Pinacoteca Civica Domenico Inzaghi
Via Mentana, 32
Budrio (BO)
Simone di Filippo detto Simone dei Crocifissi
notizie dal 1355-1399
dipinto

tavola/ pittura a tempera
cm. 36 (la) 43 (a)
sec. XIV (1355 - 1359)
n. 306
Come dimostra la raffinata decorazione a punzoni, la tavoletta, decorata ai bordi, prevedeva un'incorniciatura polilobata nella parte superiore. Le figurette degli angeli che reggono la mandorla, allusiva al piano metafisico in cui si pone la raffigurazione, sono dipinti con un colore rosso direttamente sul fondo d'oro, che traspare oltre le consunzioni. Entro la mandorla è posto il trono sul quale siede la coppia divina e oltre il quale si leva la croce. Il drappo prezioso che ricopre il trono è eseguito con finissimi punzoni e velature di colore bianco che imitano il disegno della stoffa. La parte destinata ad essere coperta dalla cornice, e dunque soltanto ingessata, è stata coperta con una ridipintura che simula una modanatura nel corso di un antico restauro, che ha pure provveduto a rinforzare la tavola, già offesa da spaccature in senso orizzontale, applicandola su un nuovo supporto ligneo. E' probabile che costituisse l'elemento centrale di un polittico smembrato. Fu prestata alla Pinacoteca Inzaghi in cambio del dipinto dall'identico soggetto di Vitale, trasferito temporaneamente nella Pinacoteca di Bologna. A quest'ultima era pervenuta in epoca napoleonica, come si desume dalle liste delle requisizioni effettuate a partire dal 1797, dove è identificabile in un dipinto proveniente dal convento di San Domenico (Emiliani 1971; Cammarota 1997). Lo stesso che Malvasia aveva descritto come la "piccola Incoronata sull'asse con le lettere Symon fecit, presso oggi il Reverendiss. ed Eccellentiss. Rettore di San Mamolo" (Lollini 2004). Si Collega strettamente ad un nucleo di opere che la critica giudica giustamente precoci entro il percorso di Simone di Filippo, un pittore molto prolifico la cui attività si svolse lungo tutto l'arco della seconda metà del '300. Si vedranno in particolare le due cuspidi con l'Angelo annunciante e la Vergine annunciata della Pinacoteca Nazionale di Bologna (inv. nn. 223-224), forse parte con questa Incoronazione di uno stesso complesso (D. Benati, 1986), la cuspide col Sogno della Vergine della Pinacoteca di Ferrara e la Madonna gravida ad affresco di Santa Maria dei Servi, tutti caratterizzati da fisionomie, soprattutto quelle femminili, improntate a uno stesso ideale di raffinatezza ed eleganza, che Simone desume da Vitale. Ma rispetto a Vitale, presso il quale Simone si era educato, si nota già in lui, oltre a una più marcata e insistita ricerca espressiva, una forte esigenza plastica, evidente ad esempio nella tridimensionalità del trono e nello squadro con cui sono realizzate le figure. Stante la difficoltà di riconoscere Dalmasio degli Scannabecchi, cognato del pittore, nel gruppo stilistico ricostruito sotto il suo nome da Longhi, appare problematica la possibilità richiamata da Gibbs e rilanciata da Volpe (2004) di giustificare in relazione a questi la presenza in Simone di simili propensioni, che trovano piuttosto spiegazione nella svolta anti-gotica e neo-giottesca in atto nella cultura figurativa bolognese negli anni immediatamente successivi alla morte di Vitale. Per questi motivi il dipinto dovrà trovare posto sul finire degli anni cinquanta del Trecento.