FONTE
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AutoreAgostino
Titolo operaEpistulae
Anno432 ca. d.C.
Periodoetà dei teodosidi
EpocaTarda Antichità
Noteed.: M. Pellegrino, L. Carrozzi (a cura di), Le lettere, 4 voll., 2. ed., Roma 1992 (trad.: T. Alimonti, L. Carrozzi).
PASSO
Localizzazione26.6
Testo originaleQuid aestuas? quid fluctuas? quid imaginationibus mortiferarum voluptatum aurem accommodas, et avertis a nobis? Mentiuntur, moriuntur, in mortem trahunt. Mentiuntur, Licenti: “Sic nobis, sicuti optas, verum ratione patescat; Sic plus Eridano fluat”. Non dicit verum nisi Veritas: Christus est veritas; veniamus ad eum, ne laboremus. Ut ipse non reficiat, tollamus iugum eius super nos, et discamus ab eo quoniam mitis est et humilis corde, et inveniemus requiem animís nostris. Iugum enim eius lene est, et sarcina eius levis est. Ornari abs te diabolus quaerit. Si calicem aureum invenisses in terra, donares illum Ecclesiae Dei. Accepisti a Deo ingenium spiritaliter aureum, et ministras inde libidinibus, et in illo satanae propinas teipsum! Noli, obsecro; sic aliquando sentias quam misero et miserando pectore haec scripserim; et miserearis iam mei, si tibi viluisti.
TraduzionePerché sei perplesso? Perché esiti? Perché porgi l'orecchio alle fallaci lusinghe di voluttà apportatrici di morte e lo distogli da noi? Mentono, muoiono, conducono alla morte. Mentono, o Licenzio; “cosi a noi (come tu desideri) il vero si manifesti alla luce della ragione, così possa affluire più copioso dell'Eridano”. Non dice il vero se non la Verità; Cristo è la Verità; andiamo a Lui per non essere travagliati. Affinché Egli ci ristori, prendiamo sopra di noi il suo giogo ed impariamo da Lui che è mansueto ed umile di cuore e troveremo la pace per le anime nostre. Giacché il suo giogo è dolce e leggero il suo carico. Il diavolo cerca di fare di te il suo ornamento. Se tu avessi trovato per terra un calice d'oro, lo offriresti in dono alla Chiesa di Dio. Hai ricevuto da Dio un ingegno d'oro nel senso spirituale, e lo usi per servire alle passioni, e in esso propini te stesso a Satana? Non volerlo fare, ti scongiuro; così possa tu finalmente sentire con che animo infelice e degno di commiserazione io abbia scritto queste cose e possa avere almeno pietà di me, se ai tuoi occhi sei diventato cosa vile.

Note394 d.C.: scritta al discepolo Licentius
PASSO
Localizzazione201
Testo originale Imperatores Honorius et Theodosius Augusti, Aurelio episcopo, salutem
[1] Dudum quidem fuerat constitutum ut Pelagius atque Caelestius infandi dogmatis repertores ab urbe Roma, velut quaedam catholicae veritatis contagia, pellerentur, ne ignorantium mentes scaeva persuasione perverterent. In quo secuta est clementia nostra iudicium Sanctitatis tuae, quo constat eos ab universis iusta sententiae examinatione damnatos. Sed quia obstinati criminis pertinax malum, ut constitutio geminaretur, exegit; recenti quoque sanctione decrevimus ut si quis eos in quacumque provinciarum parte latitare non nesciens, aut propellere aut prodere distulisset, praescriptae poenae, velut particeps, subiaceret. [2] Praecipue tamen ad quorumdam episcoporum pertinaciam corrigendam, qui pravas eorum disputationes vel tacito consensu astruunt, vel publica oppugnatione non destruunt, pater carissime atque amantissime, Sanctitatis tuae auctoritatem imminere conveniet; quatenus in abolitionem praeposterae haeresis omnium devotio Christiana consentiat. Religio itaque tua competentibus scriptis universos faciet admoneri, scituros definitione Sanctimonii tisi hanc definitionem sibi esse praescriptam, ut quicumque damnationi memoratorum, quo pateat mens pura, subscribere impia obstinatione neglexerint, episcopatus amissione multati interdicta, in perpetuum expulsi civitatibus, communione priventur. Nam cum ipsi iuxta synodum Nicaenam confessione sincera conditorem rerum omnium Deum, imperiique nostri veneremur auctorem; non patietur tua Sanctitas sectae detestabilis homines in iniuriam religionis nova et inusitata meditantes, secretis tractibus occultare sacrilegium semel publica auctoritate damnatum. Una enim eademque culpa est eorum qui aut dissimulando conniventiam, aut non damnando, Pavorem noxium praestiterint, pater carissime atque amantissime. (Et alia manu): Divinitas te per multos annos servet incolumem. Data V iduum iuniarum, Ravennae Monaxio et Plinta consulibus. Eodem tenore etiam ad sanctum Augustinum episcopum data.

