FONTE
FONTE
AutoreAnonimo
Titolo operaAuctaria et additamenta Hauniensis
Anno650 ca. d.C.
Periodoetà longobarda
EpocaAlto Medioevo
Noteed.: T. Mommsen (ed.), Chronica minora saec. IV, V, VI, VII, vol. 1, Berlin 1892 (rist. anast. Muenchen 1981), pp. 298-339 (= Consularia Italica; trad. parziale: M. Pierpaoli (a cura di), Vita e personaggi di Ravenna antica, Ravenna 1984, pp. 269-271).
PASSO
Localizzaziones.a. 408
Testo originale(Basso et Philippo). [1] Eodemque anno per dies VII Romae in foro Pacis terra mugitum dedit significans captivitatis exitium, quem post biennium experta persolvit. [2] Multi nobilium apud Ticinum interfecti. [3] Et apud Ravennam Stilico interfectus in XI kl. Sept.
TraduzioneConsoli Basso e Filippo. [1] In questo anno a Roma nel foro della Pace per sette giorni la terra ha muggito, fatto che indica il flagello della progionia, la quale dopo due anni accadde puntualmente. [2] Molti nobili sono uccisi presso Ticino (Pavia). [3] E a Ravenna fu ucciso Stilicone il 22 agosto.
Note408 d.C.; la prigionia indicata è l'assedio e il sacco di Roma da parte dei Visigoti.
PASSO
Localizzaziones.a. 413
Testo originale(Lucio v.c. consule. Iovinus et Sebastianus fratres in Gallia regno arrepto perempti:) capita eorum Ravennam perlata, simulque frater eorum Sallustius occiditur.
TraduzioneConsole Lucio “vir clarissimus”. Furono uccisi Giovino e Sebastiano, fratelli, che avevano usurpato il regno in Gallia: le loro teste furono portate a Ravenna. Contemporaneamente viene ucciso il loro fratello Sallustio.
Note413 d.C.
PASSO
Localizzaziones.a. 432
Testo originale(Aetio et Valerio). Pugna facta inter Aetium et Bonifatium in V [...] de Arimino.
Traduzione(Ezio e Valerio consoli). Una battaglia è combattuta tra Ezio e Bonifacio il 5 di [...] presso Rimini.
Note432 d.C.
PASSO
Localizzaziones.a. 455
Testo originale(Valentiniano VIII et Anthemio). [1] His consulibus Ravenna arsit. [2] (Egressum extra) portam (principem) et in campo Martio pro tribunali in sexto, ad Duos Lauros residentem (et ludo gestationis intentum), veniente ex adverso Accilane Aetii bucillario simulque veniente Trasilane genero Aetii, insperatis et (inopinatis ictibus confonderunt). [3] (Maximus vir gemini consulatus et patriciae dignitatis) alia die XIIII k. April. (sumpsit imperium). [4] (Urbem ... Gisiricus optinuit) IIII non. Iulias. [5] At Gippidos Burgundiones intra Galliam diffusi repellentur. [6] Post Maximi caedem Avitus in Galliis apud Arelas imperium sumpsit VII id. Iulias [7] Italiamque cum praesumpti honoris collegiis (insignibus?) ingressus XI k. Oct.
TraduzioneConsoli Valentiniano per l'ottava volta ed Antemio. [1] Durante il loro consolato bruciò Ravenna. [2] Uscito il principe [Valentiniano III] dalla porta e nel campo Marzio per il tribunale verso il sesto (miglio: ca. 9 km.), poiché risiedeva al palazzo dei Due Allori ed era preso dai preparativi per delle celebrazioni pubbliche, incrociando in direzione opposta Accilane, bucellario (guardia del corpo) di Ezio e Trasilane, genero dello stesso Ezio, inaspettatamente e malauguratamente gli affondarono diversi colpi. [3] Massimo, uomo dotato sia di dignità consolare che patrizia, il giorno successivo, il 19 aprile, assunse il potere. [4] Genserico conquistò l'Urbe il 4 luglio. [5] I Burgundi respinsero i Gepidi che avevano invaso la Gallia. [6] Dopo l'omicidio di Massimo, Avito in Gallia assunse il potere ad Arles il 9 luglio [7] e fece il suo ingresso in Italia con le insegne dell'incarico affidatogli il 21 settembre.
