Musei Civici - Palazzo dei Musei
Via Spallanzani, 1
Reggio Emilia
Il Museo propone tra i suoi materiali un cospicuo e significativo nucleo di manufatti e strumenti tessili legati in gran parte alla storia locale della produzione serica e laniera. Vi sono documentati insieme a dodici frammenti di abiti e tappezzerie in seta policroma databili tra il XVII e il XVIII secolo di provenienza italiana e francese raccolti dallo storico locale Naborre Campanini sullo scorcio dell'Ottocento, un consistente corpus di materiali vari che testimoniano la lavorazione serica risalente ai primi anni del XVI secolo per volere di Lucrezia Borgia, duchessa di Ferrara e moglie di Alfonso I d'Este, che con l'insediamento a Reggio del tessitore genovese Mastro Antonio sviluppò con particolare intensità nel XVII e XVIII secolo una produzione di stoffe unite e operate (taffteas, rasi, velluti e damaschi), a fronte di una produzione laniera più antica presente già nel XIII secolo. I materiali sono costituiti da due edizioni (una del 1673 e l'altra del 1739) degli statuti dell'Arte della Seta promulgati dal 1546 fino al 1739, diverse stampe con marchi di fabbrica di manifatture reggiane e da un pettine seicentesco da lana. Documenti di straordinario interesse per rarità e importanza storica sono inoltre cinque registri di fabbrica (1743-1783) di ordinazioni corredati da due campionari tessili, detti "Libri delle mostre", relativi alla mercatura serica Trivelli-Spalletti attiva a Reggio dal primo quarto del Settecento fino alla Rivoluzione Francese e all'avvento dell'Impero napoleonico, epoca in cui cessò definitivamente la produzione. Tre di questi libri insieme ai due campionari di vendita conservano integro, ovvero preservato dal tempo e dalla incuria dell'uomo, uno straordinario repertorio di stoffe di seta unite e operate a piccoli decori geometrici e floreali che documentano un tipo particolare di produzione serica settecentesca influenzata dalla moda francese, di livello però più modesto e corrente rispetto a quella di lusso per nobili e pincipi, destinata piuttosto a vestire gli esponenti della media e alta borghesia dell'epoca. Questa produzione, già di tipo seriale, raggiungeva varie località italiane e dell'Europa centro orientale, solitamente piccoli centri e cittadine, attraverso una rete capillare di diffusione commerciale fatta da "distributori" intermediari e di punti di vendita fissi come erano le fiere e i mercati dell'epoca. I restanti registri documentano, invece, l'altra attività di questa mercatura reggiana rappresentata dal commercio di stoffe in lana e cotone acquistate in Italia e nel centro-Nord dell'Europa. La documentazione è integrata da altri tre libri di fabbrica, non esposti, relativi ai filatori, ai produttori di trame/orditi e ai tessitori che lavoravano a domicilio per questa ditta. La sezione tessile conserva, inoltre, anche un carteggio interessante relativo alla storia di questa fabbrica e alle due famiglie, entrambe di origine svizzera, che la condussero.