This paragraph should be hidden. idcardrel 1671 Barbieri Giovanni Francesco detto Guercino
Barbieri Giovanni Francesco detto Guercino1591/ 1666
tela/ pittura a olio
sec. XVII (1620 - 1620)
Il modellato della donna è morbido e naturalistico negli gli incarnati e rende con effetti teatrali i tessuti della veste della profetessa.
La tela ha per una protagonista una donna dotata di grande fisicità e di una carnalità estremamente femminile, tipica della giovani bellezze contadine che dovevano corrispondere alle donne conosciute e ammirate dal maestro.
Basta un libro, un panno girato tra i capelli, l'ampiezza della scollatura e di una manica a trasformare una donna di casa in una sibilla, convertendo, in tal modo, le forme tozze e di genia rurale, in una donna in panni morali e storici, in cui "l'esotismo biblico, l'emotività storica e infine la strenua dolcezza cattolica" (A. Emiliani), si condensano e si attualizzano, come dimostra la scelta di abbigliarla in abiti moderni.
Il viso, inoltre, è di straordinaria forza espressiva, grazie all'utilizzo magistrale della stesura pittoria, preziosa nel tocco e nella scelta di una luce che infonde un forte chiaro-scuro, definendo le forme e la plasticità.
Gli effetti luministici e l'assemblaggio della composizione, pone "l'enfasi sulla diagonale e la curva in contrasto con il rettangolo della tela", "non permettono mai alle forme di diventare statiche", sicché "la pesantezza è evitata" (A. Emiliani).
Il ritrovamento di questa tela si deve a Pietro Boccardo che ne ha studiato la provenienza, giungendo fino ala collezione di del cardinale Jacopo Serra, nobile genovese, legato pontificio a Ferrara dal 1612 al 1623, committente d'arte e promotore del Guercino.
Sir Denis Mahon ha confermato l'autografia della presente "Sibilla", a lui nota da tempo, e l'ha riferita agli anni 1620-1621, datazione accettata da tutta la schiera di studiosi.
Tale datazione si riferisce alla piena maturità del periodo giovanile del Guercino, delimitato tra il 1618 e il 1621 per la prima volta dallo stesso Mahon nel 1968, si situa tra il viaggio del pittore a Venezia e la sua convocazione a Roma da parte del papa Gregorio XV Ludovisi, e si basa su elementi sia stilistici sia compositivi.
Dopo il soggiorno veneziano, durante il quale ebbe modo di studiare i pittori veneti del Cinquecento, in particolare Tiziano, Guercino adottò nelle sue opere un vigoroso chiaroscuro, definito dalla critica anche "macchia" guercinesca.
Anche se non menzionata dal Malvasia, la "Sibilla" è stata ipoteticamente collegata dal Boccardo alla committenza di un nipote di Serra "che si dilettava di disegni" (Malvasia), identificato dallo studioso con Pietro Maria Gentile, noto a Genova per le sue imprese militari durante la guerra del 1625, quando soccorse la sua patria invasa dall'esercito del Duca Carlo Emanuele I di Savoia.