Museo Internazionale e Biblioteca della Musica
Strada Maggiore, 34
Bologna (BO)
ambito italiano
chitarra battente

legno di conifera,
legno di ebano/ verniciatura,
legno di cipresso,
legno di noce,
legno di palissandro/ impiallacciatura parziale,
legno di frassino,
legno di pero,
legno di olmo,
legno/ verniciatura,
pergamena,
osso/ impiallacciatura,
avorio
mm
Lu. totale 705//lu. della cassa 422//distanza tra l'estremità superiore della tavola e il centro della rosetta 134//la piega nella tavola 237//la. superiore 185, centrale 150//inferiore 233//h. delle fasce 85 (alla giuntura col manico) - 81//lu. del manic
sec. XVIII (1700 - 1799)
n. 1827
Le parti originali di questo strumento - la tavola, la rosetta, probabilmente anche il manico e la paletta - appartenevano a una chitarra battente. La tavola è di conifera con una piega, dove nello stato originale si trovava un ponticello non attaccato alla tavola. La tavola dimostra tracce di piccoli danni tra la rosetta e il ponticello sotto la vernice che è di un periodo posteriore. Questi danni possono essere spiegati con la supposizione che la chitarra battente fosse pizzicata con un plettro. Sotto il ponticello ci sono nella tavola due intarsi di ebano, quello superiore in forma di cuore rovesciato, quello inferiore in forma di triangolo con bordo dentellato. Nella tavola c'è una bella rosetta di pergamena a imbuto col centro rialzato. La rosetta è geometrica a base esagonale. Intorno alla rosetta ci sono due filetti di legno tinto nero.
Come tutte le chitarre battenti, anche questo strumento aveva in origine un fondo bombato e fasce alte composte di doghe. In un'epoca successiva la chitarra battente fu cambiata in chitarra con la sostituzione delle fasce e del fondo. Attualmente le fasce sono di cipresso - i due pezzi di noce inseriti in un modo molto grossolano sono dovuti ad una riparazione ulteriore - con una striscia di palissandro sullo zocchetto inferiore, attraversante le fasce dalla tavola sino al fondo. Il fondo attuale, piatto, è pure di cipresso con un bordo di legno tinto nero. Il pezzo di frassino inserito nel fondo è parte di una riparazione posteriore. Il manico di legno semiduro impiallacciato con strisce di palissandro e di osso è probabilmente quello della chitarra battente. Il capotasto è di osso. Manca la tastiera, che continuava per 12 mm sopra la tavola. Dove si trovava la tastiera ci sono nel manico tracce di nove tasti inseriti di metallo, osso o avorio, ora mancanti. La paletta con sagoma dentellata, di palissandro con strisce di avorio sul retro, è probabilmente quella della chitarra battente. I 5 x 2 piroli di pero, posteriori, non sono originali. Nemmeno originale è il ponticello di olmo, con una base molto grossolana dello stesso legno, ora attaccato alla tavola. Ora le 5 x 2 corde sono attaccate a cinque chiodi nella fascia inferiore sotto il ponticello.
In un'epoca posteriore lo strumento intero, incluse la tavola e la rosetta, fu coperto d'una vernice densa color rosso marrone.

Le cetre in senso generico sono cordofoni semplici. Le altre categorie dei cordofoni sono tutte in qualche maniera composite. Una di queste categorie è formata dai liuti in senso generico, i quali, oltre la cassa, hanno per lo meno un manico. Le corde si trovano a breve distanza dalla cassa e dal manico e corrono parallele a questi. Strumenti appartenenti a questa categoria sono ad esempio il violino, la chitarra, il mandolino napoletano.
Sul manico le corde possono essere raccorciate anche senza una tastiera speciale, ma in tal caso è difficile raccorciarle oltre il manico sulla tavola armonica della cassa. In certi casi le corde vengono raccorciate anche oltre il manico, sulla tavola armonica della cassa. In questi casi è sovrapposta al manico una tastiera che si estende sopra la tavola della cassa. Si pensi alle chitarre e ai mandolini dal secolo XIX in poi, alle cetere, e a quasi tutti gli strumenti ad archetto (le pochettes, le lire da braccio e da gamba, le viole da gamba, le viole d'amore e le viole da braccio, tra cui è noto soprattutto il violino). Un caso intermedio è da registrare ad esempio in molti liuti anche senza tastiera speciale. Tali strumenti possono avere alcuni tasti fissi (si veda sotto) oltre il manico sulla tavola armonica.
