Museo Internazionale e Biblioteca della Musica
Strada Maggiore, 34
Bologna (BO)
Stegher Magno
notizie 1607-1621
gran liuto

legno di palissandro/ verniciatura parziale,
legno di conifera,
legno di faggio/ verniciatura parziale,
legno di ebano/ impiallacciatura,
legno di pero/ impiallacciatura parziale,
legno di mogano,
lino,
avorio/ impiallacciatura,
ferro
mm
Lu. totale (senza il cavigliere piegato indietro) 1012//lu. del guscio 710//lu. della tavola 686//distanza tra l'estremità superiore della tavola senza l'estensione sul manico e il centro della rosetta superiore 226//i centri delle rosette inferiori 288,
sec. XVII, sec. XVIII (1607 - 1607)
n. 1754
In questo strumento una delle rosette e il cavigliere non sono originali. La cassa ha una sagoma assai allungata (lu. = circa 1,7 volte la la. massima) ed è piatta (h. = circa 0,4 volte la la. massima).
Il guscio consta di 43 doghe di palissandro, separate da filetti di avorio. La calotta è composta di cinque doghe di palissandro, pure separate da filetti di avorio. Un pezzo di legno in forma d'arco, di palissandro con due filetti di avorio, è incollato all'estremità inferiore della cassa.
La tavola è di conifera, attaccata al guscio anche con una striscia di lino tinto nero, probabilmente non originale. Ci sono tre rosette su base ottagonale. Le rosette inferiori sono ritagliate nella tavola e sono originali. Quella superiore è inserita nella tavola e verosimilmente apparteneva a un altro strumento. La tavola è continuata per un breve tratto sull'estremità inferiore del manico, con baffetti da entrambi i lati. Sotto la tavola ci sono sette catene trasversali sulla base della divisione in nove, con due catene addizionali attraverso tutte le rosette. La catena 5 attraversa il centro della rosetta superiore, la catena 4 molto approssimativamente i centri delle rosette inferiori. All'estremità inferiore della tavola c'è una catena curva dalla parte degli ordini bassi, e ci sono cinque catenine poste a raggiera, due alquanto più grandi dalla parte degli ordini acuti, e tre più piccole tra la catena curva e il bordo inferiore della tavola. Catene e catenine sono di conifera.
Il manico è di faggio e porta sul retro un'impiallacciatura composta di strisce e filetti di ebano e di avorio. C'è una tastiera separata piatta di ebano con un filetto di avorio lungo i bordi superiore e laterali. Come s'è già detto, la tavola è continuata sul manico per un breve tratto. Dai due lati di questa continuazione ci sono baffetti. Il manico è attaccato allo zocchetto con tre chiodi di ferro, e dà posto a sette legacci. Sulla tavola ci sono tracce di tre tasti di legno. Il ponticello di faggio tinto nero con un'impiallacciatura di ebano e un filetto di avorio lungo il bordo, con baffi, ha fori per 10 ordini doppi.
Il cavigliere risale ad un'epoca posteriore (secolo XVIII ?). E piegato indietro, di pero tinto nero, a ha un'impiallacciatura composta di strisce e filetti di ebano e avorio. I venti piroli di mogano hanno teste rotonde con un bottoncino in cima. Il capotasto di avorio è del restauro degli anni 1979-83.
Il guscio ha una vernice chiara.

Le cetre in senso generico sono cordofoni semplici. Le altre categorie dei cordofoni sono tutte in qualche maniera composite. Una di queste categorie è formata dai liuti in senso generico, i quali, oltre la cassa, hanno per lo meno un manico. Le corde si trovano a breve distanza dalla cassa e dal manico e corrono parallele a questi. Strumenti appartenenti a questa categoria sono ad esempio il violino, la chitarra, il mandolino napoletano.