Note455 d.C.; Valentiniano III era accusato di aver ordinato l'omicidio del generale Ezio l'anno prima a Roma; la notizia dell'invasione dei Gepidi non trova riscontri: questi combatterono con gli Unni ai Campi Catalaunici nel 451 poi si ritirarono e combatterono a lungo nei Carpazi; il 21 settembre sembra che Avito abbia fatto il suo ingresso in Roma, proveniente da Ravenna.
PASSO
Localizzaziones.a. 456
Testo originaleJohanne et Varane. [1] Remistus patricius in Classe peremptus interiit XV k. Oct. [2] Imperator Avitus Placentiam cum sociorum robore ingressus, quem cum magna vi exercitus magister miltium Recimer excepit. Commisso proelio Avitus cum magna suorum caede terga vertit, quem vitae reservatum Eusebius episcopus ex imperatore espiscopum facit. Interfectus in eo proelio Missianus patricius Aviti XV k. Novemb.
TraduzioneConsoli Giovanni e Varane. [1] Il patrizio Remisto muore ucciso a Classe il 17 settembre. [2] L'imperatore Avito entrò a Piacenza con la forza degli alleati, e il generale Ricimero lo contrasse con la forza di un grande esercito. Ingaggiata la battaglia, Avito, dopo grandi perdite tra i suoi, volge le terga, e, conservata la vita, il vescovo Eusebio (di Milano) lo fece vescovo da imperatore. In quella battaglia, il 18 ottobre, morì il patrizio di Avito Messiano.
Note456 d.C.; Remisto era un visigoto al servizio dell'imperatore Avito.
PASSO
Localizzaziones.a. 475
Testo originaleP.c. Leonis iunioris Ag. [1a] Nepote apud urbem residente Orestes patricius cum robore exercitus contra eum mittitur. Sed cum desperatae rei negotium resistendo sumere non auderet, ad Dalmatias navigiis fugit. Cum Nepos fugiens Italiam ac urbem reliquisset, Orestes primatum omnemque sibi vindicans dignitatem Augustulum filium suum apud Ravennam positus imperatorem facit, ipse vero omnem curam externorum praesidiorum gerit. [1b] Nepos cum ab Oreste patricio cum exercitu persequeretur, fugiens ad Dalmatias usque navigavit. [1c] Postquam dum sibi victoriae decore prosperoque eventu pollere nequaquam causam caute usurpationis dicare sentiret praeveniente vanitatis stimulo. Sequemtique anno post consulatum Leonis iunioris Orestes patricius cum robore exercitus contra Nepotem Roma mittitur. Qui cum desperatae rei negotium resistendo sumere non auderet, ad Dalmatias navigans fugit V k. Septemb. ibique per quinquennium recuperandae spei fiduciam promittens Dalmatis imperavit. [2a] Levatur Augustulus in imperio pridie k. Novemb. [2b] Orestes vero patricius post fugam Nepotis Augustulum filium suum Ravennae imp. fecit II k. Novembris. [2c] Post cuius fugam Orestes elatus quamquam sibi vota damnandae temeritatis augere non auderet, Augustulum filium suum penes Ravennam urbem imperatorem fecit pridie k. Novembris.
TraduzioneL'anno dopo il consolato di Leone il giovane, Augusto. [1a] Mentre Nepote era posizionato a Roma, il patrizio Oreste mosse contro di lui con un forte esercito. Ma, essendo la prospettiva della resistenza disperata, non osò assumersene la responsabilità, e fuggì con una nave in Dalmazia. Mentre Nepote fuggiva dall'Italia e lasciava la città, Oreste, rivendicando per sé il primato e ogni dignità, crea suo figlio Augustolo imperatore posto a Ravenna, mente egli in persona cura ogni affare delle difese esterne. [1b] Nepote, inseguito dal patrizio Oreste con un esercito, fuggendo navigò fino in Dalmazia. [1c] Dopo aver vinto nella sorte e aver ottenuto il decoro e il vantaggio della vittoria, senza alcun motivo volle provare l'usurpazione, premuto dalla spinta della vanità. L'anno seguente, dopo il consolato dell'imperatore Leone il giovane, il patrizio Oreste con un forte esercito si diresse a Roma contro Nepote. Il quale, non osando intraprendere la disperata operazione della resistenza, navigando fuggì in Dalmazia il 28 agosto e lì per cinque anni governò i Dalmati, conservando la speranza di recuperare l'impero. [2a] Augustolo è proclamato imperatore il 31 ottobre. [2b] Il patrizio Oreste, dopo la fuga di Nepote, fece imperatore a Ravenna suo figlio Augustolo il 30 ottobre. [2c] Dopo la fuga di questo [Nepote], il potente Oreste, per quanto non osasse accrescere le proprie prerogative, disdegnando la troppa audacia, fece imperatore suo figlio Augustolo vicino alla città di Ravenna il 31 ottobre.
