










I cedri secolari che svettano in più settori dell’area verde sono sicuramente tra gli esemplari di maggiore imponenza (quasi tutti superano il metro di diametro). Tra i cedri del Libano presenti sul retro della villa quello più vicino alla sequoia (diametro 88 cm) raggiunge i 148 cm di diametro e un altro esemplare i 130 cm.
Sempre in questo settore, ma in posizioni più aperte, crescono isolati un paio di cedri dell’Atlante, della varietà a foglie argentate, mentre poco a nord della ghiacciaia spicca, a lato del sentiero, un cedro dalla bella chioma dovuta a due tronchi (diametri 92 e 88 cm) riuniti alla base.
Sul margine meridionale dello spazio prativo più ampio spiccano un altro cedro del Libano (diametro 105 cm) e, a breve distanza, a lato del viale centrale, un grande esemplare di platano (diametro 115 cm).
Il cedro forse di maggiore effetto (diametro 132 cm, oltre 30 m di altezza) è tuttavia nel settore più settentrionale del parco, al bordo dell’altro grande prato, dove riempie la visuale sovrastando il gruppo di giovani cedri dell’Himalaya e le altre alberature che gli fanno da contorno.
In un angolo del prato dove si svolgono le proiezioni cinematografiche si erge una grande farnia, con una base enorme e una complicata struttura formata da tre branche (una delle quali si divide ulteriormente) che sostengono un’ampia chioma; la parte basale della pianta, circondata da cordoni radicali, contorta, rivestita da tappeti di muschi e in parte segnata da carie del legno e scortecciamenti, prima delle divaricazione dei fusti, che avviene a circa un metro e mezzo da terra, misura circa due metri di diametro.
Altre farnie di notevoli dimensioni crescono in diversi altri punti del parco: una delle più grandi (diametro 102 cm) si trova a lato del vialetto che dalla villa porta alla serra.
Numerosi sono gli esemplari maturi di varie specie, con diametri intorno ai 70-80 cm e a volte anche superiori: tigli (uno con diametro di 96 cm), ippocastani (uno con diametro di 92 cm), bagolari, noci americani (uno con diametro di 98 cm), ma anche olmi, tassi, catalpe, sofore e altre specie, che si fanno notare per l’effetto d’insieme del gruppo o del filare che compongono o per l’aspetto particolare di singoli individui.
Particolarità:
La famiglia Raggio era proprietaria anche di un’altra tenuta nella vicina frazione di Valconasso, a circa 3 km da Pontenure, denominata “la Bellotta”. Si trattava di una villa in stile neoclassico, costruita agli inizi dell’Ottocento e circondata da un ampio podere, che fu acquistata dai Raggio nel 1899 e utilizzata, oltre che come residenza per gli ospiti, per l’allevamento di cavalli da corsa (la razza di cavalli “Bellotta”, nota nel settore a livello europeo, nacque in questo allevamento). Negli anni ’60 del secolo scorso Villa Bellotta e i suoi annessi vennero acquistati dall’Istituto Padre Damiano per adibirli a collegio; ristrutturato in seguito dall’Opera Diocesana per la Preservazione della Fede, il complesso è oggi utilizzato per convegni e incontri spirituali. Un portale con cancellata e un lungo doppio viale di vecchi tigli segnano ancora l’accesso principale alla villa e al folto parco, chiuso su un lato dal lungo edificio delle scuderie (oggi riadattato per il soggiorno dei frequentatori). Proseguendo per la stessa strada, una volta superata Valconasso, si raggiungono dopo pochi chilometri gli interessanti castelli privati di Paderna e Montanaro.
Pontenure (PC)
0523/511504 - biblioteca.pontenure@sintranet.it
Appena superata la cancellata dell’ingresso principale al parco, si incontra una larga aiuola sulla sinistra, dominata da un esemplare di tasso potato in forma obbligata, e si scorge il bel villino sormontato da una torretta rettangolare e impreziosito da un elegante veranda in ferro e vetro in stile Liberty, aggiunta nel 1920, che ne ripara il portone di accesso. Sulla destra, una macchia di cefalotassi nasconde il fusto di un grande platano e una fascia verde formata da vecchi ippocastani e tassi ripara la villa dalla strada (oltre la strada si trova l’asilo “Clara Raggio”, fondato nel 1893 da Armando Raggio e intitolato alla moglie).
