via Dante
Riccione (RN)
1953/
Fornasari Fabio progetto
1964
Barozzi Stefano (progetto)
Marzadori Stefano (progetto)
La direzionalità dell'asse viario, dato non modificabile, è sottolineata dalla sequenza serrata di elementi verticali che devono essere letti al di là della loro funzione prima di sostegni per i corpi illuminanti poichè individuano, per punti, il perimetro del percorso pedonale e carrabile che si trasforma di notte in una sorta di galleria luminosa. La iterazione dello stesso oggetto, del palo, ritmata ogni 11-1 3 metri, e l'introduzione di ulteriori objets trouvè che si alternano lungo il percorso, popolandolo, rappresentano l'occasione per costellare la strada di riferimenti tattili che conferiscono identità e unità a un contesto di per sè fortemente differenziato e caotico. Misurati appaiono sia il numero e la presenza degli abitanti immobili della strada, sia la loro consistenza materica ristretta a un numero contenuto di minerali: i pali dell'illuminazione, il fittone, le panchine, le sedute in ghisa. La diversa dilatazione, sia in pianta che in sezione, del viale ha richiesto inoltre uno studio particolare dei corpi illuminanti e della loro disposizione risolta con supporti verticali ad altezza variabile: quelli più alti sono realizzati in acciaio verniciato con la base in ghisa, mentre gli elementi più bassi si presentano come esili colonne di forma cilindrica illuminate in sommità.
Anche il colore e la qualità della luce, bianca agli incroci e cromaticamente più intensa lungo il viale, dimostra che lo studio, inteso tanto come lavoro di ricerca quanto come staff che ne ha curato la realizzazione, non si è limitato a considerare l'architettura come dato fisico addentrandosi nelle suggestioni impalpabili e virtuali del visivo fino a conquistare, per l'architettura, spazi non misurabili in termini di superficie. Conseguentemente l'insieme alterna e contrappone frammenti e oggetti alla ritmica sequenza di ciò che si ripete senza monotonia; le panchine sono quattro elementi monolitici realizzati in diversi tipi di marmo (rosso di Verona, travertino classico, bianco di Carrara, verde Alpi) tre cubi formano la base, un parallelepipedo fa da seduta; la sosta e la pedonalizzazione sono consentite dalla predisposizione di paracarri seduta realizzati in ghisa, con appoggio in acciaio inox, in modo da permettere una doppia lettura del limite stradale: di giorno appartengono al percorso, di notte al marciapiede. La pavimentazione in pietra naturale di Santafiora e Lavagrigia, con toni oscillanti fra il sabbia-marrone e il grigio scuro, trasforma la strada in una sorta di tappeto urbano che acquista una inconsueta domesticità .
fonte: https://www.arketipomagazine.it/viale-dante/
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