Note475 d.C.; Nepote dovrebbe essere stato a Ravenna al momento del colpo di stato di Oreste, ma le fonti non sono concordi.
PASSO
Localizzaziones.a. 476
Testo originaleBasilisco II (Basilio) et Armato. [1a] Gothi Eurico rege mutas Galliae urbes vastant praecipuamque inter eas Arelas opibus exuunt et a Romana dicione suae dicioni subiugant. [1b] Odoachar ab exercitu suo rex levatur X k. Sept. [1c] Interque mala et inopinata rei publicae naufragia dum sese interius Romanae vires perimunt, externae gentes quae simulata amicitia Romano iuri suberant adversum eum consurgunt. [2a] Intra Italiam Eruli, qui Romano iuri suberant, rege creant nomine Odoacrem X k. Sept., hominem et aetate et sapientia gravem et bellicis rebus instructum. [2b] Orestes patricius Placentia et Paulus frater eius Ravenna occiduntur. [2c] Nam Heruli intra Italiam habitatores regem creant nomine Odoacrem, hominem et arte et sapientia gravem et bellicis rebus instructum. [3a] Qui Orestem patricium apud Placentiam residentem oppressit atque devicit fratremque eius nomine Paulum penes Ravennam positum interfecit. [3b] - [3c] Qui Orestem patricium apud Placentiam cum exercitu residentem oppressit atque deiecit. Cuius frater nomine Paulus apud Ravennam residens ab Odoacris exercitu oppressus interiit in pineta pridie kl. Septemb. [4] Undique rei publicae mala consurgentia: ab omnibus undique gentibus oppressi et provincias et dominationem amiserunt.
TraduzioneConsoli Basilisco per la seconda volta e Armato. [1a] I Goti di re Eurico saccheggiano molte città della Gallia e soprattutto conquistano le difese di Arles, che dalla giurisdizione romana sottomettono alla propria. [1b] Odoacre è proclamato re dal proprio esercito il 23 agosto. [1c] Tra le cattive e malaugurate derive dello stato c'è il fatto che al suo interno gli uomini Romani muoiono, e i popoli stranieri, che simulando amicizia erano sotto il diritto romano, insorgono contro Roma. [2a] In Italia gli Eruli, che erano sottomessi alla legge romana, il 23 agosto creano un re di nome Odoacre, uomo esperto per tecnica e saggezza e istruito delle arti militari. [2b] Vengono uccisi il patrizio Oreste a Piacenza e suo fratello Paolo a Ravenna. [2c] Infatti gli Eruli, che abitavano in Italia, creano un re di nome Odoacre, uomo esperto per tecnica e saggezza e istruito delle arti militari. [3a] Questo [Odoacre] bloccò e sbaragliò il patrizio Oreste posizionato presso Piacenza e uccise suo fratello di nome Paolo posto nei dintorni di Ravenna. [3b] - [3c] Questo [Odoacre] bloccò e rimosse il patrizio Oreste posizionato presso Piacenza con l'esercito. Di questo il fratello Paolo che risiedeva a Ravenna, vinto dall'esercito di Odoacre, morì nella pineta il 31 agosto. [4] Da ogni parte sorgono mali per lo stato: sconfitti in ogni dove da popoli stranieri [i Romani] devono rinunciare sia alle province che al dominio.
Note476 d.C.
