Pinacoteca Comunale di Faenza
Via S. Maria dell'Angelo, 9
Faenza (RA)
Casorati Felice
1883/ 1963
dipinto

cartone telato/ pittura a tempera
cm. 50 (la) 70 (a)
104x84 con cornice
sec. XX (1959 - 1959)
n. 1755
Figurano in questa tempera su cartone numerosi temi ricorrenti delle nature morte di Casorati: l’alzata con frutta, le carte da gioco, una tovaglia a scacchi gialli e neri. Motivi che si possono ritrovare con facilità anche in opere degli anni ’30, ’40 e ’50, e la ricorrenza è così assidua da rendere superfluo l’elenco dei confronti. Ancora nel 1942 Albino Galvano intitolava un saggio critico sulle nature morte di Casorati “Le pere verdi”, rivelando nelle sue composizioni un interesse piuttosto per «le forme assolute e gli elementari geometrici» (ivi, p. 36). Lo stesso artista, del resto, in una conferenza tenuta nel 1943 all’Università di Pisa, aveva spiegato il motivo delle sue ridondanze: «ripetevo la pittura degli stessi oggetti per il desiderio di vederli quasi sempre scomparire e diventare anonimi» (ivi, p. 32). La “scomparsa” degli oggetti, per un artista che era pervenuto alla pittura dopo intensi studi musicali, null’altro era che il silenzio, ovvero, come ha efficacemente notato De Micheli (2000, p. 82), una “silenziosa intensità”. La ripetitività di Casorati, la sua “monotonia” non è dunque mai veramente monotona; vibrano e arieggiano nei suoi quadri malinconie e inquietudini, declinate in un’assoluta fissità, nel silenzio, nella luce. Peraltro, pur ripetendosi i soggetti e le composizioni, non sono infrequenti le variazioni. Se l’alzata di frutta con pere aveva visto, specie negli anni tra il 1940 e il 1950, il reiterarsi del soggetto talvolta associato al volo di uccelli o di un canarino, nel quadro faentino compaiono le più rare farfalle.
L’opera, pubblicata nel catalogo generale dell’opera di Felice Casorati (ivi, vol. I, p. 449, n. 1175; vol. II tav. 1175), non vanta esposizioni prima della collocazione nelle sale della pinacoteca faentina. Se ne conosce la data di esecuzione – confermata peraltro da analogie stilistiche e compositive con opere coeve – dalle informazioni raccolte dai proprietari precedenti. Appartenne infatti prima alla nota galleria milanese “Il Castello” (come ancora testimoniano vari timbri e un’etichetta sul retro, dove è riportato anche il nome del direttore G. Conte), e quindi alla “Galleria Cavour” di Forte dei Marmi. In particolare la prima, con la sua sede storica in via Brera, è nota per i legami stretti con l’artista e la sua famiglia: ancora nel 1970 realizzava una mostra di dipinti con la collaborazione di Dafne Casorati, vedova dell’artista, curata da Luigi Cavallo e Marco Valsecchi.

Questo testo è parte della scheda di Giulio Zavatta per il catalogo della Collezione Bianchedi-Bettoli/Vallunga pubblicato da Bononia University Press nella collana Cataloghi dell’Istituto per i Beni Artistici culturali e naturali della Regione Emilia-Romagna.