Museo Arcivescovile
Piazza Arcivescovado, 1
Ravenna
marmo/ scolpitura
scultura
ambito romano
secc. I d.C./ II d.C. (90 - 110)
cm 39 (a) 49 (la) 14 (s)
Il putto è rappresentato con estrema vivacità e vitalità, infatti è colto nel momento in cui cade a terra e rimane, letteralmente con le gambe all'aria. Sullo sfondo, seppur assai ridotto, si legge un'intelaiatura architettonica formata da uno zoccolo su cui poggia un pilastrino scanalato. Ben poco rimane del volto a causa di una abrasione mentre sulla nuca scivola il consueto boccolo; dietro la testa si vede una parte dell'ala.

Il rilievo, secondo il Matz, doveva fare parte del trono dedicato a Bacco, secondo l'iconografia che prevedeva scene di gioco e di ebbrezza fanciullesca. (per altre notizie si veda la scheda n. 101). Ateliers neo-attici.

Rimane ancora aperta la questione della provenienza e della pertinenza sia di questo frammento che di altri simili conservati nei musei archeologici di Venezia e Milano, nei musei del Louvre e degli Uffizi nonchè dei due rilievi murati nel presbiterio di San Vitale a Ravenna. Di alcuni di essi è stata documentata la provenienza ravennate, mentre per gli altri si postula una provenienza romana. L'ipotesi del Beschi è che esistesse una serie di fregi a Roma e due serie derivate a Ravenna. Lo stato di frammentarietà di questo ed altri rilievi fa presumere l'appartenenza ad un monumento originariamente ravennate dal significato religioso e devozionale. Tali lastre dovevano comporre un fregio continuo all'interno di un grande vano, poste ad una certa altezza nelle pareti, che però non doveva essere superiore ai due metri, perchè altrimenti non sarebbe stato fruibile e visibile il lavoro estremamente accurato con cui sono stati eseguiti questi rilievi. Ogni lastra doveva essere lunga originariamente circa due metri, come attesta l'unico esemplare completo della serie conservato al Louvre: la scena è ben equilibrata e ritmata; un fondale architettonico, spartito da pilastrini poggianti su di uno zoccolo e sostenente una trabeazione, che si interrompe al centro per lasciare posto ad un trono vuoto (i fondali variano da divinità a divinità). L'iconografia del trono vuoto verrà ripresa anche in ambito cristiano connessa con il tema dell' "etimasia", come è possibile osservare nelle cupole a mosaico dei battisteri ravennati degli ortodossi e degli ariani.