PASSO
Localizzaziones.a. 477
Testo originaleP.c. Basilisci et Armati. [a] Odoachar virum nobilem suo regimini adversantem Brachilanem nomine interfecit. [b] His consulibus occisus est Brachila Ravenna a rege Odoachar. [c] Odoacar Ravennam veniens anno sequenti post consulatum Basilisci et Armati Brachilanem qui suo regimini adversabatur, perimit.
TraduzioneL'anno dopo il consolato di Basilisco e Armato. [a] Odoacre uccise il nobile di nome Brachila poiché avversava il suo potere. [b] In questo consolato è ucciso Brachila a Ravenna da re Odoacre. [c] Giungendo a Ravenna l'anno successivo al consolato di Basilisco e di Armato, Odoacre elimina Brachila che si opponeva la suo governo.
PASSO
Localizzaziones.a. 490
Testo originaleFausto iun. v.c. cons. Hoc consule Theudoricus rex Gothorum ingressus est fossatum ponte Sontis adversum Odoachar regem. Quem cum ingenti copia hostium munitum et insolentis animi cerneret non posse eum vi superare, timore perculsus aufugit ac se Veronensi oppido cum exercitu recepit. Quem cum rex Theudoricus fugisse se coram comperit, expertus bellicis rebus atque triumphalis gloriae capax animus non metuendum fore hostes persequi, si semel devicti cesserint, et victoriam in propatulo habere acris ingenii animus intueretur, si eum ibi usque persequeretur, quo praesidium non virorum robore sed murorum munitione sese habere putaret, ad Veronam usque persecutus est. Quem cum Odoachar adventasse ad sui obsidionem cerneret, taedio victus collectis bellatorum copiis sese in campo Veronensi minore obvium obiecit. Ubi cum magnae strages ab utroque exercitu fierent, dum unum desperatae rei necessitas cogeret, alterum, ne coeptae victoriae gloriam fuga macularet, diu utrisque pugnantibus tandem victus Odoachar fugit et Ravennam eum exercitu fugiens pervenit.
TraduzioneFausto minore “vir clarissimus” console. Sotto questo console, il re dei Goti Teodorico entra attraverso il fossato del ponte all'Isonzo contro re Odoacre. Questo, contro una grande forza di nemici ben attrezzati e insolente di natura ritenne di non poterlo vincere con la forza e, abbattuto dalla paura, fuggì verso la fortezza di Verona e si portò dietro l'esercito. Quando venne a sapere che quello era fuggito, re Teodorico, esperto di arte militare e con l'animo desideroso di gloria trionfale, inseguì i nemici senza preoccuparsi di ciò che sarebbe accaduto, se una volta battuti avrebbero cessato le ostilità, e l'animo prese ad esaminare con acuto ingegno su come ottenere una vittoria in campo aperto, se inseguire quello fin lì, dove riteneva di avere difesa non con la forza degli uomini ma con la solidità delle mura, se inseguirlo fino a Verona. Odoacre osservava come quegli si scagliava contro le sue fortificazioni, e vinto dall'impazienza, raccolte le truppe dei combattenti in minoranza si lanciò nella battaglia nel campo veronese. Dove ci fu una grande strage di entrambi gli eserciti, ma mentre uno era costretto dalla necessità di una situazione disperata, l'altro macchiò la gloria con la fuga pur di avvicinarsi alla vittoria; dopo aver combattuto a lungo tra loro, finalmente vinto Odoacre fuggì e si ritirò a Ravenna con l'esercito.
Note490 d.C.
PASSO
Localizzaziones.a. 491
Testo originaleOlibrio iuniore v.c. cons. Odoachar rex ab Ravenna Mediolanum rediit atque contractis copiis cum Theudorico bellum iniit super fluvio Adda. Sed ut rei desperatae magis adimi quam augeri vires solent, Odoachar terga vertens interfecto Pierio comite, qui bellicis rebus praeerat, Ravennam iterum aufugit. Post quem Theodericus intra parvi temporis spatium Ravennam cum totius robore exercitus pervenit. Fossato ac munitione late patente in Pineta exercitum vallavit. Quem cum securum intra fossatum sedere Odoachar conspiceret, clam noctu cum Erulis intra fossatum in Pineta erupit, ubi, cum diu pugnatum esset et utriusque exercitus magnae copiae cecidissent, interfecto Libilane magistro militiae intra Ravennam sese rex Odoachar reclusit. Theudoricus collectis exercitibus nolens eum obpugnare donec sese belli tempus aperiret, Ticinum rediit.