Sul manico le corde possono essere raccorciate anche senza una tastiera speciale, ma in tal caso è difficile raccorciarle oltre il manico sulla tavola armonica della cassa. In certi casi le corde vengono raccorciate anche oltre il manico, sulla tavola armonica della cassa. In questi casi è sovrapposta al manico una tastiera che si estende sopra la tavola della cassa. Si pensi alle chitarre e ai mandolini dal secolo XIX in poi, alle cetere, e a quasi tutti gli strumenti ad archetto (le pochettes, le lire da braccio e da gamba, le viole da gamba, le viole d'amore e le viole da braccio, tra cui è noto soprattutto il violino). Un caso intermedio è da registrare ad esempio in molti liuti anche senza tastiera speciale. Tali strumenti possono avere alcuni tasti fissi (si veda sotto) oltre il manico sulla tavola armonica.
Dove devono essere raccorciate le corde sul manico o sulla tastiera per ottenere determinate note? In certi casi non c'è sul manico o sulla tastiera alcuna indicazione di dove raccorciare, ed è la pratica del suonatore che gli fa mettere le dita nelle posizioni giuste. Tali casi sono ad esempio la viola d'amore e il violino. In altri casi le posizioni in cui le corde devono essere raccorciate per la produzione di determinate note sono indicati sul manico o sulla tastiera per mezzo di tasti. Questi possono essere di minugia e in tal caso legati attorno al manico o alla tastiera. Allora si chiamano legacci, che incontriamo ad esempio nei liuti, nella maggior parte dei mandolini del vecchio tipo, nelle chitarre prima della seconda metà del secolo XVIII, nelle lire da gamba, nelle viole da gamba. I tasti possono anche essere d'un materiale poco elastico (metallo, legno, avorio), e allora essere inseriti nel manico o nella tastiera, come nelle chitarre più recenti, nelle chitarre battenti, nei mandolini napoletani, nelle cetere.
La tastiera è un elemento che s'incontra anche nelle cetre in senso generico (monocordi, cetre in senso specifico), ma in tali casi si tratta sempre dell'adozione d'un elemento di per sé tipico per i liuti in senso generico.
Sino al tardo Medioevo non è sempre possibile distinguere nettamente tra strumenti a corde pizzicate, e strumenti a corde strofinate. A partire dal secolo XVI si sviluppano tipi specifici nel quadro delle due categorie. Pertanto facciamo qui la distinzione netta tra:
1. liuti in senso generico a corde pizzicate;
2. liuti in senso generico a corde strofinate.
Nella categoria dei liuti in senso generico a corde pizzicate sono da distinguere per lo meno nove tipi. In questa sede trascuriamo gli strumenti assai rari che ad ogni modo non sono rappresentati in questa collezione (la pandora, il penorcon, l'orpharion, il colascione) e ci limitiamo a trattare i gruppi seguenti:
- liuti in senso specifico;
- mandolini del vecchio tipo,
- chitarre e le chitarre battenti;
- mandolini napoletani;
- cetere.
I liuti in senso specifico almeno per due secoli e mezzo sono stati strumenti di assai grande importanza, persino gli strumenti a pizzico più importanti e usati. Nel corso di questo periodo (i secoli XVI, XVII e la prima metà del secolo XVIII) risulta una differenziazione molto ramificata, ma generalmente tutti questi differenziati strumenti hanno due caratteristiche in comune: sono composti d'un guscio e d'un manico con cavigliere, e hanno corde attaccate al ponticello. In casi molto rari si trovano liuti in senso specifico con corde attaccate all'estremità inferiore della cassa, e liuti senza guscio con elementi della kithàra.
Circa la trattazione dei liuti in senso specifico con guscio e con corde attaccate al ponticello si rinvia al paragrafo 3.1.2.1.1.1 del catalogo di van der Meer (pp. 95- 100).
Il nome Magnus - nella forma dialettale Mang - fu assai frequente intorno a Füssen. In Italia questo liutaio cambiò il cognome in Stegher per mantenere la pronuncia della g come esplosivo gutturale. Stegher fu attivo a Venezia come costruttore di liuti, chitarre e strumenti ad arco per lo meno dal 1607 sino al 1621.