Museo Internazionale e Biblioteca della Musica
Strada Maggiore, 34
Bologna (BO)
ambito italiano,
ambito europeo
liuto

legno di acero/ marezzatura,
legno di conifera,
legno di tasso,
legno di noce,
legno,
ceralacca,
ferro
mm
Misure delle parti originali e di quelle aggiunte nel secolo XVII o XVIII: lu. del guscio 495//lu. della parte residua della tavola 453//distanza tra l'estremità superiore della parte residua della tavola e il centro della rosetta 187//il bordo anteriore
sec. XVI, secc. XVII/ XVIII, sec. XIX (1550 - 1599)
n. 1755
Di questo strumento una gran parte del guscio e la tavola risalgono al secolo XVI, ma in origine facevano parte di due strumenti diversi. Il manico e il ponticello provengono da un cambiamento successivo (secolo XVII o XVIII). I caviglieri e la tratta sono del secolo XIX. - Il guscio ha una sagoma poco tondeggiante (lu. = quasi 1,5 volte la la. massima) ed è poco piatta (h. = quasi 0,5 volte la la. massima).
Il guscio è composto di undici doghe di acero marezzato. Le doghe marginali lungo la tavola sono state abbassate, un cambiamento che risale all'applicazione della tavola attuale al guscio. Anche la calotta è di acero. La parte originale dello zochetto di conifera ha due chiodi forgiati a mano, con cui in origine fu fissato il manico. La controfascia interna è assai recente. Alle estremità superiore e inferiore il guscio è coperto di ceralacca rossa, non originale.
La tavola è di conifera. Una rosetta a base esagonale è stata ritagliata nella tavola. Sotto la tavola ci sono sette catene trasversali sulla base della divisione in nove, con catenine attraverso la rosetta, il cui centro è attraversato dalla catena 4. All'estremità inferiore della tavola ci sono una catena curva dalla parte dei bassi e due catenine poste a raggiera dalla parte degli acuti. Catene e catenine sono di conifera.
Ci sono tracce di un'altra incatenatura, non analizzabile nei dettagli. Probabilmente la tavola proviene da un altro strumento della stessa epoca e fu poi applicata a questo guscio nel secolo XVII o XVIII, quando il liuto fu cambiato in uno strumento a dieci ordini. In occasione dell'applicazione di questa tavola a questo guscio furono anche abbassate le doghe marginali del guscio. Verosimilmente a questa epoca risalgono anche le decorazioni della tavola:
la doratura della rosetta e l'esecuzione di tre animali alati pure dorati.
In origine lo strumento, il cui guscio risale alla seconda metà del secolo XVI, aveva tra sei e otto ordini e un unico cavigliere piegato indietro. Il manico era piuttosto stretto, dando posto a questi ordini. Nel secolo XVII (eventualmente nel XVIII) Io strumento fu cambiato in un liuto a dieci ordini, i cui piroli furono pure sistemati in un unico cavigliere piegato indietro. A questo periodo risale il manico assai largo di tasso con diciotto filetti longitudinali di acero sul retro, e con una striscia longitudinale dello stesso legno sul davanti. Il manico è piatto sul davanti senza tastiera separata. Il manico attuale dà posto a sette legacci; quello originale può essere stato più lungo di alcuni cm. Probabilmente una striscia di conifera che rinforza gli avanzi dello zocchetto originale, congiunta a questi con altri due chiodi forgiati a mano, appartiene alla giuntura col nuovo manico. Il capotasto del manico è mancante. - Il ponticello di legno tinto nero con baffi e con fori per 10 ordini doppi appartiene indubbiamente a questo cambiamento.
La sovrastruttura intera appartiene verosimilmente al secolo XIX e fu fatta da un liutaio che non aveva capito bene la sistemazione delle corde d'un liuto. La sovrastruttura è incollata dietro al manico. E di legno tinto rosso ed è composta d'un primo cavigliere con otto piroli, una tratta ad esse che imita quella di certi liuti tedeschi a undici o tredici ordini, e un secondo cavigliere con otto piroli. Una tale sistemazione delle corde non s'incontra mai nei liuti dei secoli XVI, XVII e XVIII. Il cavigliere superiore (dei "bordoni") non ha capotasto, e non può averlo mai avuto. Nemmeno originali sono i piroli di noce tinto nero con teste rotonde e con un bottoncino in cima.

Le cetre in senso generico sono cordofoni semplici. Le altre categorie dei cordofoni sono tutte in qualche maniera composite. Una di queste categorie è formata dai liuti in senso generico, i quali, oltre la cassa, hanno per lo meno un manico. Le corde si trovano a breve distanza dalla cassa e dal manico e corrono parallele a questi. Strumenti appartenenti a questa categoria sono ad esempio il violino, la chitarra, il mandolino napoletano.
