STRADA
STRADA STORICA
StatoItalia
RegioneEmilia - Romagna
NomeCorridoio Bizantino
AutoritàPresidiata e mantenuta dall'Esarco di Ravenna
Annofine VI sec. d.C.
Periodoetà bizantina
EpocaAlto Medioevo
Inizio (luogo)Roma
Fine (luogo)Ravenna
DescrizioneCon corridoio bizantino si designa il collegamento viario tra Ravenna e Roma durante il periodo esarcale: esso infatti è il risultato della precaria organizzazione difensiva bizantina disposta trasversalmente all’Italia nella fascia centrale, imperniata soprattutto sui capisaldi di Perugia, Gubbio e del Furlo. I due centri capolinea erano i principali d’Italia dagli inizi del V sec., e lo rimasero anche dopo la conquista bizantina a seguito delle guerre greco-gotiche, conclusesi nel 552: non a caso l’invasione Longobarda fu tenuta, a stento, lontana da questi due centri, e se Roma dovette subire un assedio nel 579, Ravenna, sede dell’Esarco, fu seriamente attaccata solo nel 717. Mantenere il collegamento viario tra le due città era però molto più difficile, anche perché i Longobardi avevano subito cercato di occupare le regioni attraversate da vie strutturate soprattutto lontano dalle coste, dove meglio potevano controllare e sfruttare il territorio: ecco quindi che già nel 574 o 576 Spoleto, punto di passaggio della Flaminia, non solo è conquistata, ma diventa sede di uno dei più potenti duchi longobardi, Farolado I. Il suo tentativo di controllare l’Italia centrale ed i commerci interni è evidente anche dall’occupazione del porto di Classe tra, circa, 579 e 584: la cacciata dei Longobardi dal porto ravennate non volle dire il ripristino della via Flaminia e i Bizantini dovettero attestarsi su Perugia, portando alla nascita, di fatto, di un nuovo percorso viario tra le due capitali dell’Italia bizantina, che veniva mantenuto con tregue e pagamenti, in quanto fuori dai centri urbani, soprattutto nel tratto attualmente umbro, si era di fatto in territorio Longobardo; infatti nella seconda metà del VI sec. Perugia fu più volte occupata dai Longobardi, e solo dal 594 la sua definitiva acquisizione all’Esarcato può aver avviato la costituzione del percorso transappenninico alternativo all’antica Flaminia. Così da Roma si prese a percorrere, dopo un breve tratto di Cassia, l’antica via Amerina che evitava Civita Castellana, Narni e soprattutto Spoleto, per toccare i “castra” di Nepi e Orte, fino appunto ad Amelia, e poi per nuovi tratti a Perugia e Gubbio, da dove si raggiungeva il passo della Scheggia raggiungendo così la Flaminia. Si entrava così nella Pentapoli e la via si faceva più sicura e prendeva forse delle varianti: è possibile infatti che per risparmiare chilometri e forse giorni, anche a giudicare dall’importanza assunta durante le guerre gotiche da Urbino, si fosse attivato almeno dal VI sec. un diverticolo che da Rimini tagliasse per l’interno raggiungendo la Flaminia poco prima del Furlo, anche se per la scomodità di alcuni tratti e per l’importanza delle città costiere nell’Italia bizantina il percorso classico della Flaminia dovette rimanere il privilegiato, soprattutto a livello commerciale. Da Rimini poi si raggiungeva Ravenna attraverso la via meglio attrezzata che, molto probabilmente, in epoca bizantina era quella interna, ovvero la via del Confine: ne sembra riprova una notizia di Agnello (par. 169) per la quale agli inizi del IX sec. una delle prime tappe da Ravenna era la chiesa di S. Stefano presso Nova, forse da identificare con S. Stefano di Pisignano; inoltre tra Rimini e Classe non c’erano altri porti e comunque il collegamento tra le città costiere era meglio garantito dalla rotta di cabotaggio tra Ravenna e Ancona. Il nuovo percorso non sembra mai aver avuto un nome ufficiale, ma per tutto il medioevo rimase il nome Flaminia, sia ad indicare una porta di Roma, che la regione antica di Ravenna, che la via di collegamento tra le due città: l’itinerario “Malmesburiense”, datato alla metà del VII sec. chiama “Flamminea” la via che collega Roma a Ravenna e, per quanto si possa riferire antiquariamente all’antica consolare (non cita tappe intermedie), un'altra fonte, la Cosmografia dell’Anonimo Ravennate, pure di fine VII sec., in un elenco di città poste lungo vie, mette in fila città lungo o nei pressi la via Emilia con centri lungo il corridoio anziché sulla Flaminia, come facevano invece le fonti itinerarie di III e IV sec., fino a Roma, secondo l’evidenza che poteva avere un cittadino ravennate del tempo perché a quel tempo la via che poteva percorrere era il cosiddetto corridoio bizantino.

Bibl. E. Menestò (a cura di), Il corridoio bizantino e la via Amerina in Umbria nell’alto medioevo, Spoleto 1999; S. Cosentino, Storia dell’Italia bizantina (VI-XI secolo), Bologna 2008, pp. 23-24, 61-62.

COMPILAZIONE
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Data2012
NomeAssorati G.

ultima modifica: 31/07/2020
Viabilità storica

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