Artisti, artigiani, architetti, produttori

Ferrara (FE) , 1896 - Brugherio (MI) , 1956
pittore

De Pisis Filippo: è lo pseudonimo di Luigi Filippo Tibertelli nato a Ferrara l'11 maggio 1896, e che in seguito adottò l'antico cognome di famiglia, de Pisis.
Durante l'adolescenza scrive poesie e studia pittura con vari maestri tra i quali Odoardo Domenichini. Ama circondarsi di oggetti rari e curiosi e di vecchi libri, raccogliendo inoltre una collezione di farfalle e fiori selvatici che nel 1915 dona all'Università di Padova.
Affetto da disturbi nervosi, nel 1915 de Pisis viene ricoverato all'ospedale psichiatrico di Venezia ed esentato dal servizio militare. In seguito vive tra Ferrara e Bologna, nelle cui Università studia lettere e filosofia dal 1916 al 1919. Conosce Morandi, scrive articoli per "La Raccolta" di Giuseppe Raimondi e "La Brigata" di Dino Binazzi; il poeta ferrarese Corrado Govoni lo introduce poi nei circoli futuristi. Nel 1915 de Chirico e Savinio arrivano a Ferrara per espletare il servizio militare.
Insieme a de Pisis e a Carrà, che si unirono a loro nel 1917, formano il nucleo della "scuola" metafisica. De Pisis scrive raccolte di prose liriche e poesie: "Canti della Croara" ed "Emporio" del 1916, "La città dalle 100 meraviglie" del 1920, influenzata dalla visione nostalgica e malinconica dei fratelli de Chirico. E' solo con il trasferimento a Roma, nel 1919, che egli si dedica prevalentemente alla pittura. Frequenta l'ambiente di "Valori Plastici" e stringe rapporti di amicizia con il pittore Armando Spadini. In questo periodo inizia a elaborare le sue caratteristiche nature morte accostando oggetti eterogenei tenuti insieme da una fattura leggera e sensuale, colma della Stimmung della pittura metafisica.
L'elemento letterario - il motivo di un libro, frammenti di poesia o riferimenti visivi all'opera di artisti precedenti - rimane una componente centrale nella sua opera: De Pisis ricerca gli aspetti segreti, drammatici delle cose, ritenendo che il valore lirico e intrinseco di una natura morta abbia la precedenza sulla sua qualità pittorico o costruttiva. Il piacere che de Pisis ricava dalla qualità della bella pittura - "la bonne peinture" - è stimolato dal trasferimento a Parigi nel 1925. Nella capitale francese vive quattordici anni. L'ammirazione per Eugène Delacroix, Edouard Manet e Camille Corot, oltre che per Henri Matisse e i fauves, si riflette in un uso gestuale del colore e in brillanti accenti coloristici. Oltre alle nature morte, dipinge paesaggi urbani, nudi maschili e immagini di ermafroditi.
Le opere principali degli anni Venti sono le nature morte marine, immagini oniriche di oggetti straniati posti sulla spiaggia in un inquietante rapporto spaziale con il retrostante paesaggio. Fu de Chirico a presentare la prima personale parigina di de Pisis alla Galerie au Sacre du Printemps nel 1926; due anni dopo il critico francese Waldemar George scrisse la prima monografia su di lui.
De Pisis continua ad esporre in Italia e a scrivere articoli per "L'Italia Letteraria", "L'orto" e la "Rivista di Ferrara". Fa parte del gruppo degli "italiani di Parigi", che comprendeva de Chirico, Savinio, Campigli, Mario Tozzi e Renato Paresce; per loro Waldemar George presenta la mostra "Appels d'Italie" alla Biennale di Venezia del 1930.
Nel 1931 de Pisis esegue una serie di acquerelli per illustrare il volume "Questa è Parigi" dello scrittore Giovanni Comisso, suo intimo amico. Collabora inoltre con il compatriota Mario Caviglieri, che viveva nella Francia del sud-ovest. Negli anni Trenta visita l'Inghilterra in tre occasioni, stringendo rapporti d'amicizia con Vanessa Bell e Duncan Grant.
De Pisis ritorna a Milano allo scoppio della seconda guerra mondiale e nel 1944 si stabilisce a Venezia, dove trae ispirazione dalla pittura di Francesco Guardi e di altri maestri veneziani del XVIII secolo. Come già nei soggiorni londinesi, de Pisis dedica sempre molta cura nel rendere l'ambiente atmosferico, dissolvendo monumenti urbani in rade, calligrafiche pennellate e luminose gradazioni di tono.
L'ultimo decennio della sua vita è segnato da precarie condizioni di salute a causa di problemi nervosi. La sua opera ottiene un grande successo soprattutto alle Biennali di Venezia del 1948 e del 1954. Muore a Milano nel 1956.

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