Policlinico universitario
via del Pozzo
Modena (MO)

Rossi Ettore (progetto)
dichiarato vincitore del concorso nel 1938 (progetto)


Notizie storiche: concorso
La realizzazione del nuovo complesso ospedaliero del Policlinico prende le mosse dal concorso bandito dalla Congregazione di Carità Modena nel 1933. La consultazione mobilita intorno a un tema progettuale molto affrontato dalla cultura funzionalista, importanti progettisti del razionalismo dell’epoca tra cui Piero Bottoni. Il dibattito e l’esito del concorso hanno ampia risonanza nella pubblicistica nazionale, diffusi da importanti riviste del settore quali: Edilizia Moderna (nn. 12-13 del 1934) e Architettura: rivista del sindacato nazionale fascista architetti (luglio 1934).
Il progetto trova compimento solo trent’anni più tardi.
La decisione di realizzare un nuovo ospedale policlinico, sostituendo il vecchio Sant’Agostino, segue il cambiamento avvenuto in quegli anni del concetto di assistenza ospedaliera, da istituzione caritatevole ad organizzazione razionale della degenza clinica, che ben si adatta alla soluzione risultata vincitrice, basata su un impianto di blocchi di chiara matrice razionalista.
Il progetto dell’architetto Ettore Rossi, già autore di altri complessi clinici, propone una planimetria organizzata in una pianta ad H sfalsata disposta in un’ampia zona da trattare a verde capace di inserirsi in maniera ottimale nel contesto cittadino dell’area scelta per l’edificazione del complesso.
Una “macchina per la salute” in cui i principi funzionalisti contrastano con il fino ad allora consolidato modello ospedaliero a padiglione, più dispendioso di suolo.
Nella zona sud si trovava il complesso di degenza che gode della migliore esposizione al sole; quella nord, ospitava invece le sale per la diagnosi, le sale operatorie e i locali della Facoltà di Medicina, che connotano il complesso “universitario” anche per la sua attività di ricerca e formazione. La costruzione è realizzata per le strutture portanti in acciaio, per conferire maggiore leggerezza ad un edificio così imponente e consentire la facile disarticolazione dei volumi determinata dalla deposizione delle funzioni. Interrotto nel 1941, il cantiere affidato ad uno degli architetti sconfitti dal concorso, Remigio Casolari, autore del progetto per il Campus Universitario, riprende nel 1951 sullo stesso progetto di Rossi, concludendosi nel 1963.