Alla ricerca di indizi – 05 Giochi di bimbi

Giochi di bimbi

La storia del giocattolo si perde nella notte dei tempi; testimonianze letterarie e ritrovamenti archeologici mostrano come alcuni tipi di giocattolo: il sonaglio, la palla, la trottola, animali e figurine umane, siano comuni a tutte le epoche. La volontà di proteggere il bambino dagli spiriti maligni collega il giocattolo con il mondo magico-religioso: i sonaglini, ad esempio, hanno spesso valore di amuleto. Greci e Romani usavano votare i giochii dei bambini morti agli dei inferi, seppellendoli nella tomba con il piccolo proprietario: usanza protrattasi fino ai primi tempi cristiani. Sappiamo così che la palla e gli aliossi usati per un gioco simile a quello dei dadi furono i giocattoli più noti nel mondo greco e romano, dove erano diffusi anche le bambole con le loro suppellettili in miniatura, i burattini, le trottole ed i birilli, le armi per il gioco della guerra, le carriole e le effigi di animali.
Nel Medio Evo i giocattoli si ridussero ai tipi più elementari ed alle forme più semplici, mentre i pochi esemplari a noi giunti del Rinascimento mostrano come questa raffinata civiltà avesse portato un notevole gusto artistico anche in questo campo.
Fra i nuovi giochi si ricorda particolarmente quello del bilboquet o kendama, di gran moda nel Cinquecento: una palla d’avorio forata da infilare, lanciandola, in un piolo, al quale essa era assicurata mediante un filo.
Il ‘600 porta nel campo del giocattolo molte novità: nasce la lanterna magica o gioco delle ombre cinesi, i soldatini di stagno e le carte da gioco che insegnavano l’alfabeto e l’astronomia. Nei Paesi Bassi nacquero le prime case di bambola, abitazioni ed arredamenti in miniatura che nel ‘700 inglese furono realizzate da artisti come Robert Adam e Thomas Chippendale, e divennero poi tanto care alla società vittoriana. Il riflesso delle vicende storiche sul giocattolo trova il più triste esempio nelle piccole ghigliottine della rivoluzione francese; all’incirca di questi anni è il ritorno di un antico gioco, un disco scanalato che scende e sale lungo una cordicella, col nome di émigrette (che sarà poi negli anni ’20, altro periodo di crisi, lo yo-yo).
Nell’Ottocento, le nuove teorie pedagogiche prevedono per i bambini un maggiore spazio di sfogo: da qui il trionfo giochi semi-ginnici, come il diabolo, la corda, i cerchietti, mentre il rinnovato interesse per la scienza fa ritornare di moda i giocattoli istruttivi: ad esempio il gabinetto di fisica in miniatura creato dal tedesco Flering nel 1867. Importanti conseguenze ha sul giocattolo la nascita dell’industria: giocattoli abbricati in serie, con nuovi materiali (gomma, cartapesta, materie plastiche) invadono il mercato all’inizio del secolo, ed ai temi soliti se ne aggiungono altri che sono la riproduzione dei nuovi ritrovati della tecnica: dal meccano alle automobiline, dal missile all’astronauta.


La prima fabbrica di giocattoli italiana, la Furga, nacque nel 1872 a Canneto sull’Oglio (Mantova), dove oggi sorge un museo del giocattolo, (www.comune.canneto.mn.it). All’inizio produceva maschere di cartapesta, poi si dedicò alle bambole. I primi esemplari avevano il corpo in cartapesta e la testa in composto di cera, gesso e stearina. Poi i corpi divennero di legno gessato con gli arti snodabili, e le teste di bisquit (speciale porcellana bianca) dipinto di rosa, con occhi o fissi o mobili, di vetro o dipinti. Le acconciature erano di lana, altre volte veri e propri capelli. (www.bilafabbricadelgiocoedellearti.it). La Furga a metà degli anni ’30 cominciò a produrre anche servizi da caffè, tè, pentole e piatti in miniatura. Le bambole Furga più fortunate furono le mignonettes: bamboline più piccole, in svariati modelli, molto popolari soprattutto quando il materiale usato divenne il vinile, sostituito poi nel 1974 dalla plastica.
Un’altra grande fabbrica italiana legata alla produzione di bambole è la Lenci. Fondata a Torino nel 1919, produceva bambole (testa compresa) e abiti con un panno speciale pressato, il lenci appunto, che rendeva le bambole lavabili ed ebbe successo perché rispetto alle tradizionali bambole in porcellana era molto più economico e più adatto al gioco coi bambini.