TraduzioneConsolato di Olibrio il giovane, uomo illustre. Il re Odoacre da Ravenna ritornò a Milano e raccolte le sue truppe si scontrò con Teodorico sul fiume Adda. Ma siccome capita che quando la situazione è disperata le forze più che aumentare vengono meno, Odoacre, volgendo le spalle quando era già caduto il conte Pierio, che conduceva la lotta, fuggì di nuovo a Ravenna. Dietro di lui poco dopo giunse a Ravenna Teodorico con tutto il suo esercito. Sistemò l'esercito nella Pineta con ampia protezione di fossato e fortificazioni. Odoacre, vedendolo stare tranquillo nel fossato, furtivamente di notte piombò con gli Eruli nel fossato in Pineta, dove dopo un lungo combattimento e gravi perdite da entrambe le parti rimase ucciso il suo comandante generale Libila: Odoacre allora si rinchiuse in Ravenna. Teodorico, raccolte le sue forze, non volendo attaccarlo finché non fosse il momento opportuno, tornò a Pavia.
Note491 d.C.
PASSO
Localizzaziones.a. 493
Testo originaleAlbino v.c. consule. [1] Rex Theudoricus Ariminum est regressus indeque profectus cum dromonis navigio venit ad fossatum Palatioli IIII k. Sept. [2] Eo anno pugna facta est inter Friderigium et Tufanem magistrum militum inter Tridentum et Veronam, sed cum utriusque partis multa milia hominum caderent, Tufa interfectus proelio finem dedit. [3] Odoachar pacem ab Theudorico postulans accepit, qua non diu potitus est, deditque obsidem filium suum. [4] Theudoricus cum pacem cum Odoachar fecisset ingressus est Classem IIII k. Mart. [5] ac deinde ingressus est Ravennam. [6] Pacis specie Odoachrem intefecit cum collegas omnes, qui regni praesidium amministrabant.

TraduzioneAlbino “vir clarissimus” console. [1] Re Teoderico si ritira da Rimini e dirigendosi con una flotta di dromoni giunge al fossato di Palazzolo il 29 agosto. [2] In quell'anno ci fu una battaglia tra Federico e il generale Tufa tra Trento e Verona, ma dopoché da entrambe le parti caddero migliaia di uomini, la morte di Tufa pose fine alla battaglia. [3] Odoacre s'arrende a chiedere la pace a Teodorico, perché non può più reggere la situazione a lungo, e concede come ostaggio suo figlio. [4] Teoderico, avendo fatto pace con Odoacre, entrò in Classe il 26 febbraio [5] e poi entrò in Ravenna. [6] Con l'apparenza della pace, uccide Odoacre con tutti i suoi collaboratori, i quali amministravano il governo del regno.
Note493 d.C.; probabilmente la spedizione a Rimini e la battaglia tra Federico e Tufa sono da datare al 492 d.C.
PASSO
LocalizzazioneExtrema 5
Testo originaleAnno V Iustiani Longobardi Italiam ingressi. Sed postquam per duos annos et menses X Longobardis quiete post proelia Italiae insedentibus ius regale rite administraret, uxoris suae Rosemundae regis Conimundi filiae dolo apud Veronam interfectus est auxiliante sibi Elmigisilo, cum quo adulterari credebatur: quod postea manifestum est, dum eum sibi in loco mariti tam coniugio quam etiam regno copulare conata est. Sed cum Langobardis nequaquam placere doli sui usurpationem sensit, cum regio thesauro et marito Ravennam aufugit. Sed non longo inibi potiti praesidio vita caruere.
