Pinacoteca Comunale di Faenza
Via S. Maria dell'Angelo, 9
Faenza (RA)
Boselli Felice
1650/ 1732
dipinto

tela/ pittura a olio
cm. 174 (la) 133 (a)
secc. XVII/ XVIII
n. 246
Interno di macelleria con bottegaio, garzone e anziana cliente.

Capolavoro del Boselli databile al 1720-1730. Ampia analisi e bibliografia completa in F. Arisi e J.T. Spike. Riproposto dopo il restauro che ha riportato alla luce la figura della vecchia , in "Faenza 1985" pp. 78-84.
E’ nell’ambito della vasta produzione dell’autore, uno dei capolavori che ne riassume ed evidenzia al meglio lo spirito e l’eccezionale vigoria stilistica.
C’è tutto il mondo espressivo di Boselli in questo quadro, notissimo esposto in molte occasioni, fin dalla “Mostra sulla Pittura italiana del Seicento e Settecento” a Firenze nel 1922.
Giunse alla metà degli anni Trenta nella quadreria Zauli-Naldi dalla raccolta Maggi di Piacenza: nel 1983 un sapiente restauro, suggerito dal deperimento del supporto e dall’offuscamento della pellicola pittorica, ha consentito il recupero, oltre che della densa e forte materia pittorica, della figura della vecchia cliente, prima ricoperta.
Siamo in presenza di una “summa” della produzione di questo autore che assimila la tradizione antica e coeva della pittura di Natura Morta in terra padana, rivisitata con un’attenzione onnivora, ma acutamente selettiva.
Pare si collochi, cronologicamente, nel momento di maggiore maturità della sua attività: forse attorno al 1720.
In un ambiente serrato dalla greve parete del fondo Boselli sembra chiamare a raccolta ed ostentare un’antologia di motivi (le carni squartate ed esibite nella loro nuda fisicità in pose cadaveriche, le teste di animali ghignanti ed ammiccanti, il gatto luciferino che insidia la merce) che sono altrettante autocitazioni di opere più o meno lontane nel tempo.
Ironico e allusivo il dialogo, fatto più di cenni che di parole, fra il macellaio bonario ed accomodante, e la vecchia diffidente, e arcigna: questa, poi, sembra fare tutt’uno con l’ammasso delle carni, con un sottointeso quasi macabro, sottolineato dalla testa sogghignante del maiale posto sulla stessa diagonale.
Si sono spesi giudizi a non finire su dipinti come questo: tutti concordano sul fatto che la loro materialità è di un’evidenza pittorica tanto aderente al senso delle cose da rasentare la brutalità espressiva.
Forte come le sue carni scuoiate e sanguinolenti è, infatti, la veste cromatica densa, spessa, corposa: par quasi di poterle toccare, vincendo il vago ribrezzo che ispirano.
Certo è che in Boselli trova espressione schietta uno dei caratteri secolari della cultura “padana”: l’adesione quasi fisica ad una realtà quotidiana indagata nei suoi aspetti meno forbiti e più densi della vita.