Museo Civico Archeologico Etnologico
Largo Porta S. Agostino, 337
Modena
Giappone
seta
legno di paulonia
cm 24 (la) 175 (l)
secc. XVIII-XIX
n. 181; G 2/1, MC E AS 19
Koto, strumento musicale giapponese ricavato dal tronco della paulonia; ha 13 corde di seta, con ponticelli mobili per riaccordare la scala. Il musicista tiene i plettri nella mano destra.

Oggetto acquisito tra il 1888 e il 1889. Ha origine in Cina, dove porta il nome di guqin, ma conquistò il pubblico giapponese sin dall'VIII secolo.Per l'intellettuale orientale, contemplare il paesaggio mentre si sorseggia del buon tè e si suona o si ascolta il koto è un must. Anche molti pittori amarono cimentarsi con il senso del bello e della perfezione tramite la pratica del koto.Il koo - sô - è uno strumento di origine cinese. Le prime testimonianze di una cetra simile in Cina, ma a sole 5 corde, è attestata già nel periodo 400 - 250 a.C. All'inizio del periodo Han (200 a.C.) esisteva una cetra a 12 corde ed in seguito ne nacque una a 13 corde che divenne comune durante il periodo Tang (618-907 d.C.); è questa la versione che venne importata in Giappone durante il periodo Nara (VIII secolo d.C.), anche se altri strumenti a corda esistevano in Giappone già dal periodo Yayoi. Si distinguono diversi tipi di sô; tutti sono dotati di 13 corde, ma: gakusô è il tipo di sô più antico, importato dalla Cina e usato nel gagaku a partire dal periodo Nara (alcuni esemplari risalenti a questo periodo sono conservati nello Shôsôin). Inizialmente era lungo 167 cm ma le sue dimensioni furono aumentate progressivamente fino ai 180 cm attuali; viene suonato con tsume lunghi e appuntiti. chikusô o tsukushigoto tipo di sô utilizzato nel genere musicale chiamato appunto tsukushigoto, diffuso nella regione di Tsukushi durante il periodo Azuchi-Momoyama (fine del XVI secolo); è strutturalmente identico al gakusô ma viene usato con plettri di forma differente (più lunghi di quelli del gakusô); zokusô [lett. "sô popolare"] con questo termine si indicano genericamente tutti i tipi di sô utilizzati nel sôkyoku moderno, cioè nelle varie scuole di musica per sô che risalgono direttamente o indirettamente a Yatsuhashi Kengyô e che costituiscono la quasi totalità del repertorio per lo strumento oggi eseguito (con l'esclusione del gagaku). Lo strumento originalmente usato da Yatsuhashi Kengyô era identico al gakusô ma è stato successivamente modificato dalle due principali scuole di zokusô: • la scuola Ikuta (fondata da Ikuta Kengyô nella seconda metà del XVII secolo) ha apportato modifiche alla forma dei ponticelli e degli tsume (introducendo l'uso degli tsume quadrati); i sô utilizzati da questa scuola sono caratterizzati da elaborate decorazioni (immagini ed intarsi) sulla cassa armonica ed hanno dimensioni tipiche di 191 cm di lunghezza e 24.8 cm di larghezza; • il sô utilizzato dalla scuola Yamada (fondata da Yamada Kengyô nella seconda metà del XVIII secolo) è caratterizzato da un aumento del volume sonoro e da un diverso timbro, ottenuti attraverso cambiamenti nella forma dei fori della tavola inferiore e dei ponticelli e da un aumento della sezione delle corde; esso ha dimensioni tipiche di 182 x 24.2 cm e viene suonato utilizzando tsume dalla punta arrotondata e di spessore maggiore rispetto a quelli della scuola Ikuta. Da un punto di vista estetico lo strumento si presenta in modo molto semplice in quanto è privo di qualsiasi decorazione. Al giorno d'oggi esistono ben pochi artigiani in grado di produrre le preziose decorazioni e laccature richieste per la costruzione di un sô di scuola Ikuta, e naturalmente il costo di uno strumento simile è molto elevato; pertanto molto spesso anche esecutori appartenenti alla scuola Ikuta utilizzano strumenti di scuola Yamada. L'intonazione di ogni corda può essere variata entro un intervallo piuttosto ampio (più di due ottave) semplicemente cambiando la posizione del ponticello mobile lungo la corda stessa. Nella musica per sô viene utilizzata una grande varietà di accordature a seconda del genere musicale, della scuola e del brano. Nel corso di un concerto può essere necessario cambiare più volte l'accordatura dello strumento a seconda di quanto richiesto da ogni pezzo eseguito; in alcuni casi, soprattutto in opere contemporanee, è necessario eseguire l'accordatura di una o più corde anche nel corso dell'esecuzione del brano stesso. L'accordatura più tradizionale è l'accordatura hirajôshi [accordatura principale], che è utilizzata in quasi tutti i brani codificati da Yatsuhashi Kengyô; essa si basa sulla scala musicale miyakobushi (o scala in), la scala musicale fondamentale di tutta la musica popolare giapponese a partire dal periodo Edo; rispetto alla scala ritsu utilizzata nella musica classica precedente (e in particolare nel gagaku) essa ha la caratteristica di comprendere anche intervalli di un semitono.