Museo d'Arte della Città
Via di Roma, 13
Ravenna
Ruffini Giulio
1921/ 2011
carta/ stampa calcografica/ acquaforte/ acquatinta in seppia
mm. 246 (a) 323 (la)
cm.  349 (a) 497 (la)
sec. XX (1971 - 1975)
La rappresentazione è da inquadrare in un ciclo di opere che Ruffini dedica all'Italia a partire dagli anni '70. L'immagine di una patria corrotta e vanagloriosa viene descritta, nei primi esempi, mediante il ritratto di un corpo femminile spesso mutilato, disarticolato e circondato da specchi. Successivamente appaiono composizioni venate da un forte senso del grottesco, che denunciano puntualmente la nazione travolta e sfigurata da eventi nefasti. Si alternano i riferimenti alla dittatura fascista e alle vestigia del mondo classico in rovina. Il gallo-sovrano, l'asso di bastoni, il busto del duce, il braccio teso nel saluto romano, sono elementi ricorrenti che compaiono singolarmente o si innestano l'uno nell'altro come parti di una figura polimorfa dalle sembianze mostruose.
L'opera è parte di una raccolta comprensiva di 266 stampe calcografiche, donate da Primo Zambrini alla Pinacoteca di Ravenna. Tale lascito si compone di una parte significativa della produzione incisoria dell'autore dal 1953 al 1999. Vi si trovano rappresentati, nelle diverse soluzioni narrative, i fondamentali temi affrontati da Ruffini a partire dai suoi esordi: dalle libere composizioni di oggetti d'uso domestico alle vedute urbane; dai monumenti alla madre e alla civiltà contadina alle allegorie dell'Italia sotto il fascismo. Numerose opere a stampa tratte dalle matrici da cui provengono le opere della collezione Zambrini, sono state donate dall’artista al Gabinetto delle Stampe di Bagnacavallo.