Pinacoteca Civica Domenico Inzaghi
Via Mentana, 32
Budrio (BO)
ambito romagnolo
dipinto

tavola/ pittura a olio
cm. 60.5 (la) 72.5 (a)
sec. XVI (1500 - 1510)
n. C. 284
La scritta è evidentemente più tarda e il personaggio effigiato, che l'abbigliamento qualifica come un giureconsulto, ha ben poche possibilità di identificarsi in Antonio da Budrio (1338-1408). Come nel caso del dipinto trattato al numero seguente, la palese falsificazione andava evidentemente incontro alle speranze di restituire un volto all'illustre budriese, importante studioso di diritto canonico, che insegnò a Perugia, Firenze, Ferrara e Bologna (cfr. R. Abbondanza o L. Prosdocimi, ad vocem Antonio da Budrio, in Dizionario biografico degli Italiani, III, Roma, 1961, pp. 541-542), del quale sussiste un'effigie, forse non meno idealizzata, nella lastra tombale scolpita nel 1436 da Jacopo della Quercia per San Michele in Bosco a Bologna (cfr. J. Beck). Del tutto di fantasia risultano il busto fatto apporre nel 1665 dal parroco Domenico M. Baldassarri sotto il portico della chiesa di San Lorenzo a Budrio (Servetti Donati, 1989, p. 7, fig. 2) e l'immagine contenuta nella prima delle tre tele con gli Uomini illustri di Budrio, qui esaminate al n. 1. Il dipinto in esame non ha mai goduto di una reale attenzione critica, ma si impone per la qualità non banale della sua formulazione pittorica che, per la stesura moderatamente naturalistica volta a dar vita a un impianto ormai arcaico, richiama una situazione culturale eccentrica quale potè determinarsi in ambito romagnolo da parte di artisti operosi nei modi di Marco Palmezzano e di Baldassarre Carrari.