Ex Palazzo della Ragione
piazza Trento Trieste
Ferrara (FE)

Piacentini Marcello (progetto)


Notizie storiche: progetto e costruzione
Il risanamento di San Romano fu parte integrante degli studi svolti nell’ambito del progetto del Piano regolatore generale adottato nel 1957; il dibattito e i progetti per quest’area medievale, compresa tra via San Romano, piazza Trento Trieste, corso Porta Reno e piazza Travaglio presero avvio già nel 1936 con il Regio Decreto Legge 19 dicembre 1936 n. 2417.
Il piano venne parzialmente realizzato grazie alla stipula nel 1947 di una convenzione tra il Comune e la ditta ing. Carlo Prati di Roma che si sarebbe fatta carico dei lavori in cambio della cessione, da parte del Comune, delle aree. L’ampia porzione di città, sulla quale nel 1949 erano già stati approvati il piano generale e il primo piano particolareggiato – a cui ne seguiranno altri quattro durante i lavori che saranno prorogati fino al 1974 – ospitava, prospiciente a piazza Trento Trieste, l’ex Palazzo di Giustizia ridotto in cattivo stato di conservazione da un incendio e dagli eventi bellici. La convenzione per il risanamento di San Romano prevedeva: l’allargamento, per rendere la via idonea al traffico pesante, di corso Porta Reno fino alla larghezza di quindici metri e la costruzione di porticati su entrambi i lati; via San Romano – destinata invece al traffico leggero – era invece mantenuta delle stesse dimensioni se si eccettua la parte prospiciente al Chiostrino omonimo; il centro del grande isolato venutosi a formare grazie alle demolizione di tutte le costruzioni preesistenti era attraversato da una «spina verde […] per la bonifica del Rione» a carattere pedonale contornata da esercizi commerciali e intervallata da larghe strade trasversali e piazze interne; la costruzione di un grande fabbricato sui ruderi dell’ex Palazzo di Giustizia con una larga galleria centrale che avrebbe collegato la piazza Trento Trieste con la spina verde.
Successivamente ai progetti elaborati tra le due guerre, nel 1947 venne bandito un concorso per studiare una sistemazione per l’intera area di San Romano in accordo con il contratto stipulato con la ditta Prati. Parteciparono quattro gruppi: due ferraresi (motto Vita: Orlando Veronese, Terenzio Poletto, Enrico Alessandri; motto Stile: Castagnoli, Gandini, Vancini, Bonora) uno fiorentino (motto Uomini non topi: Enzo Gori, Leonardo Ricci, Danilo Santi) e uno bolognese (motto Optimum est modus: Giorgio Pizzigoni e Luigi Vignali).
La commissione giudicatrice i cui lavori iniziarono nell’ottobre 1947 era formata, tra gli altri, da Giovanni Michelucci, Carlo Savonuzzi, Ingegnere capo del Comune e Corrado Capezzuoli Soprintendente ai monumenti. Non venne scelto alcun progetto vincitore ma venne formato un raggruppamento – non senza polemiche tra i diversi progettisti – che, sotto la guida dell’Ufficio tecnico comunale, avrebbe tratto dai progetti – tranne quello denominato Stile – le indicazioni per l’elaborazione definitiva, datata poi maggio 1948.
Successivamente a queste intricate vicende e prima di concludere le demolizioni dell’ex Palazzo di Giustizia operata dall’Impresa Costruzioni Edili Padana, la ditta Prati consegnò nel 1954 al comune di Ferrara il progetto di Marcello Piacentini incaricato di studiare il nuovo fabbricato per il primo lotto dei lavori che sarebbe dovuto sorgere prospiciente a piazza Trento e Trieste. Ai primi studi dell’architetto romano, datati dicembre 1953 seguirono ulteriori variazioni fino a tutto il 1956. Il progetto, approvato dapprima dalla Commissione di edilità nel maggio 1954 e poi nel luglio e agosto 1955 per quanto riguarda le varianti che riguardavano in primo luogo il disegno della facciata sulla piazza, scatenò una lunga serie di polemiche sia a livello locale che a quello nazionale. Bruno Zevi, impegnato contemporaneamente a Ferrara nei suoi studi su Biagio Rossetti definì il progetto uno «stupro di Ferrara».
L’edificio, che riprendeva al piano terreno un porticato con archi ogivali analogo a quello dell’ex Palazzo di Giustizia demolito, era disposto attorno a una galleria che collegava la piazza con la retrostante «spina verde». Realizzato prevalentemente in mattoni e pietra, la disposizione planimetria e il disegno delle facciate subì modifiche nelle diverse varianti del progetto con l’inserimento del volume della torre dei Ribelli nell’angolo nord orientale. Il palazzo venne inaugurato nel 1956.



fonte: Matteo Cassani Simonetti e Ramona Loffredo - Mibact - Architetture del secondo '900