Biblioteca Classense
via Baccarini, 3
Ravenna (RA)
Sughi Gioacchino
notizie 1777-1793
Morigia Camillo
1743/ 1795
Morigia Camillo
1743/ 1795
decorazione plastico-pittorica

tela/ pittura a olio,
stucco
cm. 600 (la) 350 (a)
sec. XVIII (1714 - 1778)
Il complesso decorativo presenta un angelo e due genietti scolpiti che reggono un'ovale dipinto con l'effige di Pietro Canneti. In basso è una lapide con iscrizione. Sull'arcata due figure allegoriche reggono a sinistra l'ovale con l'effige del cardinale Maffeo Gherardi e a destra quella con il cardinale Andrea Giovannetti.

Complesso decorativo dedicato all'abate Pietro Canneti, composto da un angelo, la Fama e due genietti in stucco che reggono un medaglione dipinto con l'effige del celebre camaldolese, e due figure allegoriche collocate sull'arcata che reggono i ritratti del cardinale Maffeo Gherardi a sinistra e del cardinale Andrea Giovannetti a destra.
Il monumento al Canneti, realizzato nel 1714, come si evince dall'epigrafe celebrativa incisa in basso sopra la lapide fu collocato sopra la porta d'accesso dell'atrio della biblioteca. L'abate Pietro Canneti, nato a Cremona nel 1659, si diede alla carriera ecclesiastica forse per seguire le orme di di un suo zio che era nell'Ordine dei Cappuccini. Divenne monaco camaldolese a venticinque anni dopo essere stato prete secolare; a Ravenna compì il noviziato e vi rimase praticamente dal 1684 al 1689. In questa città fondò un'accademia ecclesiastica dedicata alla storia sacra e rifondò l'Accademia letteraria dei Concordi, (già fondata da Zaccarelli) cui parteciparono i più famosi eruditi e studiosi dell'epoca, anche stranieri. Grazie all'attività dell'accademia, da lui potenziata e rivitalizzata, l'abate fu al centro di una fitta rete di scambi letterari che facevano capo a tutti i maggiori centri italiani presso i quali, fra l'altro, si recò ripetutamente: era molto apprezzato per le qualità oratorie espresse sia in latino che in italiano (Petrucci 1975, p. 126), oltreché per la sua grande erudizione. Stimatissimo ai suoi tempi per le conoscenze letterarie, nonostante la sua imponente opera storica e letteraria (su tutte il saggio di storia e cultura ravennate "Monumenta genealogica Nobilis Familia Ravennatis de Guiccioli") perse fama dopo la sua morte, evidentemente per via, della non altissima qualità del suo lascito letterario. Espertissimo di biblioteconomia, fondò la Biblioteca Classense che resta la sua impresa più meritoria. Qui, dopo varie peregrinazioni fra Romagna ed Umbria, Canneti rimase dal 1704 al 1714 ed ebbe pieni poteri: ampliò la biblioteca trasformandola da modesta libreria monastica a moderna struttura di altissimo livello, enciclopedica. Acquistò incunaboli, manoscritti, opere di storia e di erudizione varia, ed arricchì le sale con fastose decorazioni, inoltre sottopose i confratelli ad un duro lavoro da bibliotecari, amanuensi e rilegatori al punto che costoro, anche per le immani spese sostenute, manifestarono aperta ostilità al progetto dall'abate che tuttavia proseguì indenne nel suo intento: nel 1712 il numero di opere presenti nella biblioteca ammontava ad oltre novemila. Il complesso apparato celebrativo promosso dal Canneti è tuttora apprezzabile ammirando gli splendidi apparati decorativi del salone con le statue in stucco, i motti iscritti, l'iconografia pittorica, il grande affresco sul soffitto. Di pregio assoluto, anche per il superbo valore testimoniale, sono l'Aristofane del X secolo, le prime rare edizioni italiane, alcuni codici volgari del XIV e XV secolo e la straordinaria suppellettile libraria. Nel 1714 Canneti si trasferì a Perugia e fu salutato da un'epigrafe dedicatagli dai confratelli (soprattutto da Fiacchi, suo successore) che fu posta in grandissima evidenza all'ingresso della sua biblioteca. Dal capoluogo umbro continuò a inviare rimesse librarie alla Classense e sollecitato dagli accademici Boccolini e Pagliarini completò un'edizione critica del "Quadriregio". Dapo una parentesi forlivese, dove fu abate del monastero di San Salvatore, nel 1727 tornò a Ravenna dove dopo due anni fu nominato generale dell'Ordine. Nonostante sia rimasto abate classense, dovette trasferirsi a Faenza dove si spense il 1° ottobre 1730. Canneti è stato uno dei personaggi tra i più influenti e straordinari che Ravenna abbia mai avuto: G. Cortesi, nel saggio su "L'abate Pietro Canneti bibliofilo e bibliografo (1952), intuisce talune sottigliezze legate all'acquisto di libri fatti in momenti diversi e spesso distanti nel tempo che suggeriscono dei nessi assolutamente imperscrutabili. La passione per la cultura del Quattrocento, espressa sia in italiano che in latino, fece si che Canneti acquisisse tutto quanto era possibile reperire fra opere maggiori e gli incunaboli del secolo. Il registro completo delle fonti e della bibliografia relativa a Canneti fino al 1975 si rinvia al saggio di Petrucci (1975) ed alle note Di G.V. Buonaccorsi nel libro "Memorie storiche dell'Antica, ed Insigne Accademia de' Filergiti, Forlì 1741, pp. 261-262. Più recentemente si segnalano i contributi raccolti in unico volume di Domini, Fabbri e Montanari con altre indicazioni bibliografiche. Infine molte lettere del Canneti sono conservate presso la Biblioteca Comunale di Forlì, nel fondo Piancastelli. Le due figure allegoriche collocate sull'arcata che reggono i ritratti dei cardinali Maffeo Gherardi e Andrea Giovannetti fanno parte del complesso decorativo realizzato in stucco fra il 1777 ed il 1778 da Gioacchino Sughi che operò su direzione dell'architetto Camillo Morigia. Scopo di quell'intervento fu di rimodernare l'atrio, attraverso il quale si accede alla grande sala della Biblioteca, con l'aggiunta di pilastri, festoni ed altri decori. Fra breve l'atrio verrà sottoposto a interventi di consolidamento e restauro.