Pinacoteca Civica Domenico Inzaghi
Via Mentana, 32
Budrio (BO)
Sabatini Lorenzo detto Lorenzino da Bologna
1530 ca./ 1576
dipinto

tavola/ pittura a olio
cm. 62 (la) 75 (a)
sec. XVI (1550 - 1570)
n. C. 86
Il Bambino è effigiato nell'atto di allungare la mano verso l'anello che la Madre gli porge e che Caterina attende giungendo devotamente le mani. Ritenuto di scuola fiorentina nell'Elenco del 1939, la tavola venne riferita a Innocenzo da Imola su suggerimento di Podio (Certani 1931) e poi giudicata "non lontana forse da Luca Longhi" (Arfelli 1935). Nel 1938 Ragghianti l'accostava a un disegno del Musée des Beaux-Arts di Rennes (inv. 794.1.2936) opera a suo avviso di Pellegrino Tibaldi, di cui la tavola sarebbe stata una debole copia sammachiniana. Bodmer (1940 ca.) pensava ancora alla scuola del Samacchini, al quale la riferivano direttamente Sorrentino (1949) e Codicè Pinelli. Bernardini (1989) ha avanzato più di recente una proposta attributiva in favore di Lorenzo Sabbatini, segnalando l'esistenza di un'altra tavola al Davia Bargellini di Bologna dove torna la stessa composizione, sia pure con qualche variante che interessa in particolar modo la figura diversamente disposta di Giuseppe. Da tempo però (Di Giampaolo 1990) il disegno di Rennes era stato riconosciuto (Briganti 1945) come preparatorio per la tavola di Sabbatini già in Casa Bellucci a Bologna e ora a Dresda (inv. 119) che sarà pertanto da giudicare come prototipo dal quale gli altri esemplari dipendono. Come nel disegno infatti vi compare in basso la figura di San Girolamo, mentre manca quella di Giuseppe, aggiunta nelle derivazioni di Bologna e di Budrio. Rispetto alla versione del Davia Bargellini in quella di Budrio si coglie assai meglio la matrice sabbatiniana, per la stesura compatta e levigata e l'atteggiamento compunto dei volti. Il confronto con il dipinto di Dresda dimostra una rielaborazione a fini devozionali uscita dalla bottega di Lorenzo, in cui l'eletta eleganza del modello è sostituita da un fare più approssimativo e pesante.