Museo Civico di Modena
Largo Porta S.Agostino, 337
Modena (MO)
Pasinelli Lorenzo
1629/ 1700
ambito bolognese
dipinto

tela/ pittura a olio
cm 113.5 (la) 152 (a)
sec. XVII (1680 - 1690)
n. Ser. 22
La Maddalena è seduta e rivolta di tre quarti verso la croce e il teschio che regge sulle sue ginocchia. Dietro di lei un angelo suona il violino mentre alcuni putti assistono alla scena. Sullo sfondo un paesaggio montano dall'atmosfera plumbea.

La Maddalena è effigiata mentre, con la mano destra abbandonata sul teschio, contempla una grande croce di legno. Alle sue spalle un angelo suona il violino, mentre contro il cielo aperto sulla sinistra appaiono tre cherubini.
Della composizione qui proposta da Pasinelli si conoscono numerose versioni, oltre a un certo numero di copie: ciò di certo in virtù dell'accattivante restituzione del soggetto e delle prerogative pittoriche del pittore, che Zanotti definiva insuperabile nel dipingere capelli e ali. Per questo, ritornando su un tema già affrontato in modo più concentrato nella tela firmata e datata 1685 già in collezione Liechtenstein ed ora nel castello di Valtice, egli si sarebbe spesso compiaciuto di aggiungere "un angelo che suona il violino". Gli esemplari documentati con sicurezza di questa versione più monumentale sono al momento due, distinti tra loro da leggere varianti: uno eseguito nel 1686 per il cardinale Fabrizio Spada Veralli, da identificare forse con la tela resa nota da Carlo Volpe nel 1959, e un altro dipinto subito dopo la paletta con la Sacra famiglia per la chiesa degli Alemanni (1687) per il conte di Lippe, tuttora nella collezione dell'attuale principe di Schaunburg-Lippe a Bückeburg in Westfalia. Da entrambi dipendono altre repliche che sarebbe lungo enumerare. Quanto al presente dipinto, esso si lega strettamente all'esemplare già Spada del quale ripete il formato pronunciatamente verticale e numerosi dettagli dell'abbigliamento (contrariamente al quadro già Spada, la Maddalena Lippe reca sulle spalle un ampio mantello ed è priva della croce). Da rimarcare saranno altresì la presenza di tre e non due cherubini e la diversa fattura del paesaggio.
Anche se ignoto alla clitica, il dipinto in esame risulta pienamente autografo, vista la morbidezza dei trapassi cromati e la vellutata consistenza delle ombre. Quanto di più affilato emerge nel pur dolce profilo della santa rinvia a una data di esecuzione più inoltrata rispetto a quella degli esemplari finora citati, allorché Pasinelli accede a un fare più grafico e sottile, che prelude al Settecento. Si tratta di prerogative che già Volpe coglieva quando definiva le Maddalene e le Giuditte di Pasinelli figure "dal garbo inarrivabile nel comporre, in una assorta misura sentimentale, gli obblighi divenuti sempre più capziosi della iconografia classica con l'onda accresciuta dei sentimenti intimi" (C. Volpe, Un'altra Maddalena di Lorenzo Pasinelli, in "Arte antica e moderna", 8, Bologna 1959, p. 436).