via Saint Maur de Fosses
Rimini (RN)
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Giardino storico
Il parco, che si sviluppa a due passi dalla spiaggia, è suddiviso in grandi porzioni dalle ampie strade pedonali che lo attraversano. La prima è via Saint-Maur-des-Fossés, in asse con viale Principe Amedeo, che si apre sulla grande rotonda del lungomare; le altre sono le vie Giulietta Masina e Luci del Varietà perpendicolari alla prima. Una delle aree verdi che compongono il disegno del parco, in realtà, fa parte del giardino del Grand Hotel di Rimini, il grande albergo, molto caro ai Riminesi, reso famoso dal grande regista Federico Fellini, nativo di Rimini, nel suo celeberrimo Amarcord. Il parco ospita anche i busti in bronzo su base in pietra dello scultore Elio Morri (1913-1992), dedicati ai “padri fondatori” del turismo riminese: Claudio Tintori (1815-1891), pioniere dell’industria balneare riminese, Augusto Murri (1841-1932), celebre medico e promotore delle colonie marine sul litorale, Paolo Mantegazza (1831-1910) medico igienista e antropologo di fama, che patrocinò lo sviluppo della spiaggia riminese, Ruggero Baldini (1824-1904), conte, sindaco di Rimini e uno dei principali artefici del lido riminese; Guglielmo Bilancioni (1881-1935), medico otorinolaringoiatra molto attivo nella cura della tubercolosi (il suo busto è stato purtroppo oggetto di un recente furto). Il parco, ampiamente dotato di panchine e fioriere, si presta al passeggio e alla sosta grazie ai numerosi angoli freschi e ombrosi; periodicamente su di esso si accendono i riflettori per le varie manifestazioni, anche di risonanza nazionale, che lo trasformano in un palcoscenico “naturale”, con il mare sullo sfondo e il contorno di edifici e monumenti simbolo della Rimini balneare: il Grand Hotel, le palazzine Roma e Milano, la Fontana dei quattro cavalli.

Ogni porzione di cui è composta l’area verde è ampiamente ombreggiata da grandi alberi, per lo più sempreverdi, con prevalenza di pini domestici e lecci. La copertura pressoché totale dovuta alle chiome dei sempreverdi fa sì che i prati spesso stentino ad attecchire. Tutta la comoda viabilità interna alle aree verdi è realizzata in fine ghiaia bianca, delimitata da cordoli in cemento, e riccamente arredata con moderne panchine e cestini portarifiuti. Lungo l’ampia via Saint-Maur-des-Fossés, accompagnata verso la rotonda del lungomare da strette aiuole laterali con palme nane, si trova in posizione centrale la Fontana dei quattro cavalli, realizzata nel 1928, demolita negli anni ’50 e poi ricostruita e ricollocata con alcuni degli elementi originali, nel 1983; le aiuole che la circondano sono racchiuse da siepi formali di Euonymus japonicus di una Cv. variegata , la 'Emerald and Gold'
Il primo spicchio verde a nord-ovest è circondato da una siepe formale di pittosforo e ospita all’interno arbusti, anch’essi potati in forma obbligata, di alloro e laurotino, alcuni gruppi di decorative palme nane e il busto di Augusto Murri. Spiccano due alti pini, un pino d’Aleppo con il tronco inclinato (diametro 70 cm), un pino nero biforcato (diametro 60 cm) e tre tigli (con diametri dagli 80 ai 92 cm), uno dei quali cresce accanto al busto di Claudio Tintori.
Sul retro dell’ex Palazzina Roma (Milano se quella a fianco del Grand Hotel) dello stabilimento Kursaal sono presenti alcuni vecchi lecci e all’inizio di via Giulietta Masina due grandi pini domestici. L’area verde rettangolare sul fronte dell’ex Palazzina Roma dello stabilimento Kursaal, che si affaccia su via Saint-Maur-des-Fossés, è caratterizzata dalla presenza prevalente di pini domestici, con qualche leccio ancora giovane.
Dei due spazi verdi poligonali affacciati verso la rotonda, quello occidentale è occupato dal giardino del Grand Hotel, dalla cui recinzione spuntano le chiome di alti pini domestici, mentre quello orientale è ombreggiato in prevalenza da lecci, con qualche pino e qualche pioppo bianco; tra le aiuole, sempre delimitate da siepi formali di pittosporo, è stata collocata un’area giochi. Il rettangolo verde di fronte al Palazzo del Turismo, l’ex Palazzina Milano Roma del Kursaal, è ombreggiato da lecci e pini, con qualche grande arbusto di oleandro; la fitta ombra cerata dagli esemplari arborei non consente la formazione del prato.