Un materiale assai usato per fabbricare i giocattoli era il metallo, o meglio la latta. La Metalgraf di Milano, attiva fra la metà degli anni ’10 e la Seconda guerra mondiale, era specializzata nella litografia su latta, ma i suoi giocattoli, pur molto belli, erano fatti con metalli di scarto assai fragili.
Un’altra storica ditta italiana, che produsse dal 1922 al 1928, è stata la Cardini di Omegna (Novara), ideatrice del motto “Fate i capricci” e prima in Italia a servirsi della stampa, il Corriere dei Piccoli , per pubblicizzare i propri prodotti. I suoi giocattoli in metallo stampato (che si possono ammirare al Museo del giocattolo di Bra , e al museo di Santo Stefano Lodigiano, www.museodelgiocattolo.it ) riproducevano macchine, aeroplani, locomotive, moto, erano inseriti in scatole che una volta aperte facevano parte del gioco stesso, diventando garage, hangar, tunnel.
Tra i disegnatori di questi giocattoli celebri illustratori come Antonio Rubino e Attilio Mussino , quest’ultimo tra i primi collaboratori del Giornalino , che nacque proprio in quegli anni.
Decisamente più lunga la storia della Ingap (Industria Nazionale Giocattoli Automatici) di Padova, nata nel 1919, che ha resistito fino al 1972. Era specializzata in giocattoli automatici. Suo il primo trenino con il meccanismo a molla, e poi aeroplanini, carri armati con scintille focaie e persino pupazzi animati come Pinocchio. E nel 1951 fu la prima al mondo a creare un’automobile telecomandata.
Ad Asiago, nel 1885, nacque la prima industria di giocattoli di legno. In legno erano realizzati anche i tradizionali cavalli a dondolo, che possiamo ammirare al museo di Grandate.
Uno dei marchi italiani più celebri è la Lima (Lavorazione Italiana Metalli e Affini), quella dei trenini elettrici. Fu fondata a Vicenza nel 1946 come ditta specializzata per la riparazione e la realizzazione delle parti in alluminio delle carrozze ferroviarie danneggiate durante la Seconda guerra mondiale Presto la Lima si riconvertì alla produzione di giocattoli in metallo: carrozzine per bambini, passeggini mignon per le bambole, pentole, pignatte, motoscafi e automobiline. I modellini dei trenini li fabbricava un’altra ditta, la Rivarossi di Como. Ma erano troppo pregiati e costosi. L’intuizione della Lima fu quella di renderli accessibili a tutti dando vita a una infinita gamma di combinazioni di rotaie, vagoni, locomotori. Esportati in tutto il mondo, i trenini Lima hanno appassionato tanti bambini ed esistono ancora oggi, anche se il marchio è stato acquisito da una ditta inglese.
Tra i più fortunati giocattoli italiani, da segnalare le piste Policar , con le auto da corsa telecomandate, i giocattoli creativi della Quercetti (tra cui i celebri chiodini). E mentre dagli Stati Uniti arrivavano le bambole con le fattezze delle donne (la Barbie nacque nel 1959), in Italia dalla ditta Sebino nel 1962 nasceva Cicciobello, un bebè biondo e paffuto, perfetto da coccolare, che si mette a strillare se gli si toglie il ciuccio, esportato in tutto il mondo e prodotto poi in tante varianti ancora oggi.

Una piacevole scoperta

Immagine dell'opera

Triciclo

sec. XX (1900 – 1949)
Museo della Vita Contadina in Romagna di Russi

Giocattolo infantile costituito da un telaio di legno grezzo verniciato di rosso e blu, alla cui estremità posteriore è fissata una traversa con due ruote di legno. All’estremità opposta del telaio vi è un manubrio di legno che è collegato all’asta, sempre in legno, che tiene la ruota più grande. Questa è in legno ed è munita sul mozzo di pedali. Il sellino è ricavato da un’asse sagomata di legno.
Serviva per il gioco. Salito in sella il bambino muoveva il triciclo spingendo sui pedali

Chi cerca trova

Sfidiamo i visitatori ad una caccia al tesoro digitale nei musei dell’Emilia-Romagna, alla ricerca di immagini, oggetti, opere sul tema del gioco e dei giocattoli. Basterà taggare la nostra pagina usando l’hashtag #patercaccialtesoro e il tag alla pagina di IBC Emilia-Romagna..

Qualche suggerimento per iniziare

Orso giocattolo
sec. XX (1900-1949)
Museo della Civiltà contadina di Bastiglia

Bambino vestito da scout con asino giocattolo
sec. XX (1915-1918)
Museo Francesco Baracca di Lugo

maschera giocattolo
Cultura Kayapò – sec. XX
Museo d’arte Cinese ed Etnografico di Parma

Adesso tocca a voi