Museo Civico Archeologico Etnologico
Largo Porta S. Agostino, 337
Modena
Birmania
lacca
legno
cm 47 (a)
diametro base 20,3
sec. XIX
n. 24; G3/2; MC E AS 15
Contenitore in legno con coperchio e ciotola intermedia, per un totale di quattro pezzi; all'interno presenta laccatura rossa; all'esterno è decorato con fasce a lacca dorata su cui sono dipinti racemi.Lo sviluppo ipertrofico del coperchio riprende lo stile inconfondibile del pinnacolo delle pagode birmane.

Con un cambiamento di gusto che ha il suo epicentro nella Cina del XIV secolo, i vassoi in lacca, come le ceramiche, raggiungono dimensioni troppo grandi per un uso reale; l'oggetto diventa pretesto, veicolo per ornamentazione; la protagonista è la lavorazione certosina: la lacca, una resina vegetale, viene stesa su un cuore di legno e garza, strato dopo strato, fino a raggiungere lo spessore desiderato per essere intagliata, in una tecnica chiamata diaoqi; gli strati possono essere di colore diverso, cosicché l'intaglio scopre una couche che contrasta cromaticamente con il resto; lo strato esterno viene lasciato tendenzialmente bruno, oppure preferibilmente rosso intenso, se la decorazione è figurata. Nelle dinastie successive, Ming e Qing, gli artigiani arrivarono a stendere anche duecento strati di lacca: ciascuno di essi richiedeva un giorno di stesura e asciugatura. Senza contare gli effetti devastanti sui polmoni dei laccatori, costretti a inalare polvere di orpimento, che praticamente è arsenico, e di rosso cinabro, che è solfato di mercurio. Ma della cattiva salute di questi artigiani non rimane traccia in nessuna storia dell'arte.