Colonia marina E.N.P.A.S.
viale Colombo 32, località Tagliata
Cesenatico (FC)
Portoghesi Paolo progetto
1931

Abruzzini Eugenio (progetto)


Notizie storiche: progetto e costruzione
Il complesso voluto da E.N.P.A.S (Ente Nazionale Previdenza Assistenza Statali), viene realizzato con lo scopo di costruire una colonia estiva elioterapica per i figli dei dipendenti statali.
L’edificio, come altri di tipo assistenziale dello stesso periodo, trova edificazione nell’area della riviera di Ponente della città, meno ambita rispetto al tratto costiero posto a Levante.
Il lotto di terreno di proprietà dello stesso ente, situato in località Tagliata di Cesenatico, confina con viale Colombo una strada adiacente al canale Mesola della Tagliata, con la spiaggia adriatica e con un lotto privato. Tale localizzazione e il suo isolamento permetteva, all’epoca della realizzazione, una percezione unitaria dell’intero complesso. Oggi, al contrario, la realizzazione di altri edifici della stessa destinazione d’uso trasferisce l’immagine di un quartiere specializzato, in cui si ripetono una serie di blocchi recintati.
La colonia, nella sua impostazione distributiva, contesta la tradizione tipologica degli edifici della stessa destinazione d’uso basata sulla disposizione in linea delle camerate collegate da lunghi corridoi.
Il complesso risulta geometricamente caratterizzato dal disegno planimetrico del corpo principale dei dormitori (a tre piani), ispirato da un motivo compositivo geometrico “stellare”, ripetuto e concatenato secondo un andamento curvilineo. Il corpo di fabbrica persegue un’unità formale pur articolandosi planimetricamente in una serie di matrici triangolari che configurano spazi raccolti di diverso valore, mai racchiusi e reciprocamente confluenti, sistema mutuato dalla tradizione barocca, intesa da Portoghesi, come da altri nello stesso periodo, come arricchimento e revisione della tradizione dei linguaggi e dei sistemi dell’architettura moderna.
Il progetto è stato eseguito in collaborazione con pedagogisti, con i quali l’autore ha voluto creare un ambiente la cui varietà spaziale risultasse di stimolo.
Il complesso prevede la sistemazione di 420 bambini e del personale, organizzati in unità funzionali autonome di venti bambini ciascuna: ogni unità è costituita dal locale di riposo, dal guardaroba, dai servizi igienici, dagli alloggi destinati all’assistente e al personale di servizio.
L’unità rappresenta il nucleo base in cui si può consolidare il primo senso associativo e al tempo stesso fornisce lo spazio a misura per l’autocontrollo da parte del bambino.
L’edificio si compone di tre corpi di fabbrica principali. Il corpo dei dormitori è formato a sua volta da tre giunti stellari in cui convergono tre colonne di camerate sovrapposte. Ne risulta un blocco articolato su uno schema geometrico esagonale, in cui rimangono ben riconoscibili gli spazi destinati agli alloggi. Nella parte concava del corpo principale, esposta a nord, sono situati i corpi scala, enucleati dal complesso e che hanno la forma di grandi prismi anch’essi esagonali. Più vicini alla spiaggia, sono localizzati i padiglioni del refettorio-sala di ricreazione e del padiglione per l’isolamento destinato ai bambini ammalati. Il ristorante e la sala riunioni che lo sovrasta, sono posti lungo il transito tra le camerate e il mare. La struttura di questo corpo è a maglia triangolare e la sua forma è nuovamente il risultato di un lavoro sulla figura dell’esagono modificato da espansioni e restringimenti che ospitano le grandi vetrate.
Il programma espressivo, attentamente trascritto nella struttura formale della colonia, è quello di comunicare attraverso elementi linguistici di collaudato valore simbolico, il massimo di informazioni visive circa l’utilizzo degli spazi, la loro destinazione e il loro valore dimensionale. Questi elementi sono principalmente: la finestra come zona di contatto tra interno ed esterno e i disimpegni, che trovano punti di contatto con l’esterno, accentuando il loro valore di spazi per favorire le relazioni.
Alla camerata vera e propria si aggregano poi altre cellule secondarie: i servizi, l’angolo della vigilatrice e la stanza per l’assistente. E’ chiara la scelta di una figura che si espande nello spazio circostante e dell’uso di particolari accorgimenti metrici come le altezze variabili dei parapetti, le ringhiere con corrimano a due altezze (quella regolamentare e quella più bassa a portata di mano infantile), la proporzione delle sale collettive dimensionata sulle misure dei piccoli utenti.
Anche le finestre assolvono il compito di evidenziare le funzioni. Sottili fessure continue fasciano senza interruzione i vari corpi di fabbrica allo scopo di fornire, qualunque sia la direzione dei venti, la possibilità di una aerazione efficiente. Ciascuna camerata dispone di un’asola posta all’altezza del soffitto e di quattro finestre di differente altezza poste in sequenza alternata. Gli ambienti di servizio posti a pianterreno presentano forature diverse di tipo modulare con ritmi sempre variabili, determinati dalle esigenze di illuminazione. Nel corpo delle sale collettive poi, è previsto un particolare sistema di schermatura per il riverbero dei raggi solari.




fonte: Matteo Sintini, Ilaria Cattabriga - Mibact - Architetture del secondo '900

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