Museo Internazionale e Biblioteca della Musica
Strada Maggiore, 34
Bologna (BO)
Glonner Josephus
notizie 1753/ 1780
pianoforte

legno di conifera,
legno di pioppo,
legno di faggio/ verniciatura parziale,
legno di pero/ verniciatura parziale,
legno di quercia,
legno di tiglio/ tornitura,
legno di noce,
legno di prugno,
legno di castagno/ verniciatura,
legno di ebano,
legno,
osso,
cuoio,
feltro,
piombo,
ottone,
ferro,
carta
mm
Lu. senza cornice 1239//la. senza cornice 445//h. della cassa senza coperchio 182//con coperchio 196//h. totale col supporto 805//sp. delle fasce 14//coperte dei tasti diatonici 107//coperte dei tasti cromatici 61//la. della tastiera 718//la. di tre ottav
sec. XVIII (1780 - 1780)
n. B 39401
La cassa ha un fondo di conifera. Sotto il fondo c'è un telaio dello stesso legno lungo i bordi, e una lista di pioppo diagonale, più o meno parallela alla direzione delle corde, per contrastare la tensione di queste ultime. Una cornice inferiore di faggio tinto marrone è applicata al telaio sotto il fondo. Il fondo è stato applicato di sotto contro le fasce. Le fasce, le fiancate della tastiera, il listello davanti alla tastiera e il listello frontale sono di faggio tinto marrone, con una modanatura sul bordo superiore. Le fasce sono incollate tra loro a coda di rondine, le parti della cornice inferiore ad augnatura. Applicato dietro il listello frontale c'è un listello traverso di faggio tinto marrone.
Un coperchio di pero con fibra dipinta poi verniciato marrone copre lo spazio a sinistra della tastiera, destinato alle leve dei registri, dov'è anche un candelabro di piombo. A destra della tastiera, con la profondità di quest'ultima, c'è un coperchio di pero lavorato come il coperchio a sinistra della tastiera; quest'ultimo coperchio ha una cornice applicata con chiodini, e un altro candelabro con un piede di ferro e un piatto di ottone.
Probabilmente un'aggiunta posteriore è un coperchio nello spazio dietro il listello frontale, coperchio composto d'una cornice di quercia tinta marrone, applicata con cerniere di ottone. Dentro la cornice si trovava in origine con ogni probabilità un'intelaiatura di seta.
Il coperchio del pianoforte è di faggio tinto marrone. La parte principale consiste d'una cornice con due riempimenti. La ribalta è fissata alla parte principale, e quest'ultima alla fascia posteriore con cerniere con piastre di ferro. Una cornice laterale di faggio tinto marrone è applicata ai lati sinistro, destro e anteriore del coperchio con la ribalta. Il pannello anteriore di chiusura è incollato alla ribalta. Attaccata al pannello c'era in origine una linguetta con occhiello, ora mancante, da inserire nella serratura con piastra di ferro nel listello davanti alla tastiera.
Il supporto è composto di quattro gambe tornite di tiglio con fibra dipinta, verniciate marrone, di una cornice rettangolare di faggio tinto marrone alla base delle gambe, e di quattro piedi sferici, probabilmente di tiglio, sotto la cornice.
La tavola armonica, a destra della tastiera, è di conifera con fiori dipinti in tempera. Ha una cornice di noce lungo le fasce e ai due lati della copertura del somiere. Sulla parte della tavola dietro il somiere c' è una rosetta di carta con otto fori e l'etichetta con la firma del costruttore. La barriera, di faggio, è la continuazione della fiancata della tastiera dal lato degli acuti.
Il somiere è curvato in forma di esse, con una copertura di noce sopra la tavola. Lo strumento ha due corde per ogni nota. Le caviglie sono disposte in file di quattro. Accanto alle caviglie sono scritti in inchiostro i nomi delle note secondo il sistema: C= Do; Cdiesis = Dodiesis; D= Re; Eb = Mib; E = Mi; F= Fa; Fdiesis Fadiesis; G = Sol; Gdiesis = Soldiesis; A = La; Adiesis= Ladiesis [!]; B = Si.
e i numeri degli ordini. Dato che B è usata per Si, non per Sib, come in Germania, risulta che i nomi delle note sono stati aggiunti probabilmente in Italia.
Il ponticello sulla tavola è curvato in forma di esse. E di noce, con due punte per ogni corda.
Sono attaccati alla fascia posteriore, dall'alto in basso:
1. il listello d'attacco delle corde, di faggio tinto marrone, con un capotasto di pero;
2. il listello delimitante la corsa dei martelletti, d'un legno non identificato;
3. un blocco di conifera delimitante la corsa dei tasti;
4. la lista-guida dei tasti, di faggio;
5. la lista d'appoggio, di conifera, per le leve dei tasti.
Lo spazio a sinistra della tastiera, sino agli elementi elencati sopra, è riempito con un blocco di conifera, con la stampa: VD/ 2500.
Ambito della tastiera Do1- Fa5 (54 tasti).
Incollata al fondo c'è una traversa di faggio, smussata dai lati lunghi. Non c'è telaio della tastiera.
Le leve dei tasti sono di conifera, con numerazione 1-54 in inchiostro. Le coperte dei tasti diatonici sono di prugno in due sezioni, con due rigature nella parte anteriore. I frontalini sono di cuoio rosso. Le coperte dei tasti cromatici sono di osso su castagno tinto nero. Le guide dei tasti consistono in lamine di ottone inserite in coda e scorrenti nelle apposite scannellature delle lista-guida. Le lamine d'ottone forse non sono originali.
