Artisti, artigiani, architetti, produttori

Piacenza (PC) , 1897 - Piacenza (PC) , 1977
scultore

Nato a Piacenza nel 1897, fu allievo di Francesco Ghittoni all'Istituto "Gazzola" di Piacenza, grazie a una borsa di studio potè frequentare poi (1923-27) le lezioni di Ambrogio Alciati all'Accademia di Brera. Nel 1925 vince a Brera il premio Bozzi Caimi "per la miglior testa". Assimila i dettami di "Novecento", nel quale è destinato a muoversi per tutta la sua non breve attività, ma con accenti personali, che ne hanno fatto per molti anni un "petit maitre" nell'ambito della provincia, dove finisce per isolarsi dopo il '45. Dopo una parentesi di quattro o cinque anni in cui risente dei modi dell'Alciati, specialmente nel ritratto, la sua attenzione ammirata va prima a Spadini, poi a Sironi, che gli suggerisce forme monumentali su toni bassi, smorzati, realizzate però con un pizzico a volte un po' asprigno di verismo anticlassico (alla schietta monumentalità "sironiana" arriverà solo in certi momenti tra il '45 e il '50). È questa da qualche anno (dal 1934 circa) la sua pittura quando ottiene il clamoroso successo nel "Premio Cremona" (1939), che lo porta di colpo alla ribalta, con lodi entusiastiche di Ojetti e di altri che gli nocquero in seguito, quando del "premio" si considerò solo l'aspetto contenutistico e politico. In realtà aveva già avuto anche prima significative affermazioni (nella Biennale di Venezia del 1932 il premio per il ritratto; vi sarà presente anche nelle edizioni del '40, '42, 50; aveva vinto nel '34 la "Prima mostra regionale sindacale emiliana", proprio con il dipinto [n. 453] esposto alla Ricci-Oddi). L'ultimo successo di rilievo è l'ex-aequo nel premio "Cremona" del '41, minimizzato dal clima di guerra. Accanto all'attività di cavalletto quella di affrescatore e di scultore. Già prima del '40 aveva affrescato a Piacenza palazzi e chiese; nel '39 a Cremona gli viene affidata una lunetta della galleria ex "23 marzo", accanto a Sironi. Nel dopoguerra partecipa ancora a una Biennale di Venezia (1950), alle Quadriennali di Roma, alle Mostre della Permanente (a Milano) e a quelle dell'Angelicum; allestisce qualche personale a Milano, a Verona e a Piacenza, ma la critica ufficiale gli è in gran parte indifferente o ostile. Ricchetti si ritirò allora ancora di più nel suo guscio e si dedicò con fervore a complessi cicli di affreschi, specialmente nelle chiese di Piacenza e provincia, con risultati a volte pienamente convincenti. Come scultore realizzò ritratti e gruppi in bronzo. Nel 1967 l'Associazione Amici dell'Arte gli organizzò nella sua città una importante retrospettiva che permise di fare il punto sulla sua lunga attività.

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