Manifattura Tabacchi di via Stalingrado
via Manifattura 3
raccordo Tangenziale Bologna-Fiera
Bologna (BO)
Nervi Pier Luigi progetto
1891/ 1979



Notizie storiche: progetto e costruzione
La nuova sede della Manifattura Tabacchi viene realizzata sul progetto vincitore di un appalto-concorso, bandito dai Monopoli di Stato per la realizzazione di una nuova fabbrica, che sostituisse la precedente nel centro città, da localizzarsi nella periferia nord di Bologna, comunque, a contatto con il tessuto consolidato.
Sviluppata su cinque piani per vent’otto metri di altezza, essa copre una superficie in pianta di 210 x 24 metri e un’area totale di di 24000 mq.
Il concorso è vinto dalla ditta Nervi & Bartoli di Roma che progetta e costruisce tutto il complesso, costituito da un corpo principale e uno adibito a magazzino.
L’edificio si avvale, per la realizzazione della copertura, del repertorio di sistemi costruttivi brevettati da Pier Luigi Nervi: la prefabbricazione strutturale (brevetto n. 377969 del 1939), il ferrocemento (brevetto n. 429331 del 1944) e il tavellone romboidale (brevetto n. 465636 del 1950).
In particolare il «Sistema Nervi», già sperimentato in precedenza in molte opere tra cui il Palazzetto dello Sport di Roma, prevede la suddivisione e la costruzione della copertura in parti elementari assemblate a costituire un insieme unitario e un involucro solidale. Gli elementi, progettati secondo tre matrici ripetute e riusate in modo razionale, sono realizzati con getti in casseforme montate su ponteggi mobili. Grazie allo spostamento su rotaie per il movimento orizzontale e martinetti idraulici per quello in elevazione, le casseforme sono riutilizzabili più volte, permettendo un risparmio sui costi dei materiali e semplificando ulteriormente il processo costruttivo.
La superficie di copertura è scomposta in una sequenza di campate rettangolari della dimensione di 8 x 5 m di luce, sorrette da pilastri rettangolari.
La composizione degli elementi della struttura segue le curve isostatiche relative ai momenti delle tensioni presenti nel materiale; ne deriva una forma organica, direttamente espressione delle necessità statiche dell’involucro.
Alla ricercatezza e all’innovazione costruttiva della copertura, si affianca un’estrema semplicità dei tamponamenti verticali del corpo centrale, costruiti in mattoni, scanditi dal ripetersi continuo di un modulo racchiuso nella maglia strutturale lungo tutto il perimetro dell’edificio interrotto solo da due nastri sottili di finestre.
La stessa suddivisione caratterizza la facciata, con alcune “variazioni sul tema” che consistono nella preminenza dei due lati del corpo centrale verso la strada, nell’aumento di dimensione delle aperture e nell’inserimento di un portico al piano terra a segnalare l’ingresso, in cui le colonne seguono il ritmo della maglia strutturale.
Il secondo corpo di fabbrica, adibito a magazzino, è, diversamente dal precedente, costituito da una serie di elementi voltati che presentano una struttura ripetuta per cinque volte, sempre identica a se stessa. La copertura è di tipo a botte ed è composta da tavelle laterizie: queste costituiscono un modulo di forma romboidale che si continua a leggere nelle aperture anche a seguito del getto di completamento. La spinta delle volte è assorbita dalle strutture rigide trasversali che si dispongono alle estremità di ogni elemento voltato; da esse sporgono una serie di archi di calcestruzzo che sono posti ad un interasse di 8 m gli uni dagli altri, mostrando lo scheletro della copertura.



fonte: Matteo Sintini, Margherita Merendino - Mibact - Architetture del secondo '900