La meccanica è una Prellmechanik con martelletti in capsule sulle leve dei tasti, senza scappamento. Le capsule sono di faggio. I gambi e le code dei martelletti sono di pero. Le teste dei martelletti, avvitate ai gambi, sono dello stesso legno con punte di ebano. Ognuna delle capsule è coperta d'una striscetta di cuoio sopra la coda del martelletto montato in essa.
Su ognuna delle leve dei tasti c'è un blocchetto di tiglio, dove posa la testa del martelletto. Davanti a questo blocchetto è infissa in ogni leva un ceppino di tiglio, la cui funzione non risulta chiara. E possibile che il costruttore abbia inteso questi elementi come arresti per i martelletti, ma in realtà le teste dei martelletti non raggiungono questi elementi.
Gli smorzatori sono leve con teste che posano di sopra sui singoli ordini. Le leve sono di pero tinto nero di sopra, con numerazione 1-54 in inchiostro. Le teste sono dello stesso legno e sono coperte di cuoio.
Gli smorzatori sono divisi in due gruppi: quello dei bassi (Do1- Re3) e quello degli acuti (Mib3-Fa5). Gli smorzatori d'entrambi i gruppi sono fissati con perni in scannellature in due listelli inferiori di faggio, uno per il gruppo dei bassi, uno per quello degli acuti. Su entrambi questi listelli c'è un listello superiore dello stesso legno, fissato con tre uncini di ottone che entrano in tre occhielli della stessa lega nel listello inferiore corrispondente. Gli smorzatori vengono alzati con perni di ferro entranti nelle leve dei tasti corrispondenti.
I registri sono fatti funzionare con leve a mano.
1. Forte (alzata degli smorzatori): attraverso entrambe le fiancate della tastiera c'è una leva di ferro con un pomello di ottone; la leva a sinistra rialza una leva di pero sotto la sezione degli smorzatori dei bassi, quella a destra una leva dello stesso legno sotto la sezione degli acuti.
2. Liuto: attraverso la fiancata sinistra della tastiera c'è una leva di ferro con un pomello di ottone che fa funzionare una leva di noce, la quale rialza un listello di faggio con guarnizione di feltro contro le corde.
3. Pianissimo: attraverso il lato sinistro e quello destro del listello davanti alla tastiera c'è una leva di ferro con un pomello di ottone che spinge il lato dei bassi e quello dei soprani rispettivamente d'un listello di conifera con guarnizione di feltro tra le teste dei martelletti e le corde. Il listello non è originale, ma il registro in origine era fatto così. La guarnizione del listello d'appoggio per le leve dei tasti è talmente logorata che il materiale non è più identificabile. Coperti di cuoio bianco sono il listello delimitante la corsa dei martelletti, quello delimitante la corsa dei tasti e le teste degli smorzatori. Come s'è già detto, le capsule sono coperte d'una striscia di cuoio sopra le code dei martelletti. Coperti di feltro sono i blocchetti, dove posano le teste dei martelletti, e i listelli dei registri del liuto e del pianissimo.

La tastiera sviluppata è un'invenzione della cultura occidentale e, sino al secolo XIX, è conosciuta solo nel territorio di questa civiltà. Una tastiera sviluppata è composta d'un certo numero di tasti mobili, ognuno dei quali corrisponde a una nota. La tastiera sviluppata fu applicata per la prima volta nella hýdraulis dell'antichità greca, una specie d'organo a tasti scorrevoli: tirando un tasto, il suonatore produceva una determinata nota; respingendolo, la terminava. Questo tipo d'organo, ancora in uso nell'impero bizantino, fu tramandato da quest'ultimo all'Europa occidentale: un tipo d'organo alquanto migliorato era conosciuto in Spagna nel secolo V, in Inghilterra intorno al '700, nel regno di Franconia nei secoli VIII e IX. Nel secolo XIII la tastiera con tasti scorrevoli fu sostituita con quella con tasti a pressione, dapprima più o meno in forma di tasti della macchina per scrivere odierna, ma già verso la fine del '200 anche in forma di semplici leve. Dalla fine del secolo XIII sino ad oggi tutte le tastiere di strumenti musicali sono composte di tasti a leva.
Il principio della tastiera sviluppata s'incontra dunque per la prima volta nell'organo. La tastiera a leve fu poi applicata dalla fine del '300 anche ai cordofoni. La maggior parte dei cordofoni con tastiera a leve consta di cetre in senso generico. Esiste un numero di varianti di tali cordofoni con tastiera a leve: importanti sono i clavicordi, che non s'incontrano in questa collezione e che perciò trascuriamo in questa sede; poi i cordofoni con tastiera a leve con corde pizzicate (clavicembali, spinette, arpicordi); i cordofoni con tastiera a leve con corde percosse (i vari pianoforti e i pianoforti a tangenti); infine i cordofoni con tastiera a leve con corde strofinate, non rappresentati in questa collezione e dunque non trattati.
Per quanto concerne la trattazione generale dei cordofoni con tastiera a leve con corde percosse (i pianoforti) si rinvia al paragrafo 3.2.2. del catalogo di van der Meer (pp. 148- 152).
Secondo la tradizione lo strumento esaminato in questa scheda sarebbe stato in possesso di Padre Giovanni Battista Martini. Questo sembra improbabile, perché Padre Martini nelle sue composizioni per strumenti a tastiera usa l'ambito So10-Do5, mentre lo strumento descritto sopra possiede l'ambito Do1-Fa5.
Josephus Glonner è noto come costruttore di clavicordi, di strumenti a tastiera a corde pizzicate e di pianoforti dal 1753. Finora l'ultima data biografica conosciuta era il 1772. Traspare dallo strumento qui descritto che era attivo ancora nel 1780. Si deduce poi dall'etichetta nel pianoforte rettangolare qui trattato, che fu per un certo periodo della sua vita costruttore di clavicembali alla corte dell'Elettore di Baviera a Monaco.