Pinacoteca Civica Domenico Inzaghi
Via Mentana, 32
Budrio (BO)
ambito bolognese
dipinto

tela/ pittura a olio
cm. 42.5 (la) 55 (a)
sec. XVI (1590 - 1599)
n. C. 103
Il dipinto prospetta un caso critico molto interessante che lo distingue dagli altri dipinti di carattere meramente devozionale esposti in questa sala. Schedato negli inventari a stampa in modo generico, è stato fatto oggetto di un attento esame da parte di C. Bernardini (1989), che, rilevandone il "livello qualitativo molto alto", l'ha ricollegato, soprattutto per gli inserti di natura morta sulla destra e per le tipologie di alcune figure, alla prima (e ancora poco nota) attività bolognese di Denys Calvaert (ma anche al fare di Lorenzo Sabbatini all'epoca in cui il Calvaert fu suo collaboratore nella prima metà degli anni '60, non senza entrare in consonanza con le tendenze più "eccentriche" che in Bologna a quelle date facevano capo a Giovan Francesco Bezzi detto il Nosadella, e forse con lo stesso Pellegrino Tibaldi. L'individuazione di un piccolo corpus di opere appartenenti evidentemente allo stesso artista, operata da chi scrive, permette di prospettare il problema ad una data più inoltrata, anche se lascia irrisolto il quesito della paternità del dipinto: si tratta di una Sacra Famiglia con Santa Caterina e San Francesco appartenente alla collezione Brignole Sale, pervenuta alla Galleria di Palazzo Rosso di Genova (cfr. E. Jakobsen, Le Gallerie Brignole-Sale De Ferrari in Genova, in 'Archivio storico dell'arte', II, 1896, p. 119, fig. 15), dove ritorna in controparte la stessa figura di Giuseppe e Caterina, collocata in basso a destra, che si volge verso lo spettatore indicando il Bambino con lo stesso gesto di Giovannino nel dipinto Inzaghi; di una Madonna col Bambino, Santa Cecilia e San Giacinto passata di recente sul mercato londinese (rame, cm. 35 x 28; Christie's, 14 dic. 1990, n. 63, come 'Agostino Carracci, attr.' sulla base di una comunicazione orale di chi scrive); e ancora di un'Annunciazione che si conserva, inedita, in una collezione privata bolognese. Il gruppo così costituito si qualifica per la declinazione di stilemi che rinviano alla tradizione bolognese di Bartolomeo Passerotti con un'attenzione naturalistica più matura e consapevole, non ignara, come notava giustamente C. Bernardini, delle sottigliezze ottiche fiamminghe, ma in grado poi di fonderle entro una lucente intelaiatura luminosa che può in qualche modo mettersi a confronto con quella adottata da Ludovico Carracci nelle opere più antiche del suo catalogo: nel San Vincenzo del Credito Romagnolo, ad esempio (circa 1580). Tuttavia la presenza, nel rame ex-Christie's, del domenicano Giacinto, assurto agli onori degli altari solo nel 1594, induce a ipotizzare una datazione del piccolo gruppo di opere nel corso dei primi anni '90 e ad ascriverne la paternità a un artista che, uscito dall'insegnamento del Passerotti o del Calvaert, si orienti timidamente in direzione più naturale sotto l'esempio dei Carracci.