Centro Culturale "Carlo Venturini"
Viale Zaganelli, 2
Massa Lombarda (RA)
Torchi Angelo
1856/ 1915
dipinto

tela/ pittura a olio
cm 40 (la) 50 (a)
sec. XIX (1880 - 1880)
n. 05375
Autoritratto giovanile di Angelo Torchi.

Angelo Torchi, o qualche altra mano esperta, avrebbe potuto eseguire il dipinto basandosi su una vecchia foto del pittore con una conseguente, per noi difficile, attribuzione e datazione. Non è il caso di questo ritratto perché dal fatto che è rovesciato rispetto alla realtà — come mostra una testimonianza fotografica del 1881 (riprodotta nella monografia di Tabanelli) — con la riga pettinata a destra anziché a sinistra, l’allacciatura dell’abito maschile a sinistra anziché, come d’uso, a destra, si evince che fu eseguito allo specchio. Torchi non lo realizza quindi con l’ausilio di una riproduzione fotografica che avrebbe comportato il raddrizzamento dell’immagine. Dimostrato che probabilmente si tratta di un lavoro allo specchio, resta il problema della datazione che si potrebbe però dedurre dai tratti fisiognomici del volto e da una testimonianza scritta. Nella foto del 1881, Torchi venticinquenne porta la stessa pettinatura che vediamo nel dipinto, con il ricciolo sulla fronte, diversamente da come appare in una foto del 1884, riprodotta anch‘essa da Tabanelli, dove Torchi, ventottenne, ha già tagliato i capelli, pettinandoli all’indietro. Un’ulteriore precisazione riguardo la datazione del dipinto ci è data da un vecchio cartellino bianco, con caratteri a stampa neri, incollato nel listello inferiore nel verso dell’intelaiatura, che indica che la tela fu tirata dal “falegname delle Belle Arti” Pompilio Quarante nella propria bottega di Capri: troppe coincidenze per pensare che sia una testimonianza di poco valore. Difatti nel 1880 Torchi da Firenze raggiunge Napoli “per frequentare la scuola di Alceste Campriani, dipingendo ivi e a Capri numerosi paesaggi” e questo fino al 1881, quando decide di ritornare a Firenze, come riporta Tabanelli. Oltre a questo appiglio cronologico, di quest’opera non esiste menzione nei regesti fino ad ora consultati relativi all’autore. Di appoggio alle notizie documentarie e alle deduzioni è la lettura stilistica della piccola tela che mostra Torchi già completamente padrone di una sua propria abilità esecutiva e non ancora aggiornato alla tecnica di Silvestro Lega, per la presenza di un disegno ancora piuttosto particolareggiato e con campiture di colore in cui si nota l’assenza di contrasti forti. Eseguito probabilmente intorno al 1880 nelle prime settimane del suo soggiorno a Napoli, sembra dunque un lavoro giovanile di Torchi, ancora inedito. Manca la firma autografa, ma è anche vero che, stando a ciò che afferma Tabanelli, “non sempre Torchi firmava i suoi dipinti.”
L’iscrizione in corsivo con il nome “Maria” che compare a china scura nel listello verticale destro dell’intelaiatura, si riferisce probabilmente alla proprietà, non tanto della madre, quanto di Maria Torchi, figlia del cugino paterno Pompeo, alla quale forse giunse in eredità da parte di Emma Torchi sorella del pittore. Al più tardi alla morte di Maria, avvenuta nel 1946, il quadro potrebbe essere pervenuto ad un nuovo proprietario e poi alle Collezioni Comunali di Massa Lombarda. Ad esse giunse comunque dopo il 1958, anno in cui fu eseguita una schedatura ministeriale di Antonio Corbara in cui non è citato l’Autoritratto (mentre sono ricordate varie altre opere di Torchi). Viene ricordato per la prima volta nell’inventano del 1968, fino al 1990, nella sala del Sindaco. Nel 1998 viene spostato presso il Museo Venturini che lascerà nel 2007 per essere collocato nel Centro Culturale.
Un piccolo nucleo di opere all’interno del museo, ricorda la figura del pittore massese Angelo Torchi (Massa Lombarda, 1856-1815). Nella compilazione delle schede ci si è avvalsi delle ricerche di Alberto Tabanelli che nel 1990 ha redatto (con Piero Dini che ha approfondito aspetti del particolare periodo storico di Torchi), il primo catalogo delle opere di Torchi e al quale si rimanda per l’analisi della figura del pittore massese.
Di Angelo Torchi, il museo possiede ad oggi, sei opere:
quattro dipinti ad olio Autoritratto (analizzato nella presente scheda), Ortolane (nctn 00000107), Ritratto di donna (nctn 00000111) Ritratto di vecchio (nctn 00000109), e due disegni su carta: Veduta della via del mercato a Firenze (nctn 00000108) e Massa antica che scompare (nctn 00000110). Troppo poche per poter ricordare ed illustrare in maniera adeguata a Massa Lombarda il percorso artistico di un’importante figura del panorama artistico italiano di fine Ottocento. Infatti le opere si scalano dal 1880 circa alla sua morte ma con un lasso di tempo — dalla fine degli anni Ottanta alla fine degli anni Novanta — purtroppo assente di testimonianze.
Angelo Torchi aveva saputo conquistarsi uno spazio personale all’interno della società artistica fiorentina e nella corrente macchiaiola e già a metà degli anni Ottanta dell’Ottocento era un pittore noto e stimato. Dalla critica oggi è ricordato per il suo linguaggio con inflessioni toscane ma anche per lo spirito evocatore della natura nei suoi studi dal vero della campagna toscana e rornagnola (Dini Tabanelli, 1990, pp. 13-14).
La prima opera acquisita della collezione comunale è Ortolane donata alla municipalità dallo stesso autore in data imprecisata ma certamente prima della morte avvenuta a Firenze nel 1915. La tela doveva essere particolarmente cara all’artista perché fu una delle tre opere di Torchi che partecipò all’Esposizione Universale di Parigi del 1889.
Prima di morire Torchi donò anche Ritratto di vecchio esposto alla Biennale di Venezia nel 1914, ultima apparizione dell’artista vivente. Il Ritratto non fu donato al Comune, ma al Museo Venturini: con questo gesto Torchi confermava i propositi del concittadino Venturini, riconoscendo al “Bazar”, peculiarità — oltre che di raccolta scientifica — di Pinacoteca. Nel 1943 entra invece il disegno con Massa antica che scompare, dono di Filippo Rangoni subito dopo essere stato esposto alla mostra postuma di Angelo Torchi organizzata dal circolo artistico a Bologna. (continua in OSS)