Cinema Raffaello
strada Formigina 380
Modena (MO)
Vecchi Vinicio progetto
1923/ 2007



Notizie storiche: progetto e costruzione
Il cinema Raffaello, il cui progetto viene presentato da Vinicio Vecchi nel 1973 e realizzato fra il 1977 e il 1978, rappresenta il punto di arrivo di una ricerca progettuale che aveva visto l’architetto modenese fra i maggiori progettisti di sale cinematografiche in Italia. Il modello è quello a platea unica, già utilizzato per il Principe (1959-61) e l’Olympia (1954), differente dalla sala tradizionale a platea e galleria che si era andato affermando con i cinema-teatro prima della seconda guerra mondiale. È una soluzione che consente una razionale distribuzione degli spazi d’ingresso e di servizio e allo stesso tempo un’ottimale conformazione della sala da un punto di vista visivo e acustico. Analogamente al Principe e all’Olympia, l’ingresso, la biglietteria, il guardaroba e il bar, sono collocati al di sotto della parte alta della platea, la cui galleria d’accesso è visibile all’esterno e tamponata con vetrate trasparenti, inverando quel modello della “facciata-schermo” consueto in questi anni. Al di là però di questo modello tipologico/formale e della stretta coerenza forma/funzione, le analogie con i precedenti cinema finiscono qui. Il Raffaello infatti, il cui progetto, nonostante una realizzazione tarda, si situa all’inizio degli anni settanta, mostra un mutamento significativo del linguaggio rispetto alla precedente produzione dell’architetto modenese. L’esterno esibisce una serie di elementi strutturali volutamente espressivi e in alcuni casi sovradimensionati. All’esilità dei montanti laterali in metallo del Principe si contrappongono nel Raffaello le teste delle travi di cemento armato su cui poggia la sala vera e propria, un volume che in facciata si presenta cieco e massiccio, solcato semplicemente da una finestra a nastro che da luce al corridoio di accesso al livello più alto, contrapposto volutamente alla galleria d’accesso sottostante, vetrata e con la struttura in cemento a vista. Ad accentuare ulteriormente questo effetto di volumi innestati l’uno nell’altro, evidente se si osservano i due prospetti laterali, è anche il progressivo accentuarsi dell’aggetto dei diversi livelli procedendo dal basso verso l’alto, a partire dalla semplice vetrata trasparente dalla struttura arretrata che caratterizza il piano terra. Pregevoli anche gli interni: oltre all’ampio uso di moquette e di fasce metalliche continue a sottolineare i percorsi e gli elementi di risalita, espediente ricorrente in molti progetti di pochi anni precedenti come ad esempio l’Embassy e il Cavour, Vecchi disegnerà minuziosamente anche tutti gli arredi.
Analogamente a quanto accaduto per la maggior parte dei cinema da lui ideati (fra i più importanti in tal senso il Metropol, lo Splendor, il Capitol, lo Scala), nel 1998 Vecchi si occuperà inoltre del progetto per la trasformazione in multisala dell’originario edificio. Con l’ulteriore ingrandimento dal Cinema (da tre a sei sale), avvenuto nel 2002, la proprietà inizialmente propose ancora una volta a Vecchi di seguire il progetto, preferendogli però alla fine un altro progettista. Si è trattato di una scelta che ha sicuramente influito sul carattere di quest’ultimo intervento, una serie di volumi spurii e giustapposti poco coerenti con la natura del manufatto originario .