Centro Culturale "Carlo Venturini"
Viale Zaganelli, 2
Massa Lombarda
bronzo/ fusione
eta romana (?)
cm.  7 (a)
n. 141 (= Venturini 151 C)
Offerente, fusione piena. Figura femminile stante; rivestita da chitone e peplo, poggia sulla gamba sinistra, mentre la destra è arretrata.
Braccio destro ripiegato e appoggiato al fianco, braccio sinistro ripiegato, a porgere l'offerta trattenuta nella mano.

Il bronzo è una lega metallica composta principalmente di rame e stagno uniti a piombo, zinco e argento. La presenza del rame conferisce malleabilità alla lega, lo stagno durezza, lo zinco scorrevolezza, attenuandone anche la fragilità. L'unione del rame con altri metalli consente di abbassarne il punto di fusione, favorendone così la lavorazione.
I singoli elementi vengono variamente combinati per ottenere leghe adatte ai diversi usi: dalla realizzazione di un'arma, alla fusione di una statuetta votiva o di un ciondolo.
La fusione piena consiste nella colatura della lega in una forma chiusa, sistema che fu sempre utilizzato per oggetti di piccole dimensioni. Per manufatti particolarmente complessi viene usato un modello in cera d'api con aggiunta di resina e olio, racchiuso in una camicia di terra refrattaria che, dotata di un foro di entrata e di uscita, viene cotta in fornace. La cera così si liquefà lasciando lo spazio per la colatura del bronzo. Poiché per sciogliere perfettamente la cera occorre che la forma sia portata ad un calore uniforme in ogni sua parte, il metodo è adatto per oggetti di medie e piccole dimensioni, la cui forma può essere uniformemente riscaldata.
Per opere di grandi dimensioni si rende necessaria invece la fusione cava, cioè internamente vuota. Questa si ottiene modellando la cera su un nucleo di terra e poi rivestendola di un'altra camicia. Lo spessore della cera corrisponde così allo spessore del metallo una volta colato nella forma. In età tardo-ellenistica e romana viene ampiamente utilizzata la fusione a pezzi staccati di tipo "industriale" per prodotti dell'artigianato artistico. Le opere d'arte in bronzo vengono poi generalmente rifinite a freddo, con scalpello, bulino, raschiatoi e ossi di seppia per la levigatura.
Il bronzo veniva largamente impiegato sia per la grande produzione artistica che per la realizzazione di oggetti di uso quotidiano. A partire dalla tarda età del bronzo, esso fu impiegato per la realizzazione di oggetti legati al vestiario, in special modo fibule (nctn 0100-0107). Esse sono in sostanza delle vere e proprie "spille di sicurezza" indispensabili per la fermatura degli indumenti, ma il loro carattere utilitario si accompagna molto spesso ad esigenze estetiche e tali oggetti divengono insieme d'uso e d'ornamento. Questo secondo carattere appare evidente nei casi in cui le fibule
sono presenti in gran numero sulla persona - come molte tombe ci assicurano - o assumono dimensioni considerevoli e assolutamente poco pratiche. A qualunque periodo cronologico o fase culturale esse appartengano, comprendono sempre alcuni elementi essenziali e costanti che ne garantiscono l'impiego e ne determinano la forma: il corpo, detto arco, che è la parte più spesso riservata a decorazioni di vario tipo o integrazioni con altro materiale; l'ardiglione, cioè lo spillo, fissato al corpo con una giunzione fissa conformata a molla a più avvolgimenti, e un alloggiamento per l'ago, chiamato staffa, che si presta anch'esso ad essere decorato e dilatato nelle dimensioni a scopo ornamentale.
Anche nella casa romana molti erano gli oggetti d'uso in bronzo: lucerne (nctn 0113), campanelli (nctn 0114), che univano al loro valore utilitario uno spiccato carattere magico contro incanti e sortilegi e che per questo loro potere comparivano spesso sulla suppellettile domestica, elementi decorativi per mobili e cofanetti, piccole statuine per abbellimento domestico ricche di allusioni magico-religiose e di significati apotropaici, come ad esempio l'immagine del toro, simbolo di forza, di potenza e di gioventù (nctn 0121-0122).
Numerosissime sono poi le statuette votive in bronzo destinate ai santuari e agli altari domestici.
Queste si rifanno generalmente ai tipi della grande statuaria di età classica. Ercole, ad esempio, il cui culto è attestato in Italia centrale dal VI sec. a.C., viene rappresentato in conformità alla tradizione greca ed è difficile trovare rappresentazioni che si distacchino da questo prototipo. Il dio si presenta in assalto, con la clava nella mano destra e la leontè sul braccio sinistro e le gambe divaricate (nctn 0124-0125). Gli esemplari conservano tutti, più o meno, echi della statuaria ellenistica e dei canoni greci, cui si accompagnano caratteristiche diverse dovute alle capacità dei singoli artigiani che modellavano in cera ogni pezzo.
In età romana compaiono anche, per alcune divinità, schemi iconografici nuovi, come ad esempio la rappresentazione della Vittoria su globo (nctn 0128) che diviene frequente dopo la consacrazione della statua della Vittoria, nella Curia lulia, voluta da Augusto dopo la battaglia di Azio, o il tipo del Lare danzante (nctn 0129) che è stato messo in relazione con i lares compitales, cioè con quei lari che in coppia venivano venerati nei crocicchi o all'incrocio di diverse proprietà. Le prime immagini figurate giungono solo dopo la riforma del loro culto effettuata da Augusto negli ultimi anni del I sec. a.C. Essi divengono lares Augusti e il loro culto viene affidato ai vicomagistri. Si crea allora la tipologia figurativa del lare con la tunica svolazzante che risente di suggestioni e motivi dell'arte greca classica e ellenistica e in particolare dell'influenza di quelle opere che avevano affrontato il tema della figura in movimento nello spazio.
Un'altra categoria di statuette votive è rappresentata dalle numerose raffigurazioni di fedeli in preghiera (oranti) o offerenti, che vengono prodotti sin dall'età etrusca (nctn 0123) in numero rilevante, ed il cui tipo, con differenti connotazioni stilistiche, perdura anche in età romana.
Il bronzetto in esame è un acquisto del 1871. La qualità della patina orienta a ritenerlo copia moderna (sec. XIX) di esemplare antico.