Cortile del Museo del Risorgimento e della Resistenza
Corso Ercole I d'Este, 19
Ferrara (FE)
Zuffi Ambrogio
1833/ 1922
busto
Busto a Giuseppe Garibaldi

marmo/ scultura
cm.
sec. XIX (1883 - 1883)
Busto in marmo di Garibaldi ritratto con rughe sulla fronte, guance scavate, lunga barba.

Del busto del generale Garibaldi, così come di quello del conte di Cavour — realizzato nel 1883 da Luigi Legnani — entrambi nel cortile di ingresso del Museo del Risorgimento e della Resistenza, poco o nulla si sapeva fino a qualche anno fa, complice una bibliografia scarsa e spesso lacunosa.
I due busti sono stati rinvenuti dal dottor Giacomo Savioli — già direttore dell’Archivio storico comunale di Ferrara — in un sottotetto del Palazzo Municipale, quasi sommersi da un carico di pietrisco destinato alla discarica. Salvati dall’abbandono, vennero depositati presso il Museo.
La loro esistenza è collegata al sentito fervore che coinvolse tutta la Penisola e che si espresse nella commissione di lapidi e monumenti all’indomani della morte di Giuseppe Garibaldi (2 giugno 1882), cogliendo le prime manifestazioni di riflessione storica sull’epopea risorgimentale.
Il restauro del busto di Garibaldi, inaugurato il 19 maggio 2011, voluto e finanziato dall’associazione Ferrari Dedus, ha ridato dignità a un monumento da tempo vittima del degrado con un intervento perfettamente in linea con lo scopo primario dell’associazione: il recupero e la valorizzazione delle opere e dei beni del patrimonio storico e artistico ferrarese; nel contempo, ha permesso di fare luce sia sul percorso dell’opera, sia sull’artista che lo ha eseguito. Erano passati pochi giorni dalla morte dell’Eroe, quando, l’8 giugno 1882, lo scultore Luigi Bolognesi (1843-1907) si proponeva per eseguire un busto dedicato a Garibaldi. Bolognesi era un artista eccellente ma dal carattere fragile e depresso; partecipò anche al concorso del 1907 per il monumento da collocare nei giardini di viale Cavour, ricavandone soltanto una grande quanto ingiusta mortificazione che lo portò, già schiacciato da vicende precedenti, al suicidio. Dopo avere letto la lettera di Bolognesi, il sindaco Antonio Trotti incaricò la Giunta di bandire un concorso riservato ad artisti ferraresi, al quale furono invitati lo stesso Bolognesi, Ambrogio Zuffi e Luigi Legnani. Fu esclusa l’autocandidatura di Carlo Orlandi in quanto bolognese (autore del busto di Garibaldi collocato sulla facciata del Palazzo Municipale di Bondeno). La Giunta, oltre a proporre le dimensioni dell’opera secondo quanto suggerito dall’Ufficio Tecnico, la qualità del marmo per il busto (di Carrara, prima scelta) e per il basamento (di Carrara, seconda scelta), fissò i termini per la presentazione dei bozzetti in scagliola entro due mesi a partire dal 4 luglio 1882 e richiese i preventivi di spesa.
Ormai scaduto il termine, al 10 ottobre solo Luigi Legnani aveva consegnato il bozzetto, e sollecitava il giudizio di esperti nominati dalla Commissione di Belle Arti. Zuffi presentò il suo progetto il 12 ottobre, mentre Bolognesi non consegnò alcun lavoro, forse preso dalle sue incostanti capacità decisionali.
Nel frattempo, anche la Deputazione Provinciale aveva commissionato a Legnani l’esecuzione di un busto di Garibaldi, invitando per questo motivo il Comune a favorire per correttezza Ambrogio Zuffi, come in effetti accadde, mentre Luigi Legnani ritirò il suo bozzetto.
Probabilmente è dovuta a questa circostanza la confusione tra le due opere e i loro autori: il busto eseguito da Zuffi venne collocato, insieme a quello di Cavour, nell’antisala del Consiglio comunale, mentre quello di Legnani è esposto in una sala al secondo piano del Castello Estense, sede della Provincia di Ferrara. Tornando al busto eseguito da Ambrogio Zuffi — formatosi alla scuola dello scultore Giuseppe Ferrari, poi, a Roma dal 1855, perfezionatosi con Pietro Tenerani —, per perfezionare la commessa partì una trattativa sul prezzo: la cifra iniziale di 1.500 lire venne gradualmente ridotta a 900 lire, previa promessa all’artista di una gratificazione, probabilmente l’insegnamento nella Scuola di Ornato. Sistemata la trattativa, approvata la relativa delibera il 19 dicembre 1882 con i pareri della Commissione di Ornato, l’opera fu conclusa nel mese di luglio 1883 e nel dicembre successivo ne fu decisa la collocazione, come detto, nell’antisala del Consiglio comunale, dove fu esposto anche il busto di Cavour. Da lì, evidentemente, entrambe le opere vennero rimosse per essere depositate nel sottotetto del Palazzo Comunale, da dove sono ‘emerse’ durante i lavori di pulizia negli anni Ottanta del Novecento.