Sul manico le corde possono essere raccorciate anche senza una tastiera speciale, ma in tal caso è difficile raccorciarle oltre il manico sulla tavola armonica della cassa. In certi casi le corde vengono raccorciate anche oltre il manico, sulla tavola armonica della cassa. In questi casi è sovrapposta al manico una tastiera che si estende sopra la tavola della cassa. Si pensi alle chitarre e ai mandolini dal secolo XIX in poi, alle cetere, e a quasi tutti gli strumenti ad archetto (le pochettes, le lire da braccio e da gamba, le viole da gamba, le viole d'amore e le viole da braccio, tra cui è noto soprattutto il violino). Un caso intermedio è da registrare ad esempio in molti liuti anche senza tastiera speciale. Tali strumenti possono avere alcuni tasti fissi (si veda sotto) oltre il manico sulla tavola armonica.
Dove devono essere raccorciate le corde sul manico o sulla tastiera per ottenere determinate note? In certi casi non c'è sul manico o sulla tastiera alcuna indicazione di dove raccorciare, ed è la pratica del suonatore che gli fa mettere le dita nelle posizioni giuste. Tali casi sono ad esempio la viola d'amore e il violino. In altri casi le posizioni in cui le corde devono essere raccorciate per la produzione di determinate note sono indicati sul manico o sulla tastiera per mezzo di tasti. Questi possono essere di minugia e in tal caso legati attorno al manico o alla tastiera. Allora si chiamano legacci, che incontriamo ad esempio nei liuti, nella maggior parte dei mandolini del vecchio tipo, nelle chitarre prima della seconda metà del secolo XVIII, nelle lire da gamba, nelle viole da gamba. I tasti possono anche essere d'un materiale poco elastico (metallo, legno, avorio), e allora essere inseriti nel manico o nella tastiera, come nelle chitarre più recenti, nelle chitarre battenti, nei mandolini napoletani, nelle cetere.
La tastiera è un elemento che s'incontra anche nelle cetre in senso generico (monocordi, cetre in senso specifico), ma in tali casi si tratta sempre dell'adozione d'un elemento di per sé tipico per i liuti in senso generico.
Sino al tardo Medioevo non è sempre possibile distinguere nettamente tra strumenti a corde pizzicate, e strumenti a corde strofinate. A partire dal secolo XVI si sviluppano tipi specifici nel quadro delle due categorie. Pertanto facciamo qui la distinzione netta tra:
1. liuti in senso generico a corde pizzicate;
2. liuti in senso generico a corde strofinate.
Nella categoria dei liuti in senso generico a corde pizzicate sono da distinguere per lo meno nove tipi. In questa sede trascuriamo gli strumenti assai rari che ad ogni modo non sono rappresentati in questa collezione (la pandora, il penorcon, l'orpharion, il colascione) e ci limitiamo a trattare i gruppi seguenti:
- liuti in senso specifico;
- mandolini del vecchio tipo,
- chitarre e le chitarre battenti;
- mandolini napoletani;
- cetere.
I liuti in senso specifico almeno per due secoli e mezzo sono stati strumenti di assai grande importanza, persino gli strumenti a pizzico più importanti e usati. Nel corso di questo periodo (i secoli XVI, XVII e la prima metà del secolo XVIII) risulta una differenziazione molto ramificata, ma generalmente tutti questi differenziati strumenti hanno due caratteristiche in comune: sono composti d'un guscio e d'un manico con cavigliere, e hanno corde attaccate al ponticello. In casi molto rari si trovano liuti in senso specifico con corde attaccate all'estremità inferiore della cassa, e liuti senza guscio con elementi della kithàra.
Circa la trattazione dei liuti in senso specifico con guscio e con corde attaccate al ponticello si rinvia al paragrafo 3.1.2.1.1.1 del catalogo di van der Meer (pp. 95- 100).
Interpretazione: L'etichetta descritta nel campo ISR non corrisponde alle etichette dei quattro liuti autentici provenienti dalla bottega di Hans Frei, etichette che non portano mai data. Come già dimostrò nel 1948 il Prynne, le proporzioni della cassa dello strumento descritto sopra non corrispondono a quelle delle casse dei liuti autentici di Hans Frei, che hanno casse più allungate. Il guscio con solo undici doghe e l'uso di acero suggeriscono però che si tratti d'un liuto dalla seconda metà del secolo XVI, benché verosimilmente di provenienza non bolognese. A Bologna furono attivi nel secolo XVI e all'inizio del XVII quattro liutai appartenenti alla schiera di costruttori provenienti soprattutto da Füssen e dai dintorni nell'Allgäu, attualmente nella Baviera sudoccidentale: Laux e Sigismund Maler, Hans Frei e Nicolaus Schönfeld. La cassa descritta sopra non può provenire dalla bottega di uno di questi costruttori, che, per quanto si sappia, costruirono tutti dei liuti con casse piuttosto allungate. Casse più tondeggianti s'incontrano in liuti di membri della famiglia Tieffenbrucker (ad esempio Magno I a Venezia, Leonardo a Padova, Jacob a Genova, Ulrich a Venezia e a Bologna), o anche di Georg Gerle, che fu attivo a Innsbruck.