TraduzioneGli imperatori Onorio e Teodosio, Augusti, salutano il vescovo Aurelio [di Cartagine].
[1] Veramente già da parecchio tempo era stato stabilito che Pelagio e Celestio, autori di un'esecranda dottrina, fossero banditi da Roma come corruttori della verità cattolica, affinché per mezzo d'una funesta convinzione non pervertissero la mente degli ignoranti. Nel prendere quella disposizione la nostra clemenza ha seguito il verdetto pronunciato dalla Santità tua, dal quale risulta ch'essi sono stati condannati da tutti quanti in seguito a imparziale inchiesta giudiziaria. Ma poiché l'arrogante e criminale ostinazione nell'errore ci ha obbligati a rinnovare il provvedimento, abbiamo ordinato, anche in virtù di un recente decreto, che se uno venisse a sapere in qual parte dell'Impero si nascondono [Pelagio e Celestio] e indugiasse a bandirneli o a deferirli, cadesse sotto la pena prescritta, in qualità di complice. [2] Converrà, tuttavia, che tu, carissimo ed amatissimo Padre, faccia valere l'autorità della Santità tua soprattutto per reprimere la caparbietà di certi vescovi i quali accreditano, col loro tacito consenso, le dannose disquisizioni di quei tali anziché screditarle combattendole pubblicamente, affinché la sollecitudine di tutti i Cristiani unisca gli sforzi per fare scomparire del tutto questa assurda eresia. La Santità tua notificherà pertanto con opportune lettere a tutti coloro i quali verranno a sapere che in virtù del decreto della Santità tua è ingiunto l'ordine che chiunque tralasciasse con empia ostinazione di sottoscrivere la condanna dei due eretici al fine di fare apparire la purezza della propria fede, sarà punito con la perdita dell'episcopato, sarà scomunicato e scacciato per sempre dalla propria città. Orbene, siccome in conformità del Concilio di Nicea confessiamo sinceramente ed adoriamo Dio creatore di tutte le cose e sostegno del nostro Impero, la Santità tua non tollererà che degli affiliati a uno scisma detestabile, escogitando nuove ed insolite teorie a danno della religione, occultino con scritti clandestini la dottrina sacrilega già condannata dalla pubblica autorità. Commettono la stessa, identica colpa coloro i quali o dissimulando la connivenza o non condannando l'errore daranno ad esso un aiuto dannoso, Padre carissimo e amatissimo. (E, d'altra mano): Iddio ti conservi sano e salvo per molti altri anni. Da Ravenna, il 9 giugno sotto il consolato di Monassio e Plinta. Spedita anche al santo vescovo Agostino con l'identico contenuto.

Note9 giugno 419 d.C.
COMPILAZIONE
COMPILAZIONE
Data2011
NomeAssorati G.
AGGIORNAMENTO – REVISIONE
Data2021
NomeParisini S.

ultima modifica: 20/01/2021
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