Un ingresso porticato e un balconcino ornati da colonnine e fregi caratterizzano la facciata orientale della villa, che è rivolta verso uno spazio prativo dominato da una macchia di bagolari con un’unica ampia chioma sostenuta da quattro tronchi riuniti alla base. Verso nord il prato è chiuso da una folta macchia alberata, con un secolare cedro del Libano circondato da frassini maggiori, bagolari, giovani magnolie e vecchi cefalotassi. Poco oltre si incontrano due ulteriori cedri del Libano e altri bagolari, con i tipici fusti costoluti, che crescono insieme a grandi robinie senescenti. Una macchia mista di impianto recente, con olmo campestre, acero di monte, acero americano, bagolaro, tasso e bosso, nasconde i resti in muratura della ghiacciaia, che si trovano più a est, in un angolo isolato a breve distanza dalla nuova recinzione di confine con i precedenti edifici di servizio della villa. Più spostati verso il viale centrale, invece, insieme a un vecchio esemplare di acero di monte, vegetano un’alta sequoia e un altro maestoso cedro, accompagnati da ippocastani e tassi. Oltre il viale, un’altra fitta formazione mista occupa gli spazi retrostanti la villa; ne fanno parte gruppi di sofore, filari di tassi, qualche grande farnia, vecchi tigli e ippocastani e uno slanciato abete di Douglas. Un doppio filare di tigli, con molti esemplari coetanei e qualcuno di nuovo impianto, fiancheggia il viale centrale sterrato che attraversa tutta l’area verde e conduce all’ingresso posto lungo il confine settentrionale, a pochi passi dalla stazione ferroviaria (il cancello è però sempre chiuso), a lato del quale si trova una piccola area giochi ombreggiata da cedri dell’Atlante, ippocastani e catalpe. Il vialetto che si sviluppa nel settore orientale è accompagnato da un doppio filare incompleto di olmi campestri (il portamento a candelabro è dovuto alle passate potature e i tronchi, rivestiti da muschi e licheni, sono spesso segnati da evidenti cavità). Lungo il percorso sterrato che forma l’anello esterno sul lato occidentale si alternano, invece, ippocastani, aceri di monte, aceri americani e catalpe, anche in questo caso con esemplari che mostrano i segni dell’età. Il vialetto collega la villa al pregevole edificio della vecchia serra, di recente restaurato.
Tra il vialetto occidentale e quello centrale si trova un unico ampio spazio aperto interamente occupato dal prato, mentre nel settore orientale del parco si succedono due spazi prativi separati da fasce di bagolari e noci e punteggiati da esemplari arborei isolati di farnia, noce americano, cedro del Libano e cedro dell’Atlante di notevole valore ornamentale, oltre che da un gruppo di pini (il primo dei due spazi è utilizzato in estate per rassegne cinematografiche e altri eventi).
Fasce arboree e arbustive miste, infine, accompagnano sia il muro di confine orientale che quello settentrionale del parco, includendo farnie adulte e giovani, olmi, robinie, bagolari, pioppi cipressini, macchie di lillà e cefalotassi e grandi esemplari ormai senescenti di carpino bianco e olmo campestre. La notevole varietà di specie e la permanenza di vecchie alberature favorisce la presenza di cinciallegra, capinera, merlo, pettirosso, picchio muratore, picchio rosso maggiore e altri uccelli dei quali, nonostante la vicinanza a strade e ferrovia, è possibile ascoltare canti e richiami. Le differenti specie di uccelli, ma anche gli scoiattoli e gli altri piccoli animali presenti, sono stati oggetto di studio da parte della sezione piacentina della LIPU, che ha anche curato il posizionamento di nido artificiali e mangiatoie.