TraduzioneNell'anno quinto di Giustino i Longobardi entrarono in Italia. Ma dopo che per due anno e dieci mesi i Longobardi, dopo le battaglie per insediarsi in Italia, amministrarono in pace secondo il diritto regio, sua [di Alboino] moglie Rosmunda, figlia di re Cunimondo, con l'inganno l'uccise a Verona con l'aiuto di Elmichi, col quale si pensava che lei lo tradisse: dopoché ciò fu evidente, allora lei tentò di porlo al posto del marito come se fosse un matrimonio per potergli ottenere il regno. Ma quando si accorse che non piaceva affatto ai Longobardi la sua dolosa usurpazione, con il tesoro regale e con il marito fuggì a Ravenna. Ma poco dopo aver trovato lì protezione, morirono.
NoteIngresso dei Longobardi: 568/569 d.C., con errore nella datazione, poiché l'anno quinto di Giustino è il 570.
PASSO
LocalizzazioneExtrema 21-24
Testo originale[21] Eraclius Eleutherium ad tuendam partem Italiae, quam nondum Langobardi occupaverant, mittit. [22] Eleutherius adversus Longobardos saepe inito bello vincitur per Sundrarium maxime Longobardorum ducem, qui apud Agilulfum bellicis rebus instructus erat. Amiserat Eleutherius et cum saepe suorum ruinam cerneret, pacem cum Longobardis facit, ea tamen condicione, ut quinque centenaria, quae dudum, cum ad obsidendam Romam Agilulfus rex venisset, per singulos annos dare Longobardis statuerant, persolverent Romani. [23] Eleutherius cum erga se Longobardorum gentem pacatam videret, imperium conatur suscipere. Sed cum iam purpuram induisset atque coronam sibi dari poposceret, venerabilis viri Iohannis interventu adhortatur, ut ad Romam pergeret, atque ibi, ubi imperii solium maneret, conoram sumeret. Quod consilium ratum iudicans obaudivit. Sed temerae usurpationis audacia non diu potitus est. Nam cum a Ravenna profectus pergeret Romam, apud castrum Luciolis paucis iam suo itinere comitantibus a militibus interficitur. [24] Mortuo apud Mediolanium Agilulfo Adaluual filius eius cum matre Theudelinda regni curam suscepit regnavitque cum matre annis decem.
Traduzione[21] Eraclio inviò Eleuterio a proteggere quella parte d'Italia che i Longobardi non avevano ancora occupato. [22] Eleuterio, iniziata una guerra con i Longobardi, venne battuto ripetutamente da Sundrarit, generale supremo dei Longobardi, che si era formato alla scuola di Agilulfo. Persosi d’animo di fronte alle frequenti sconfitte dei suoi, stipulò la pace con i Longobardi, però a condizione che i Romani versassero il tributo annuale di cinque centenaria [di monete d'oro], già stabilito quando re Agilulfo aveva assediato Roma. [23] Eleuterio dunque, visto che aveva fermato il popolo Longobardo, pensò di conquistare il potere. Ma al fine di indossare la porpora e farsi consegnare la corona, interventuto il venerabile Giovanni lo esortò perché raggiungesse Roma, e lì, dove rimaneva il trono imperiale, prendere la corona. Giudicando giusto questo consiglio lo ascoltò. Ma la l'audacia della folle usurpazione non durò a lungo: infatti dopo essere partito da Ravenna per raggiungere Roma, sulla via presso il castello di Luceoli (Cantiano?), con pochi compagni, fu ucciso da soldati. [24] Morto a Milano Agilulfo, suo figlio Adaloaldo, con la madre Teodolinda, assunse la responsabilità del regno e con la madre regnò per dieci anni.
NoteEsarcato di Eleuterio: 616-620 d.C.; pace tra Eleuterio e Sundrarit: 617 d.C.; usurpazione di Eleuterio: 619-620 d.C.; il venerabile Giovanni è l'arcivescovo di Ravenna Giovanni III (607-625); regno di Adaloaldo e Teodolinda: 616-626 d.C.
COMPILAZIONE
COMPILAZIONE
Data2011
NomeAssorati G.
AGGIORNAMENTO – REVISIONE
Data2021
NomeParisini S.

ultima modifica: 20/01/2021
fonte

Questo sito utilizza cookie tecnici e di profilazione, propri e di terze parti.
Proseguendo nella navigazione accetti l'utilizzo dei cookie.