Unità d'abitazione "Nebbiara"
via G. Gozzi
Reggio Emilia (RE)
Notizie storiche: progetto e costruzione
Il progetto rientra nell’ambito degli studi svolti dalla Cooperativa Architetti e Ingegneri nel Dopoguerra sul tema delle abitazioni collettive. In questo periodo nascono diverse cooperative edilizie di iniziativa privata come la "18 giugno", di cui fanno parte alcuni soci dello studio, tra i quali Osvaldo Piacentini, principale promotore della realizzazione di Nebbiara. L’intento è quello di costruire un nucleo di case unifamiliari a schiera, con una forte caratterizzazione degli spazi esterni, prendendo a spunto i modelli anglosassoni e nordeuropei. La Cooperativa progetta una soluzione con ampi spazi verdi e servizi comuni, creando un’unità residenziale organica ed autonoma. In questa prima versione di “progettazione partecipata”, il committente mette sullo stesso piano le esigenze abitative proprie e della collettività, accettando regole di vita comuni.
Gli stessi progettisti definiscono il complesso come il tentativo di trasformare in «[…] unità sociale un gruppo inizialmente configurato a semplice unità residenziale». I membri della Cooperativa e i progettisti scelgono insieme un’area nella zona sud della città, in località Canalina, in modo da conseguire un adeguato rapporto tra area costruita e spazi aperti. Il nucleo residenziale è composto da tre fabbricati a schiera per un totale di diciotto unità, organizzate con tipologie a sei o sette vani per un totale di circa 110 mq per ciascuna unità. Un quarto corpo è destinato a centrale termica, lavanderia, deposito immondizie, mentre un altro fabbricato è ad uso autorimesse. Tutte le abitazioni affacciano su uno spazio verde comune e centrale al lotto, mentre sul lato opposto si sviluppano le aree verdi private, chiuse da cancelli verso la strada laterale di servizio. Internamente alle singole unità viene approfondito il modello tipologico, trovando una soluzione che ottimizza lo spazio in funzione della massima vivibilità degli ambienti. Ogni abitazione si articola al piano terra attorno ad un grande soggiorno, fulcro della vita familiare, posto a diretto contatto con la zona pranzo, che a sua volta affaccia sul giardino privato. Ogni ambiente confluisce nella zona giorno che, tramite un doppio volume, comunica direttamente con la zona notte posta al piano superiore. Le diverse unità abitative sono realizzate in modo da poter essere ampliate in base alle necessità della singola famiglia. Il progetto generale prevede inoltre la costruzione di un’aula di un asilo nido, due negozi ed un bar, non realizzati. I materiali e le tecniche costruttive sono di tipo tradizionale; murature in mattoni a vista, sia all’esterno che all’interno, e copertura a due falde.
Nel 1961 il complesso vince il premio IN/ARCH - Emilia Romagna nella categoria dei complessi edilizi, per la «[…] felice risoluzione del tema che vuole affrontare i rapporti tra individuo-famiglia e comunità della vita contemporanea».




fonte: Mibact - Architetture del secondo '900 Fonte immagini: Mibact - Architetture del secondo '900, Giovanni Barbieri e Niccolò Cinti

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