Certosa Monumentale
Via della Certosa, 18
Bologna (BO)
De Maria Giacomo
1762/ 1838
ambito bolognese
monumento funebre

marmo bianco,
marmo grigio,
ferro/ battitura,
bronzo
cm. 279.5 (la) 490 (a) 200 (p)
sec. XIX (1817 - 1830)
Monumento sepolcrale in marmo bianco inserito all'interno di una nicchia. Al centro, sopra un alto basamento in cui è inserito lo stemma gentilizio, è collocato un cippo piramidale con apertura centrale che simboleggia la porta dell'Ade. L'apertura è riempita con una lapide sepolcrale delimitata superiormente da un incavo rettangolare che contiene un'urna cineraria. Sulla gradinata che conduce alla soglia sono collocate tre statue: sulla sinistra un genio della morte con in mano un ramo di cipresso e una figura femminile allegorica con un'urna che rappresenta la Pietà Filiale; sulla destra una donna velata simboleggiante l'Eternità. Al vertice della costruzione è posta una statua raffigurante la Religione con una croce in mano ed una raggiera luminosa in testa, distesa su un leone accucciato. Tondi contenenti i profili degli inumati sono collocati sull'architrave della porta (due profili affiancati) e sui due lati della nicchia. Sotto i medaglioni sono inserite le lapidi corrispondenti.

Il monumento Caprara è forse il più famoso della Certosa bolognese. Fu riprodotto dallo Zecchi e compare citato dalle guide più significative (Gatti, Chierici, Ferrari). Per realizzarlo la committente Vittoria Caprara si servì del più noto ed apprezzato scultore bolognese del momento, Giacomo De Maria. Anche la scelta del marmo si rivela un tentativo di distinguere l'opera dai sepolcri affini in gesso, che apparivano fragili e ancora simili ad apparati effimeri.
I modelli seguiti dal De Maria furono il monumento a Maria Cristina d'Austria di Canova a Vienna e quello Stuart, in San Pietro a Roma. Alcune delle tipologie qui proposte dal De Maria ebbero un'immensa fortuna nei monumenti successivi. In particolare la figura della "velata" divenne uno dei modelli più richiesti dalla committenza e fu riproposta più volte in gesso da Giovanni Putti.