Museo Civico del Risorgimento
Piazza G. Carducci, 5
Bologna (BO)
Masini Cesare
1812/ 1891
dipinto

tela/ pittura a olio
cm 114 (la) 137 (a)
sec. XIX (1846 - 1846)
n. 2066
Pio IX è ritratto durante la composizione dell'"editto del perdono", amnistia redatta, dall'atteggiamento del pontefice, quasi su ispirazione divina (tratto da Collina, 1993).

Un mese dopo la sua elezione a Papa, col nome di Pio IX, Giovanni Mastai Ferretti elargì, il 16 luglio 1846, L'"editto del perdono", amnistia che suscitò feste e tripudi grandissimi e lo fece proclamare pontefice liberale. "Masini Cesare ... segretario dell'Accademia di belle Arti. Dipinse molti quadri di genere storico ed è poeta di facile verseggiatura ... Dipinse pure nel 1846 un ritratto ad olio di Pio 9° per commissione del marchese Guidotti senatore di Bologna" (A.C.R., 1888, p. 121) dopo essere rientrato in città dai viaggi effettuati a Firenze, dove frequentò l'ambiente di Giuseppe Bezzuoli, e a Roma, dove fu elogiato da Camuccini. Il pittore, che sarà fra i più strenui difensori della linea bolognese, allergica a ogni forma di purismo, così come a qualsiasi manifestazione di romanticismo esagerato" (A. Borgogelli, 1983, p. 23) si esprime, in questo dipinto, con un linguaggio che recupera la tradizione del Seicento locale, soprattutto il lirico classicismo di Guido Reni, riconoscibile nell'atteggiamento ispirato del Papa, i cui occhi sono rivolti verso l'alto, e nella rese delle carni polite e levigate. Masini dedica particolare attenzione alle sfumature cromatiche che, secondo i suoi pensieri, devono eguagliare i colori della natura, perché "primo e unico precetto dell'arte... è quello d'imitare la natura". Nella celebrazione poetica, composta per l'amnistia, l'artista, poeta e teorico prolifico, glorifica il Pontefice attraverso l'omologo stile magniloquente usato per il ritratto: "Come allor che di porpora adorno, si mostrava fra noi di sovente... Del gran manto vestito, il Clemente Magno PIO, Vice-Cristo quaggiuso!" (Masini C., 1846, p. 8). Il dipinto documentato nell'"Elenco della commissione per la ricerca dei quadri e oggetti d'arte di proprietà del Comune" del 1912, era ubicato nel salone del Palazzo Comunale; si suppone assegnato al Museo negli anni che vanno, circa, dal 1920 al 1932 (tratto da Collina, 1993).