Canova Antonio
1757/ 1822
Altra Attribuzione: Baruzzi Cincinnato (copia da Canova)
scultura

marmo bianco/ scultura
cm 53 (la) 145 (a) 44 (p) 62 (d)
altezza base 78
sec. XVIII (1797 - 1797)
n. S25
Apollo è rappresentato come un giovane nudo, dalle forme perfette, animato da una torsione serpentinata. I lunghi capelli inanellati sono raccolti sul capo. Con la mano sinistra stringe l’arco e si appoggia col fianco ad un tronco, attorno a cui si avvolge il serpente Pitone e da cui pende una faretra colma di frecce. Il basamento cilindrico, ancora dotato del congegno che ne permetteva la rotazione (bilico), non più funzionante, è quello originale.

La statua dell'Apollo adolescente è stata recentemente riattribuita ad Antonio Canova, che la scolpì nel 1797. L'Apollo o Apollino deriva da una lunga riflessione dell'artista sul tema del nudo giovanile stante, iniziata con l'Amorino Lubomirski e proseguita con le tre versioni idealizzate dello stesso tema, oggi conservate in Inghilterra, alla National Gallery of Ireland e a San Pietroburgo. La variante con Apollo colto dopo aver ucciso il serpente Pitone fu venduta da Canova al francese Juliot e pervenne nel 1808 alla collezione di Giovanni Battista Sommariva. Sommariva riuscì ad acquistare altre tre statue dello scultore: la Maddalena Penitente, la Tersicore e il Palamede. Esposto nella abitazione parigina del collezionista, l'Apollo venne messo all'asta col resto degli oggetti nel 1839. Da questo momento se ne persero le tracce e ne rimasero solo alcune descrizioni e un'immagine incisa, un'illustrazione del volume di Isabella Teotochi Albrizzi su Antonio Canova. Riapparso all'estero sul mercato antiquario, negli anni cinquanta dell'Ottocento, l'Apollino fu acquistato da uno degli allievi prediletti di Canova, lo scultore Cincinnato Baruzzi. Riportato in Italia, fu esposto nella villa che Baruzzi possedeva sulla collina bolognese, allestita come una casa museo e dedicata alla celebrazione della scultura moderna. Nel 1878 la statua pervenne al Comune di Bologna con tutta l'eredità dell'artista. Benché inizialmente ancora attribuito al maestro neoclassico, l'Apollo finì poi per essere considerato una replica del suo allievo e progressivamente dimenticato. E’ stato possibile ricostruirne la storia attraverso la lettura di documenti originali, conservati presso la Biblioteca Comunale dell'Archiginnasio, all'interno del ricco carteggio appartenuto a Cincinnato Baruzzi e alla moglie, Carolina Primodì. (testo di A. Mampieri, 2013)