazione di un vicino insediamento di edilizia economica e popolare. Nel 2012 la storia della Fornace Fabbri e del territorio circostante sono stati oggetto di una interessante mostra allestita nel Museo della Città di Rimini.