Borgata Santa Giustina
località Santa Giustina
Mesola (FE)
Giordani Pierluigi progetto
1924/ 2011



Notizie storiche: progetto e costruzione
Il borgo di Santa Giustina è il primo dei borghi di servizio che l’Ente per la Colonizzazione del Delta Padano (istituito nel 1951) ha realizzato; costruito nel 1954 su progetto di Pierluigi Giordani (capo ufficio progettazione presso lo stesso Ente), esso assolve la funzione di accentrare i servizi essenziali per una comunità di 2000 persone rappresentate da oltre 300 famiglie estese in un raggio di influenza di 2.5 km di superficie agricola. Il borgo fa parte del progetto di trasformazione fondiaria e colonizzazione dei terreni espropriati nel settore nord-orientale del Tenimento di Mesola e sorge tra Mesola e Goro; la sua realizzazione ebbe un costo di poco superiore ai 75 milioni di lire. Come è stato sottolineato da Lisa Ronchi nel commentare l’intervento su L’architettura. Cronache e storia «il concetto che ha guidato l’Ente e il progettista non è stato quello di recare un “paese”, ma di dare alle case dei contadini, dislocate ciascuna nel suo podere di assegnazione, un accessibile centro di assistenza sociale, economica e religiosa. Non si tratti di paesani che si recano in campagna, ma viceversa di contadini che si recano ogni tanto al paese, pur rimanendo di regola radicati al podere secondo il tradizionale costume delle popolazioni rurali venete. La costruzione del borgo rende razionale l’insediamento sparso».
Il progetto comprendeva: una chiesa con annessa canonica; una scuola elementare; un asilo; un ritrovo per lavoratori (adatto alle proiezioni cinematografiche e dotato di impianto e apparecchio televisivo); gli uffici della cooperativa; un ambulatorio medico pediatrico, uno spaccio e alcune abitazioni. Era inoltre presente un campo sportivo e un’area era destinata a un eventuale sviluppo della borgata per iniziativa privata.
Fulcro del complesso è la piazza poligonale sulla quale si affacciano i diversi edifici, taluni legati agli altri da ampi portici. Le diverse costruzioni, analoghe per linguaggio e materiali – mattone a vista e intonaco – costituiscono un nucleo nel quale i singoli edifici vengono trattati come volumi indipendenti variamente colorati; neppure quello più grande della chiesa sovrasta la sobrietà del complesso; sobrietà, alla quale l’autore tese per le limitazioni economiche che governavano l’operazione, ma anche per esprimere il carattere rurale dell’intervento.



fonte: Matteo Cassani Simonetti - Mibact - Architetture del secondo '900