Manifattura delle Arti (Cineteca, DAMS e MamBO)
vie Riva di Reno, Azzogardino, Don Minzoni
Bologna (BO)
Rossi Aldo progetto
1931/ 1997

da Pozzo G. (progetto)
Meda S. (progetto)
Tadini M. (progetto area dell'ex Macello comunale)
unità studi e interventi storico monumentali del Comune (Scannavini R. , Bellodi N. , Nannelli P. ), poi studio AR Associati (progetto)


Notizie storiche: progetto, restauro e cambio d'uso
Nel 1983 il comune acquisisce l’area dell’ex Manifattura Tabacchi, situata nel quadrante nord-occidentale della città in prossimità della stazione e del centro storico.
Immediatamente dopo, la stessa Amministrazione bandisce un concorso per la sistemazione dell’intera area di 10 ettari, perimetrata dalle vie Riva di Reno, via Don Minzoni, Azzo Gardino e Lame. La zona si presenta fortemente frammentata.
Alla palazzina uffici della Manifattura Tabacchi, all’edificio del forno del Pane, dell’ex Salara e dell’ex Macello, si sommano le tracce della presenza storica del porto Navile e del torrente del Cavaticcio e la crescita edilizia incontrollata che la zona ha conosciuto negli anni Sessanta e Settanta.
Nonostante il bando non fornisca un’indicazione specifica del programma funzionale, gran parte dei centotrentanove progetti partecipanti alla prima fase, affrontano il tema della ricucitura urbana delle varie parti dell’area e di quest’ultima con la città, mediante la dotazione di servizi pubblici e attrezzature culturali e per il tempo libero.
La seconda e decisiva fase, vede aggiudicarsi il concorso il progetto del capogruppo Ludovico Quaroni, che non trova però realizzazione a causa delle resistenze della Soprintendenza che appone il vincolo all’edificio della Manifattura e al tratto delle mura ancora conservate lungo via Don Minzoni.
Nel 1989 il comune redige un piano particolareggiato che tiene conto del vincolo e mantiene la vocazione dell’area a polo ricreativo e culturale, intervenendo in gran parte sul recupero e la rifunzionalizzazione interna degli edifici esistenti.
L’ex forno del Pane ospita ora la Galleria d’Arte Moderna (GAM), il museo Morandi e il polo museale del Mambo (Museo d’arte Moderna di Bologna), l’edificio dell’ex Salara, è destinato a sede dell’associazione Arcigay. Il Dipartimento di Musica e Spettacolo (sede del DAMS), il Dipartimento di Scienze della Comunicazione e il cinema Lumiere, trovano una nuova localizzazione nel Mulino Tamburi e nell’ex Macello su via Azzo Gardino, mentre la palazzina della Manifattura è destinata alla biblioteca e agli archivi della Cineteca di Bologna. Altri interventi di recupero interessano l’isolato del Castellaccio, rivolti alla creazione di servizi e attrezzature per l’Università.
Unici interventi ex-novo sono l’asilo nido e la scuola dell’infanzia localizzati in prossimità del tracciato del torrente Cavaticcio interrato, che s’intende ripristinare all’interno di un più ampio progetto di parco pubblico.
Nel 1992 Aldo Rossi riceve l’incarico di coordinamento del progetto, realizzato poi dall’Unità studi e interventi storico monumentali del Comune (R. Scannavini, N. Bellodi, P. Nannelli), che conferma come l’area sia riprogettata a partire da logiche di conservazione simili a quelle del noto programma di recupero del centro storico che dagli anni ‘70 trova attuazione da parte del comune.
Coerentemente con la teoria dell’architetto milanese della città per parti, l’area è interpretata come un luogo di frammenti da ricomporre. Rinunciando all’ipotesi di ricucitura urbana mediante una massiccia nuova edificazione, strategia che aveva sostenuto tutte le soluzioni progettuali del concorso, tale ricomposizione è realizzata mediante piccoli “elementi di città”, per lo più pensati come forme primarie e pure, appartenenti alla poetica formale dell’architetto milanese, da innestare all’interno dell’edificato esistente, ridefinendone i rapporti reciproci, i percorsi e le relazioni visive. L’edificio cilindrico su via Don Minzoni, unica parte realizzata del progetto rossiano, terminato poi dallo studio dopo la sua morte, intende rappresentare un luogo di snodo da cui, attraverso un ponte di collegamento, il forno del Pane e l’ex macello dovevano trovare nuova unità.



fonte: Architetture del secondo Novecento - Mibact – -Matteo Sintini