Museo Internazionale e Biblioteca della Musica
Strada Maggiore, 34
Bologna (BO)
bottega C. Bechstein
pianoforte
C. Bechstein

legno/ pittura a finto legno di ebano,
ghisa,
avorio
mm 2000 (lu)
sec. XX (1923 - 1923)
Lo strumento, pur essendo stato costruito nella prima decade del secolo scorso, fa comunque parte di quella che sì può definire l'epoca moderna del pianoforte, poiché già dai primi anni del '900 la tecnica di costruzione di questi strumenti era arrivata ad un punto tale di perfezionamento che poco si scosta dai pianoforti di ultima generazione.
Le caratteristiche che maggiormente lo distinguono dagli analoghi strumenti moderni sono sostanzialmente tre:
la voce, dal timbro più dolce (quasi vellutato) più melodiosa e più armoniosa;
la tastiera, più leggera al tocco (perciò molto scorrevole);
la copertura dei tasti, in avorio; (materiale, questo, che fu proibito dagli anni ottanta del secolo scorso).
Queste caratteristiche, hanno fatto si che vari pianisti, anche di fama mondiale, ne siano rimasti colpiti e affascinati.
Il pianoforte presenta telaio completo in ghisa, corde incrociate, due pedali, meccanica a doppio scappamento, tastiera con ottantotto tasti ricoperti in avorio, martelliera senza sottofeltro (tipica della tradizione Bechstein), mobile ebanizzato a gamba dritta.
Nel lavoro di revisione, svolto tempo dopo la donazione fatta al Museo, si è provveduto alla rasatura (pettinatura) della martelliera (feltratura), al controllo e messa a punto della meccanica, alla registrazione dei pedali, all'accordatura al corista (440 h.z.) ed alla pulizia interna dello strumento.
Le caviglie e le corde, pur non essendo più lucenti come da nuove, non sono state cambiate, poiché consentono ancora una tenuta dell'accordatura più che soddisfacente.

La tastiera sviluppata è un'invenzione della cultura occidentale e, sino al secolo XIX, è conosciuta solo nel territorio di questa civiltà. Una tastiera sviluppata è composta d'un certo numero di tasti mobili, ognuno dei quali corrisponde a una nota. La tastiera sviluppata fu applicata per la prima volta nella hýdraulis dell'antichità greca, una specie d'organo a tasti scorrevoli: tirando un tasto, il suonatore produceva una determinata nota; respingendolo, la terminava. Questo tipo d'organo, ancora in uso nell'impero bizantino, fu tramandato da quest'ultimo all'Europa occidentale: un tipo d'organo alquanto migliorato era conosciuto in Spagna nel secolo V, in Inghilterra intorno al secolo VIII, nel regno di Franconia nei secoli VIII e IX. Nel secolo XIII la tastiera con tasti scorrevoli fu sostituita con quella con tasti a pressione, dapprima più o meno in forma di tasti della macchina per scrivere odierna, ma già verso la fine del '200 anche in forma di semplici leve. Dalla fine del secolo XIII sino ad oggi tutte le tastiere di strumenti musicali sono composte di tasti a leva.
Il principio della tastiera sviluppata s'incontra dunque per la prima volta nell'organo. La tastiera a leve fu poi applicata dalla fine del '300 anche ai cordofoni. La maggior parte dei cordofoni con tastiera a leve consta di cetre in senso generico. Esiste un numero di varianti di tali cordofoni con tastiera a leve: importanti sono i clavicordi, che non s'incontrano in questa collezione e che perciò trascuriamo in questa sede; poi i cordofoni con tastiera a leve con corde pizzicate (clavicembali, spinette, arpicordi); i cordofoni con tastiera a leve con corde percosse (i vari pianoforti e i pianoforti a tangenti); infine i cordofoni con tastiera a leve con corde strofinate, non rappresentati in questa collezione e dunque non trattati.
Per quanto concerne la trattazione generale dei cordofoni con tastiera a leve con corde percosse (i pianoforti) si rinvia al paragrafo 3.2.2. del catalogo di van der Meer (pp. 148- 152).
Carl Friedrik Wilhelm Bechstein (fondatore della casa omonima) nacque nel 1826 a Gotha. Cominciò ad appassionarsi al pianoforte, quando una sua sorella sposò Jonan Gleitz, costruttore di questi strumenti. Dopo un periodo di apprendistato col cognato, Bechstein, si recò in Francia dove ebbe modo di sviluppare le sue conoscenze con le tecniche più evolute del periodo sulla fabbricazione dei pianoforti.
Si racconta che vedendo Franz Liszt suonare con così tanto impeto ed energia, lanciò una sfida a se stesso: costruire un pianoforte capace di resistere a lungo a tali sollecitazioni. Fu allora che Bechstein istituì la sua fabbrica a Berlino nel 1853.
Nel 1856 Bechstein costruì un pianoforte a coda presentato l'anno dopo da Hansuon Bùlow a Berlino, in una storica occasione: la prima esecuzione pubblica della sonata in Si minore di Liszt; il pianoforte ottenne lo stesso successo della sonata: molto contenuto, ma in seguito, come la sonata, si impose tra le maggiori creazioni dei secolo. (cfr "Storia del Pianoforte" di Piero Rattalino).
Nel 1900, anno in cui Bechstein morì, la produzione era arrivata a quota 54.000 strumenti ed oltre.
L'azienda passò ai figli: Karl, Johann e Edwin che presto fecero crescere notevolmente la produzione.
Sempre nell'anno 1900, la Bechstein inaugurò una sala da concerto che chiamò "Bechstein Corridoio".
Nel 1963 la ditta fu rilevata da Baldwin, costruttore statunitense, e solo nel 1986 tornò tedesca, acquistata dal tecnico Karl Schutze.
A tutt'oggi la ditta prospera ed ha rilevato marchi come Zimmermann W. Hofmann.