Viale delle Magnolie
Riccione (RN)
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Giardino storico
Il piccolo parco, di proprietà comunale, è situato a uno dei capi di viale Ceccarini, a breve distanza dalla stazione ferroviaria. Riunisce gli spazi verdi di Villa Lodi Fè, un villino per vacanze dei primi del ’900 a forma di chalet, e di altre residenze confinanti e conserva parte delle grandi alberature, in prevalenza sempreverdi, che crescevano nei rispettivi giardini ornamentali. Nella villa, oggi sede degli uffici di Riccione Teatro e della segreteria organizzativa del Premio Ilaria Alpi, si svolgono incontri, conferenze e convegni, mentre il giardino ospita, soprattutto in estate, spettacoli, rassegne di teatro, danza, musica e altre manifestazioni (dal 2009 vi si tiene, tra l’altro, Giardini d’Autore, mostra mercato di piante insolite e rarità botaniche).

L’area verde (1,2 ettari) è costituita da fasce di prato alberato attraversate da percorsi che dal viale delle Magnolie risalgono verso i villini posti in posizione più rilevata ai quali un tempo erano legati, e oggi esterni al parco (con l’eccezione di Villa Lodi Fè). La fascia prossima a viale Ceccarini è completamente aperta, mentre le altre sono oggi accorpate all’interno di un’unica recinzione perimetrale, in parte ricavata da quelle dei vecchi villini, lungo la quale si trovano ancora alcune cancellate sorrette da colonne (un paio lungo viale delle Magnolie e una, interna all’area, che ne mette in comunicazione i due distinti settori). Nella porzione non recintata del parco si sviluppano vialetti sinuosi, in parte legati al disegno del precedente giardino privato, ombreggiati verso viale delle Magnolie da gruppi di alti pini domestici (il maggiore con diametro di 75 cm); sul fronte opposto compaiono anche tassi, tigli e macchie di nocciolo e bambù, mentre a ridosso di viale Ceccarini si notano alcuni alberi da frutto in filare (un mirabolano, un ciliegio, tre kaki). In questo settore è collocata una grande statua in bronzo raffigurante papa Giovanni Paolo II, opera della scultrice milanese Elena Ortica (inaugurata nel maggio 2012, dopo che una precedente scultura era stata vandalizzata).
L’ingresso principale all’area recintata si trova a margine del parcheggio, dove sopravvive un vecchio cipresso, e serve gli uffici che hanno sede nella villa, che si intravede poco più in alto seminascosta dalle chiome di pini, tigli, tassi, magnolie e querce. Il vialetto che sale alla villa è fiancheggiato verso il confine da un vecchio gelso molto alto e da grandi roveri sotto le quali vegetano macchie di acanto, aro e giaggiolo puzzolente (Iris foetidissima), ben riconoscibile in autunno dai vistosi semi di colore arancio. Sul lato opposto il pendio è ombreggiato da alcune magnolie e da un pino d’Aleppo, mentre a fianco della villa risalta un filare di cinque vecchi tassi. Nel piccolo prato sul retro dell’edificio si trovano un gazebo e un pozzo ombreggiato dai rami di un kaki. Ai margini del pianoro una quinta mista con alloro, ligustro e altre specie sempreverdi segue il confine dell’area comunale fondendosi con il verde dei giardini privati confinanti, dai quali emergono le chiome di un’imponente rovere, di un grande platano, di alcuni alti pini e ippocastani e di altre grandi alberature.
Uno sorta di torretta con tetto a due falde spioventi e una terrazza con balaustra e scalinate laterali caratterizzano la facciata del villino, che è abbellita da un’aiuola semicircolare, con fioriture stagionali di specie erbacee e arbustive ornamentali, posta in posizione centrale sotto alla terrazza. Dalla facciata un vialetto scende verso uno spiazzo, dominato al centro da una fontanella artistica con tre vasche sovrapposte, e prosegue sino al vecchio ingresso principale della villa, collegato a viale delle Magnolie. Un gruppo misto formato da vecchi tigli, tassi e un cedro occupa il primo tratto di pendio sotto alla villa, mentre nei pressi della fontanella si trovano macchie di nocciolo, alloro e bambù, alberelli di ligustro, un breve filare di catalpe vecchie e giovani, alcune palme (Trachicarpus fortunei), un leccio e altre specie ornamentali.
