Raccolta d'Arte della Provincia di Modena
Viale Martiri della Libertà, 34 (sez. Storica); Viale delle Rimembranze, 12 (sez. Contemporanea)
Modena (MO)
Muzzioli Giovanni
1854/ 1894
dipinto

tela/ pittura a olio
cm. 146 (la) 87 (a)
sec. XIX (1878 - 1878)
n. 8593
La scena, ambientata nell'antica Grecia, raffigura, al centro, una danzatrice (la "cubisteteira") che si esibisce tra le spade infisse nel terreno, mentre, sulla sinistra, un'altra giovane donna sta suonando un flauto doppio, presso una colonna seminascosta da un rampicante; sulla destra, seduti o appoggiati a un parapetto, alcuni spettatori - due giovani donne e un uomo al centro, e una bambina sull'estrema destra - stanno osservando divertiti la danza. In lontananza, oltre al parapetto, si scorgono le sommità dei templi e degli altri edifici di una città, che si distende a un livello inferiore, illuminati da una chiara luce mattinale.

E' questo uno dei più noti saggi di Muzzioli, pittore di temi "antichizzanti" rinomato a livello internazionale. Tra i primi soggetti di quel generismo d'impronta archeologica che farà la fortuna dell'artista, La danza delle spade s'accosta, nell'ambientazione greca, alle opere dei "classicisti accademici" inglesi quali Leighton e Alma Tadema, le cui opere Muzzioli poteva aver conosciuto nel precedente soggiorno di studio a Roma, fra il 1873 e il 1875, durante il primo anno del Pensionato Poletti da lui vinto nel 1872, presso il circolo anglofilo di Nino Costa, e sicuramente studiato de visu all'Esposizione Nazionale di Napoli del 1877. Ma soprattutto, al di là del tema "all'antica", il dipinto palesa l'assimilazione del lessico più aggiornato, quello che s'andava discutendo nel gruppo macchiaiolo del Caffè Michelangelo, nella Firenze ove Muzzioli si era trasferito e studiava, secondo l'iter del Premio Poletti. E' infatti una veduta en plein air, con la città in lontananza pervasa da una limpida luce, mentre la terrazza in cui si svolge l'episodio - con personaggi desunti dalla quotidianità, benché in paludamenti greci - rimane in controluce, secondo una regia chiaroscurale misurata "dal vero" (forse dal piazzale Michelangelo di Firenze?}. La tecnica con cui è restituita la vegetazione, con effetti che scompongono vari timbri cromatici, rivela l'adozione della "macchia", quella, ad esempio, che si rinviene nelle opere di Silvestro Lega della fase di Piagentina, ai primi degli anni Sessanta. Del dipinto sono noti bozzetti e repliche. L'opera, commissionata dalla Società d'Incoraggiamento per gli Artisti della provincia di Modena al giovane e promettente artista che aveva da poco concluso il Pensionato Poletti, fu acquisita alla Provincia per sorteggio dall'Esposizione della Società del 1879.