Dove devono essere raccorciate le corde sul manico o sulla tastiera per ottenere determinate note? In certi casi non c'è sul manico o sulla tastiera alcuna indicazione di dove raccorciare, ed è la pratica del suonatore che gli fa mettere le dita nelle posizioni giuste. Tali casi sono ad esempio la viola d'amore e il violino. In altri casi le posizioni in cui le corde devono essere raccorciate per la produzione di determinate note sono indicati sul manico o sulla tastiera per mezzo di tasti. Questi possono essere di minugia e in tal caso legati attorno al manico o alla tastiera. Allora si chiamano legacci, che incontriamo ad esempio nei liuti, nella maggior parte dei mandolini del vecchio tipo, nelle chitarre prima della seconda metà del secolo XVIII, nelle lire da gamba, nelle viole da gamba. I tasti possono anche essere d'un materiale poco elastico (metallo, legno, avorio), e allora essere inseriti nel manico o nella tastiera, come nelle chitarre più recenti, nelle chitarre battenti, nei mandolini napoletani, nelle cetere.
La tastiera è un elemento che s'incontra anche nelle cetre in senso generico (monocordi, cetre in senso specifico), ma in tali casi si tratta sempre dell'adozione d'un elemento di per sé tipico per i liuti in senso generico.
Sino al tardo Medioevo non è sempre possibile distinguere nettamente tra strumenti a corde pizzicate, e strumenti a corde strofinate. A partire dal secolo XVI si sviluppano tipi specifici nel quadro delle due categorie. Pertanto facciamo qui la distinzione netta tra:
1. liuti in senso generico a corde pizzicate;
2. liuti in senso generico a corde strofinate.
Nella categoria dei liuti in senso generico a corde pizzicate sono da distinguere per lo meno nove tipi. In questa sede trascuriamo gli strumenti assai rari che ad ogni modo non sono rappresentati in questa collezione (la pandora, il penorcon, l'orpharion, il colascione) e ci limitiamo a trattare i gruppi seguenti:
- liuti in senso specifico;
- mandolini del vecchio tipo,
- chitarre e le chitarre battenti;
- mandolini napoletani;
- cetere.
La chitarra è uno strumento in uso ancora oggi. La sua definizione dovrebbe essere semplice, ma in realtà non lo è a causa della perdita o dello scemare delle caratteristiche, andando indietro nel tempo. Gli elementi caratteristici e la tecnica costruttiva sono cambiati assai nel corso dei secoli. Fatto è che dal secolo XVI la chitarra ha le caratteristiche seguenti: cassa sciancrata come quella delle viole, ma senza angoli; tavola piatta, fasce e fondo generalmente piatti; zocchetti superiore e inferiore nella cassa; manico separato fissato alla cassa; corde di minugia fissate da un lato a piroli posteriori in una paletta piatta, dall'altro al ponticello; tastiera prima con legacci di minugia, più tardi con tasti inseriti di legno, osso, avorio o metallo. In origine - sino alla fine del secolo XVIII - c'è sempre una rosetta rotonda, nei secoli XIX e XX c'è solo un foro di risonanza rotondo.
Nella chitarra ci sono state differenziazioni prima nel secolo XVI e nella prima metà del XVII, poi di nuovo intorno al 1800. Non vogliamo parlare di tutte le differenziazioni, ma solo della chitarra normale e di una variante rinascimentale, poi di una variante del secolo XIX.
La storia della chitarra non è stata definitivamente chiarita, e non è nemmeno possibile additare un antenato della chitarra, come lo è per il liuto e il mandolino del vecchio tipo. Ad ogni modo sembra impossibile stabilire l'origine della chitarra in uno strumento arabo, benché sia infatti in Spagna che s'incontrano per la prima volta strumenti che possono essere qualificati come chitarre.
Nei secoli XIII e XIV tali strumenti sono ancora molto variabili. La sciancratura della cassa - inizialmente più debole di quella della chitarra attuale -, i due fori di risonanza in forma di mezza luna nella tavola, l'attacco delle corde - eventualmente tramite una cordiera - all'estremità inferiore della cassa, sono elementi che possono essere stati presi dalla viola medievale. S'incontrano varie forme di cavigliere: nell'iconografia si vedono caviglieri piegati indietro come nel liuto, o in forma di falce, come nella ghiterna, in entrambi i casi con piroli laterali. Con l'andare dei secoli divenne sempre più frequente la paletta con piroli posteriori della viola medievale.
Allo stesso tempo ebbero lentamente il sopravvento certi elementi del liuto: un'unica rosetta nella tavola; manico provvisto di legacci; corde attaccate al ponticello senza cordiera; quattro corde o ordini doppi; accordatura in quarte con una terza maggiore.
Nel secolo XIV l'arciprete Juan Ruiz de Hita nel suo Libro de buen Amor fa la distinzione tra la guitarra ladina e la guitarra morisca de las voces aguda. Ovviamente quest'ultimo è uno strumento a pizzico usato dai "mori", forse con un'accordatura più alta, forse (anche) con un timbro stridente, ambedue appena riferibili alla chitarra. Forse l'arciprete pensava al qopuz arabo, chiamato anche ghiterra o ghiterna. L'altra "guitarra" invece, probabilmente uno strumento appartenente alla categoria delle chitarre, è chiamata esplicitamente ladina.