La fascia verde prossima alla recinzione che separa i due settori del parco è anch’essa attraversata da percorsi curvilinei che si dipartono da un vecchio ingresso; a fianco dei vialetti in ghiaia si notano filari di ippocastano e spino di Giuda; sparsi nei prati e a ridosso della recinzione spiccano le alte chiome di alcuni pini domestici e d’Aleppo, mentre nella parte più rilevata altri due grandi pini domestici sovrastano arbusti di pittosforo, un gruppetto di lagerstroemie e un’alta e folta macchia di bambù.

Villa Lodi Fé, in precedenza Villino Monti, è una delle tante residenze di villeggiatura costruite agli inizi del ’900, quando nel giro di pochi decenni Riccione si impose come una delle stazioni balneari più rinomate d’Europa. Il primo sviluppo turistico del piccolo paese ebbe inizio alla fine dell’Ottocento, favorito dalla realizzazione nel 1865 della fermata locale della linea ferroviaria Bologna-Ancona (inaugurata nel 1861). Le prime esperienze di ospitalità furono rivolte a bambini affetti da forme ghiandolari tubercolari di tipo scrofoloso, per i quali erano ormai riconosciuti i benefici effetti dell’aria marina (il primo ospizio italiano per bambini scrofolosi era stato fondato dal medico e patriota fiorentino Giuseppe Barellai a Viareggio nel 1856). Ad essi ben presto si affiancarono le presenze di benestanti attratti dal clima salubre e mite del luogo. Intorno al 1880 il conte riminese Giacinto Soleri Martinelli, intuendo la vocazione turistica di Riccione, pianificò una prima serie di lotti destinati a edifici per la villeggiatura su terreni di sua proprietà, dove già aveva fatto costruire un ospizio e la sua villa. Nel progetto dell’area, situata su un fianco del tratto finale dell’odierno viale Ceccarini, Martinelli immaginò una sorta di “città giardino” simile a quella che caratterizzava la Marina di Rimini, con ville e villini immersi nel verde e grandi viali alberati. Le famiglie Pullé e Ceccarini furono tra le prime a risiedere a Riccione e a promuovere lo sviluppo del paese, che nel 1905 contava già 200 villini: In questo periodo sorse anche il Villino Monti (divenuto più di recente Villa Lodi Fè per matrimonio), come molti altri realizzato ispirandosi allo stile Liberty allora in voga. Gli spazi verdi intorno all’edificio, come quelli delle ville confinanti (oggi in parte riuniti nell’area pubblica) e della maggioranza degli altri giardini sorti allora e negli anni successivi, furono progettati da Lodovico Cicchetti, capostipite (era nato nel 1845) di una famiglia di giardinieri e vivaisti riccionesi, e dai suoi eredi secondo uno stile comune che contribuì a dare unitarietà al verde cittadino e allo stesso disegno della “città giardino”.
Nei decenni seguenti la ricostruzione successiva al terremoto che colpì duramente la costa romagnola nel 1916, l’istituzione del comune autonomo nel 1922 (Riccione era in precedenza sottoposto a Rimini) e dell’Azienda autonoma di soggiorno nel 1928, nonché la realizzazione del tram elettrico di collegamento con Rimini inaugurato nel 1927 concorsero allo sviluppo turistico di Riccione e ne accrebbero la fama anche oltre i confini nazionali. Alla sua fortuna non fu estranea la propaganda da parte di Benito Mussolini, che dal 1926 al 1943 scelse di trascorrere qui le sue vacanze estive, prima in hotel e poi nella Villa Mussolini (oggi di proprietà pubblica e utilizzata per mostre e conferenze). Nel secondo dopoguerra la notorietà di Riccione si consolidò nei primi anni ’60 (gli anni della “dolce vita”) e nei decenni successivi grazie alle presenze di personaggi mondani sia italiani che stranieri (Mina, Ugo Tognazzi, Vittorio De Sica, Gina Lollobrigida e tanti altri). L’amministrazione comunale, che aveva fin dall’inizio sostenuto l’impronta di “città giardino” immaginata alla fine dell’Ottocento, promosse una prima serie di interventi nel verde. Nel 1982 il giardino di Villa Lodi Fè e porzioni di quelli delle ville Pullè, Santi e Sarti, dopo essere stati espropriati, furono riorganizzati per dare vita a un’area verde pubblica in origine denominata Parco Centrale e indicata spesso anche come Parco delle Magnolie. Nel 2006 il comune ha avviato un progetto di riqualificazione dell’area verde, in parte finanziato dalla Regione Emilia-Romagna, al quale hanno collaborato la GEAT, l’azienda pubblica locale che si occupa di servizi per l’ambiente e il territorio, e l’associazione culturale Riccione Teatro.