Pinacoteca Civica Domenico Inzaghi
Via Mentana, 32
Budrio (BO)
Cavedone Giacomo
1577/ 1660
Altra Attribuzione: Ludovico Carracci
scuola di Ludovico Carracci
scuola del Guercino
dipinto

tavola/ pittura a olio
cm. 37 (la) 37.5 (a)
sec. XVII (1616 - 1620)
n. C. 65
L'identità di misure e di supporto lega a una stessa provenienza questi sei dipinti che, data la presenza di altri misteri del Rosario, risulta difficile identificare con sicurezza nei vecchi inventari della collezione. Parrebbe trattarsi di quanto resta di una serie inizialmente di dodici tavolette, riferite inizialmente a Ludovico o alla sua scuola (Elenco 1839) e poi a quella di Guercino (Certani 1931) e da ultimo considerate copia da Ludovico Carracci (Sorrentino 1949). Indicazione quest'ultima che sembra valere per la sola Incoronazione di spine, ricavata dal dipinto eseguito dal maggiore dei Carracci per San Girolamo della Certosa ed ora nella Pinacoteca di Bologna, mentre negli altri casi, pur essendo palese l'influenza di quest'ultimo, ci ritroviamo davanti a rielaborazioni autonome di spunti tratti dall'iconografia corrente per questo tipo di dipinti, destinati in origine a figurare ai lati di un'immagine della Madonna su un altare dedicato al Rosario. Partendo dall'esame delle tavolette connotate da un maggior livello qualitativo, come l'Adorazione del Bambino o la Flagellazione, non sarà viceversa difficile cogliere la presenza di caratteri da riconnettere alla prima attività di Giacomo Cavedoni, quale ci appare, superata la fase strettamente ludovichiana del Santo Stefano della Galleria Estense, o del Sant'Antonio tormentato dai demoni di San Benedetto a Bologna, intorno al 1610: ad esempio nella piccola pala con la Madonna della Misericordia con San Domenico che distribuisce corone alla compagnia del Rosario ora nel Santuario della Madonna dell'Olmo di Budrio resa nota solo di recente (A. Mazza, Una Madonna della Misericordia di Giacomo Cavedoni nel santuario della Madonna dell'Olmo a Budrio, in Quaderni di Palazzo Pepoli Campogrande, 5, 1998, pp. 75-77). Di quest'ultimo dipinto, originariamente connesso a un altare della confraternita del Rosario nella chiesa budriese di San Domenico, i misteri qui esaminati avrebbero potuto anzi costituire il necessario completamento figurativo e liturgico, giacché il compito di simili dipinti era appunto quello di agevolare, attraverso la raffigurazione dei quindici misteri presi in esame, la recita del rosario. Se si pensa alla loro particolare funzione, nemmeno il fatto che questi ultimi siano dipinti su tavola, e non su tela come l'immagine conservata nel santuario dell'olmo, sembrerebbe in fondo ostacolare il collegamento proposto. Il livello meno alto di alcune tavolette, come l'Annunciazione o la citata Incoronazione di spine, potrebbe far pensare a una collaborazione con altro artista meno dotato. Della serie originale potrebbe poi aver fatto parte anche un'altra tavoletta raffigurante l'Ascensione (37,5x 35,5 Modena, Collezione privata), già attribuita da Benati al Cavedoni nella quale il ricalco dall'Ascensione di Ludovico Carracci tuttora in Santa Cristina a Bologna è analogamente corretto da una temperatura cromatica che infonde unità al dipinto, con un effetto che prelude al Guercino.