L’ultima area verde, che su un lato si affaccia sulla trafficata via Beccadelli, è la più ricca specie; in particolare lungo via Giulietta Masina spiccano un grosso cespuglio di bambù e due belle querce rosse (una con diametro di 60 cm). Un bel tiglio (diametro 90 cm) si erge presso il busto di Ruggero Baldini, poi si incontrano ancora pini e lecci, arbusti di mahonia in forma e, più avanti, un gruppo di cerri (uno con diametro di 60 cm) e il busto di Paolo Mantegazza. Anche in quest’area sono collocati alcuni giochi per bambini.

Il parco venne ricavato nel secondo dopoguerra dalla trasformazione dei giardini del grandioso stabilimento balneare Kursaal (in tedesco “sala di cure”). Il grande edificio in stile neoclassico fu costruito nel 1870-73 su progetto dell’ingegnere comunale Gaetano Urbani, nella medesima area di un fabbricato che era sorto nel 1843 al termine dello “stradone dei bagni” (oggi viale Principe Amedeo). Il grande stabilimento, con le due palazzine a uso di albergo (erette qualche anno prima), le sofisticate attrezzature turistiche e gli impianti igienico-sanitari nelle adiacenze, fu diretto dall’igienista Paolo Mantegazza e per diversi anni ospitò un casinò, divertimenti e balli, divenendo il luogo della mondanità riminese per eccellenza (le feste erano circondate da un alone di leggenda). Atmosfere reinterpretate in alcuni film di Fellini, che nei suoi ricordi tende a unire Kursaal e Grand Hotel. Quest’ultimo, commissionato all’architetto sudamericano Paolo Somazzi dalla Società Milanese Alberghi, Ristoranti e Affini, sorse nelle immediate vicinanze del Kursaal e fu inaugurato nel 1908. Nel 1930 l’area prospiciente il piazzale a mare davanti al Kursaal venne decorata con aiuole fiorite, mentre quello verso la città, tra le palazzine Roma e Milano e la Fontana dei quattro cavalli, divenne il salotto buono della mondanità, fu teatro di numerose manifestazioni e venne ampliato e arricchito di nuove piante a scopo ornamentale.
Dopo la guerra il progetto di ricostruzione della “Marina” elaborato dagli architetti Melchiorre Bega e Giuseppe Vaccaro, caldeggiato dalla giunta comunale riminese e approvato nel 1947, prevedeva la demolizione del vecchio edificio dell’Urbani e la realizzazione al suo posto di un giardino. La soluzione prospettata fu oggetto di controversie, anche perché il Kursaal, per quanto danneggiato internamente dai tedeschi e poi dagli alleati, era sostanzialmente intatto. La definitiva decisione della giunta comunale di procedere al suo abbattimento fu in qualche modo accelerata dall’intervento di gruppi di disoccupati che iniziarono a picconare lo stabilimento per recuperare materiale edilizio e nel marzo 1948 fu dato inizio al vero e proprio smantellamento del vecchio tempio della mondanità e alla successiva realizzazione del previsto giardino.
Negli anni seguenti tutta la zona subì profondi cambiamenti e il rifacimento del giardino sorto al posto del Kursaal venne affidato a uno dei più noti architetti paesaggisti del ’900 italiano, il fiorentino Pietro Porcinai (1910-1986), che nei pressi di Rimini aveva già curato nel 1938 il ripristino del parco della Villa des Vergers. Nei suoi studi e disegni Porcinai aveva previsto estensioni di verde con aiuole a doppia T, cordonature di siepi e gruppi di alberi, specialmente sui lati delle strutture alberghiere già esistenti, come il Grand Hotel, e di quelle in origine previste nel piano di Bega e Vaccaro. Egli progettò anche il verde del parco del Grand Hotel, privilegiando alberature adatte al clima marino come lecci, tamerici, pioppi e pini d’Aleppo. Le numerose trasformazioni successive rendono oggi difficile riconoscere il sofisticato progetto “botanico” e la distribuzione delle aiuole che era stata immaginata da Porcinai; in generale si nota una prevalenza di pini domestici e la presenza di querce tra gli alberi ad alto fusto.