MAMbo - Museo d'Arte Moderna di Bologna
Via Don Giovanni Minzoni, 14
Bologna (BO)
scultura
foglie di castagno, resina, legno/ intaglio
cm 333 (la) 152 (a)
sec. XXI (2006 - 2006)
n. 4154

"Mario Airò (Pavia, 1961) frequenta l'Accademia di Belle Arti di Brera dove segue le lezioni di Luciano Fabro. Nel 1989, insieme ad altri giovani artisti residenti a Milano, da' vita allo spazio espositivo autogestito di via Lazzaro Palazzi e alla rivista "Tiracorrendo", le cui pagine ospitano vivaci dibattiti.
Il suo lavoro nasce da quello che egli stesso definisce un "vagabondare", inteso come l'esperienza di qualcuno che si muove e parla attraverso le cose che incontra, evitando qualsiasi tipo di chiusura intellettuale e formale. Le sue opere nascono da un'ampia gamma di riferimenti culturali che includono la letteratura, il cinema, la storia dell'arte ed elementi appartenenti al nostro quotidiano. Airò attua una sorta di possesso poetico delle cose, instaurando una rete di inedite relazioni tra i vari elementi che compongono le sue installazioni. L'immagine finale è una sintesi di grande respiro, dove gli spettatori sono invitati a volgere un nuovo sguardo verso il reale. Per la Biennale di Venezia del 1997 Airò concepisce un'installazione pensata per stimolare sensazioni psico-fisiche. Una diffusa luce blu, leggera musica in sottofondo e un distributore automatico di bibite, perfettamente funzionante, sono composti in un ambiente pressoché immateriale e aperto a personali interpretazioni.
Notte e nebbia, 1998 è un'installazione incentrata sul tema della luce. La silhouette di un faro in miniatura è proiettata su un muro e circondata da un alone di luce che contiene l'intero spettro dei colori. Airò sceglie il motivo del faro quale simbolo stesso della luce: indispensabile guida per il navigante, confortante indicazione della prossimità della terra, segnale che aiuta a scampare pericoli nascosti. Il faro è luce nella notte, visibile anche in condizioni atmosferiche avverse. Anche se artificiale, la luce del faro mantiene le implicazioni positive di simbolo della conoscenza opposta all'oscurità del dubbio. Pulse è concepita come un'opera visiva e sonora percepibile a più livelli, secondo un atteggiamento di apertura mentale e formale che segna la visione poetica dell'artista. Idealmente è un circuito nel quale le parti che lo compongono acquistano valore e potenza solo grazie alla loro interazione. Lampade stroboscopiche illuminano un pannello solare che, affisso a muro, produce energia sufficiente per alimentare un lettore CD. Il ritmo della musica così suonata, a sua volta, regola l'azione delle lampade. L'energia e la luce producono e al tempo stesso dipendono dalla musica, scelta dall'artista da brani sperimentali che si accompagnano a testi di miti della tradizione indiana, a partire da quello dell'origine dell'universo. L'atmosfera evocata parte da pochi elementi che appartengono alla più comune tecnologia, ed è ricca di una spiritualità che, come la pratica religiosa quotidiana, nasce sulla base della realtà immediatamente esperibile.
Nella primavera del 2001 espone alla Galleria d'Arte Moderna di Torino con la mostra personale La stanza dove Marsilio sognava di dormire... e altri racconti dove mette in scena piccole, intime cosmogonie, per ricreare, nello spazio della sua immaginazione, una perfetta sintonia tra l'uomo e la natura."
Cfr: http://www.artfairs.ilsole24ore.com/enciclopedia_scheda.php?idartista=12