Nel secolo XVI la chitarra diventa più standardizzata con una cassa sciancrata, con fondo, fasce e tavola piatti, con una unica rosetta rotonda, con un manico provvisto di legacci (in casi eccezionali con tasti inseriti di legno, osso, avorio o metallo), con corde di minugia fissate da un lato a piroli posteriori in una paletta piatta, dall'altra al ponticello. Sino al 1560 il numero delle corde o degli ordini ammonta spesso a quattro, con un'accordatura simile a quella del liuto: Do2 - Fa3 - La2 - Re3. Nell'ultimo terzo del secolo XVI viene introdotta una quinta corda (o un quinto ordine); allora l'accordatura diviene Soli- Do2 - Fa2 - La2 - Re3, oppure La1 - Re2 - Sol2 - Si2 - Mi3. Queste accordature sono quelle usuali della chitarra sino alla fine del secolo XVIII, a prescindere dalla chitarra a quattro ordini, la quale è usata sopratutto in Francia sino alla prima metà del secolo XVII. Ci sono alcune varianti da menzionare. In primo luogo, in Spagna c'è nel '500 e all'inizio del '600 una variante che ci rammenta quale sia stato l'influsso medievale della viola sulla chitarra, essendole conferito anche il nome della viola. Si tratta della vihuela, che poteva essere pizzicata con un plettro (vihuela de peñola) o con la mano (vihuela de mano). (La viola con corde strofinate con un archetto si chiamava vihuela de arco.) Lo strumento può avere cinque, sei o sette ordini di corde. Con sei l'accordatura era come quella del liuto contralto: Sol1 - Do2 - Fa2 - La2 - Re3 - Sol3. La tavola può avere, oltre alla rosetta normale, ancora altre rosette.
In secondo luogo ci sono nel secolo XVII e nella prima metà del XVIII chitarre con un fondo bombato e con fasce e fondo composti di doghe. Le differenze con la chitarra battente sono: le fasce non sono molto alte; la tavola non ha piega; il ponticello è attaccato alla tavola; le corde di minugia sono attaccate al ponticello. Intorno al 1770 la chitarra ebbe sei ordini di corde, poi il principio degli ordini fu abbandonato e la chitarra ebbe sei corde singole, accordate Mi1 - La1 - Re2 - So12 - Si2 - Mi3, ancora oggi l'accordatura normale della chitarra.
Una variante della chitarra, la chitarra battente, si sviluppò in Italia, Istria e Dalmazia forse già nel secolo XVII. La cassa ha la sagoma della chitarra normale, il fondo è bombato, fondo e fasce sono composti di doghe, la fasce sono assai alte (tra 130 e 180 mm), la tavola ha una piega, sotto la piega c'è una catena, sulla piega si trova il ponticello non attaccato alla tavola, le corde sono di metallo e attaccate all'estremità inferiore della cassa. Molto spesso il manico ha tasti inseriti di avorio, osso o metallo. Frequentemente c'è un piatto protettore sulla tavola indicante che lo strumento fu suonato con un plettro. La chitarra battente ha la rosetta e la paletta con piroli posteriori della chitarra. L'attacco delle corde all'estremità inferiore della cassa, e forse anche la tavola con una piega, il ponticello non attaccato alla tavola, i tasti inseriti nella tastiera e le corde di metallo, rammentano la testudo theorbata descritta sopra. E possibile che quest'ultima sia un predecessore della chitarra battente. La vihuela spagnola fu chiaramente uno strumento di musica colta, e lo è a volte anche la chitarra nei secoli XIX e XX. Normalmente la chitarra sino al 1800 è uno strumento piuttosto per la musica popolare, leggera e semileggera, e la chitarra battente è sempre stato uno strumento usato nella musica popolare.
Lo strumento esaminato in questa scheda contiene parti d'una chitarra battente, usate per fame una chitarra normale.
Interpretazione: come s'è già detto nel campo DESO, della chitarra battente originale sono conservati la tavola con gli intarsi e la rosetta, e probabilmente il manico e la paletta. Se è credibile la scritta che dice del "restauro" da parte di I. M. nel 1785, è da supporre che in quest'anno fosse raddrizzata la tavola e fossero aggiunti fasce e fondo. La scritta con la citazione dal salmo 150 fa pensare a Leopoldo Franciolini, attivo a Firenze come negoziante e falsificatore di antichi strumenti musicali dal 1879 al 1920. A Franciolini, che non sapeva copiare la firma più semplice senza far errori, è attribuibile, oltre la citazione del salmo 150, la "firma" del Tononi. Quest'ultimo non firmava mai i suoi strumenti in inchiostro, ma solo con etichette o con marchi a fuoco. Inoltre questo liutaio si chiamava Carolus Tononi oppure Carlo Tononi, mai Carolus de Tononis. Attribuibili a Franciolini sono verosimilmente anche la riparazione delle fasce e quella del fondo, il capotasto, il ponticello, forse anche i piroli e la vernice sullo strumento intero.